Barga – San Marco : 0 – 0
Un risultato amaro per entrambe le formazioni che con il pareggio ottengono pochi cambiamenti in classifica. Il San Marco cerca i tre punti per arrivare ai play-off mentre il Barga cerca di evitare i play-out. Al triplice fischio del direttore di gara la partita si chiude sul risultato di 0 a 0, punteggio deludente per entrambe le formazioni che in campo hanno dimostrato un buon gioco. Fischio di inizio e via parte subito forte la squadra ospite che al 6′ si porta al tiro con Schembri ma la sfera finisce fuori dallo specchio della porta. Al 14′ punizione laterale per il San Marco, alla battuta va Schembri che carambola la sfera sulla barriera sfumando così un’ottima azione da gol. Il Barga cerca di reagire al pressing avversario cercando di giocare palla a terra e verticalizzando spesso per le punte. Al 24′ Kramer viene atterrato da un giocatore ospite, l’arbitro che si trovava nelle vicinanze decide di concedere calcio di punizione dai venticinque metri. Alla battuta va Fontana che pennella la palla sui piedi di Puccetti che lasciato solo dalla difesa rosso-blu, davanti a Agnesini, calcia la sfera che si stampa sul palo finendo in rimessa dal fondo. Un’occasione buona per i ragazzi allenati da Giuva che per questioni di centimetri non passano in vantaggio. Arrivati alla mezz’ora è il Barga a fare la partita in campo chiudendo i propri avversari nella propria metà campo. Al 40′ Barbuti su passaggio filtrante di un compagno, palla al piede entra in area di rigore avversaria si porta al tiro ma la sfera finisce di poco fuori dallo specchio della porta. L’ultima azione del primo tempo è creata dagli ospiti che si portano al tiro con Verona, ma Sartini non si lascia sorprendere e respinge con i pugni in rimessa laterale. Il secondo tempo si apre con la squadra barghigiana più determinata e decisa rispetto al San Marco che non riesce a reagire alla furia bianco-celeste. Al 4′ Serra si procura un ottimo corner; alla battuta va Fontana che carambola la sfera sulla testa di Barbuti che la colpisce spedendola alta sopra la traversa. Pochi minuti dopo Giannarelli da centrocampo lancia Fontana che percorre palla al piede tutta la fascia sinistra , crossa per Barbuti che viene anticipato da un attentissimo Agnesini. La prima azione pericolosa creata dagli ospiti arriva al 16′ con Cafarelli che parte da centrocampo, salta due difensori si porta al tiro ma la sfera viene deviata in extremis sulla linea di porta da Gavazzi. Più i minuti passano e più entrambe le squadre si allungano molto lasciando così più spazi agli avversari. Al 33′ sugli sviluppi di un calcio d’angolo battuto da Serra, Compagnone di testa anticipa Attuoni spedendo la palla di poco fuori dallo specchio della porta. Al 38′ il Barga si porta al tiro con Compagnone, Giannarelli e Barbuti cercando di segnare la rete del vantaggio ma la difesa rosso-blu non si lascia sorprendere neutralizzando ogni attacco. Negli ultimi minuti di recupero del match entrambe le squadre giocano con tre punte alla ricerca della vittoria che gli consentirebbe una migliore posizione in classifica.
Le formazioni:
Barga: Sartini, Gavazzi (43′ st. Lorenzetti), Tognocchi, Porta, Giannarelli, Fontana, Rinaldi (20′ st. Compagnone), Serra, Puccetti (30′ st. Compagnone), Barbuti, Kramer. A disp.: Regoli, Cardosi, Castiglioni, Mazzanti.
Allenatore: Giusva
San Marco: Agnesini, Del Padrone (23′ pt. Verona), Galassi, Attuoni, Turi, Laghi L., Martignoni (33′ st. Alberti), Cafarelli, Schembri, Laghi M., Maestrelli. A disp.: Bini, Abbaleo, Cianganaini, Berti, Poli.
Arbitro: Sig. Giua di Pisa, assistenti Anzalone e Cioli di Pisa
Note: ammoniti Sartini, Tognocchi (B), Martignoni (S.M.)
Andrea Salvoni
2 Giugno 2012 alle 15:28
Re: A proposito della parata del 2 giugno ( e della visita del Papa a Milano)
L’arroganza del potere costituito e dei suoi valletti politici non ha mai fine.
Il 2 giugno non rappresenta il “solo” passaggio dalla monarchia alla repubblica: con esso si sanciva la definitiva sconfitta della reazione, del corporativismo, del pensiero unico. Difficile allora comprendere i motivi e i toni con i quali si continua a difendere questa insolenza militarista e l’annesso svilimento di una festa che in realtà dovrebbe celebrare l’uscita dal periodo più buio che l’Italia abbia attraversato.
Se si dispone di così tanto acume per riconoscere che attraversiamo “momenti difficili”, mi si venga a spiegare allora il motivo per cui si debbano spendere 4 milioni di euro per una ridicola ed inopportuna parata militare, inutile e sdegnosa quanto le dichiarazioni di tutti gli esponenti delle forze governative, dal Pdl al Pd, accorsi alla difesa d’ufficio di questo vuoto cerimoniale guerresco.
Inoltre, potrei pure sentirmi preso in giro da chi da una parte invita a “ritrovarsi nei valori della Carta Costituzionale” e dall’altra, nei fatti, compromette il progresso culturale e politico che proprio quella Carta ha sancito: se l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro (art. 1 della Costituzione) vorrei capire allora quale stupefacente interpretazione di questo articolo ha portato il Partito Democratico a votare pochi giorni fa il ddl Fornero che di fatto smantella i diritti dei lavoratori e l’assetto normativo posto a loro difesa. E che non vengano a raccontare che si trattava di una questione di “responsabilità nazionale” o di un fantomatico ammodernamento per aprire il mercato del lavoro ai giovani: una retorica questa che è ancora più odiosa perché si giustifica mettendo i figli laureati e disoccupati contro i padri cinquantenni in mobilità, e viceversa.
Difficile dunque accogliere questa morale conciliatoria sui “valori”, soprattutto da chi predica una cosa e poi ne fa un’altra.
Detto questo, il 2 giugno dovrebbe commemorare la rinascita civile di una nazione, non l’autoerotismo bellico che oggi tristemente sfilerà per le vie di Roma, e che nella versione casereccia di Fornaci di Barga si ridurrà ad una smaniosa ed altrettanto triste corsa agli acquisti.
Infine, se c’è bisogno di un giudizio sulla visita del papa a Milano esso è già inscritto nell’evento stesso: è dietro il trionfalismo delle masse che la chiesa cattolica nasconde la sua inarrestabile decadenza. Decadente la chiesa, indecente il comune di Milano e la sua scelta di contribuire alle spese organizzative dell’evento religioso con ben 3 milioni di euro. Laicità dello Stato, addio.