L’Italia si trova già al terzo posto in Europa per la sua capacità eolica, con un totale di 3.736 MW. Negli ultimi anni c’è stato un po’ in tutto il mondo un grande aumento dell’energia eolica e nell’Unione Europea l’eolico risponde al 4,2% della domanda elettrica. Lo sviluppo dell’utilizzo di questa fonte energetica ha tanti aspetti positivi, a parte l’ovvio vantaggio ambientale.
Ad esempio, negli ultimi cinque anni in Europa sono stati creati 12.000 posti di lavoro, portando il totale a 154.000. Secondo gli esperti questa cifra sarà raddoppiata entro il 2020 portando il totale degli impiegati nel settore a 325.000. In più l’eolica è l’unica fonte pulita ad essere già competitiva, avendo costi di produzione bassi anche senza l’aiuto d’incentivi statali.
Ma c’è sempre possibilità di miglioramento. “Si tratta di mettere a punto gli strumenti normativi e tecnologici per sfruttarli al meglio. – spiega l’ingegner Alessandro Salerno, responsabile dello sviluppo Italia del gruppo multinazionale Relight – la Silicon Valley (negli USA) ha abbandonato l’informatica e si è buttata nella ricerca sull’energia pulita, partendo dal silicio che è la materia prima chiave delle celle fotovoltaiche.”
Nonostante tutto questo in Italia rimangono comunque dei problemi. Secondo il segretario generale dell’Anev, Simone Togni, “la crescita dell’eolico è bloccata da quasi quattro anni in Sardegna, considerata l’area con il migliore potenziale eolico d’Europa. E anche le altre regioni più ventose, dalla Sicilia alle Marche, dall’Abruzzo alla Calabria, lungo tutta la dorsale appenninica, vanno avanti a singhiozzo.”. Il problema è che in ogni regione le norme per l’energia eolica sono diverse e la mancanza di chiarezza rallenta lo sviluppo delle rinnovabili. C’è bisogno anche di assegnare delle quote ad ogni regione. Il vicepresidente di Assoelettrica, Massimo Orlandi, spiega: “Vanno create le condizioni di una cooperazione fattiva tra Stato e Regioni, con standard comuni per l’adeguamento degli stimoli regionali e criteri condivisi per ripartire i nuovi obiettivi fissati dalla Commissione europea.”.
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