In questi giorni si rinnovano come ogni anno le polemiche sulla festa della Liberazione. Polemiche che le forze che stanno al Governo non mancano mai di alimentare.Non tanti giorni fa il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha offeso i partigiani che per quella Liberazione hanno combattuto, attribuendo loro il desiderio di instaurare in Italia una dittatura stalinista. “Quei partigiani non vanno celebrati come liberatori” , ha tuonato la Russa. Eppure proprio dalla battaglia di quegli uomini è nata la Costituzione Repubblicana, sulla quale lo stesso la Russa ha giurato. Del resto questi uomini al Governo più volte hanno dimostrato di avere poca dimestichezza ed anzi di avere particolarmente ostico il senso dello stato, delle istituzioni, del rispetto delle istituzioni.
Le parole recentemente pronunciate dal Presidente del Consiglio, citando una frase del padre, circa il ruolo dei PM (associato a quello dei delinquenti ed a quello dei dentisti sui mestieri da non fare mai), sono abbastanza eloquenti… ma questo è un altro discorso…
Pur nel rispetto di tutte le morti causate dalle guerre, la nostra Resistenza è stata e continua ad essere indiscutibilmente dalla parte giusta della storia e, qualunque revisione si possa fare di quegli eventi, non si potrà mai prescindere da questo dato di fatto. E questo non ha nulla a che fare con la pietà umana che si deve ai morti. Ai morti di entrambe le parti.
Vogliamo così invitarvi ad una riflessione seria sul 25 aprile riportando alcune parti di un articolo che Bruno Sereni, con il suo pseudonimo Nino Rebruse, scrisse sul Giornale di Barga del Maggio/Giugno 1977. Ancora oggi quelle sue parole servono a riflettere. A mantenere vivo il significato vero del 25 aprile.
Il 25 aprile fa sempre festa
Trentadue anni orsono gli italiani del nord con la pace festeggiavano la liberazione: liberazione dalla paura, dalle fucilazioni, dalle impiccagioni, dagli arresti all’alba, dalle deportazioni, dai saccheggi, ecc… alle quali condizioni di vita si erano andati assuefacendo.
A Milano la mattina del 25 aprile 1945 la sparuta gente che timidamente sostava lungo i marciapiedi della città, quasi incredula vide nel mezzo della strada passare battaglioni di tedeschi con le mani incrociate dietro il capo.
Li scortavano senza iattanza giovani partigiani laceramente vestiti e scarpati. L’armistizio in Isvizzera non era ancora stato firmato e gli italiani del nord con la liberazione festeggiavano la pace.
Trentadue anni di annuali celebrazioni non sono stati sufficienti ad appannare il ricordo, perché il 25 aprile rimane l’unica vera festa che il popolo italiano abbia conquistato con il proprio sangue e lacrime. Il 25 aprile segna l’inizio della ricostruzione materiale e morale della nazione, cessa con esso la odiosa discriminazione fascistica che per vent’anni aveva diviso gli italiani in tesserati e senza tessera.
Il 25 aprile avvia l’Italia alla Costituente, alla Repubblica, al miracolo economico (…)
(…) Il generoso, entusiastico, altruistico spirito del 25 aprile 1945, che riscattò dall’obbrobrio dell’8 settembre 1943, avvilito ed umiliato, è oggi impotente a preservare alla nazione, quel poco di democrazia, che bene o male, fino ad oggi ha permesso agli italiani di convivere insieme, senza doversi sbudellare per avere una opinione diversa uno dall’altro.
Nino Rebruse
Tag: resistenza, liberazione, bruno sereni, 25 aprile
Pier Giuliano
26 Aprile 2009 alle 10:59
Un Grazie!!!
Caro Luca,ho letto il tuo articolo sul 25 aprile e devo dire che sei stato molto efficace e giusto.Senza indugiare su altro ti dico semplicemente: Grazie!Pier Giuliano Cecchi
Cardone Vincenzo
29 Aprile 2009 alle 16:28
Articolo festa 25 aprile
Condivido ed apprezo questa continuità ideale del Giornale di Barga che, dal suo Fondatore e fino ai giorni nostri, continua ad essere un baluardo a difesa dei reali accadimenti e della memoria.Ti ringrazio Luca per questa perla di 32 anni fa.Un abbraccio Vincenzo Cardone
elliot grant
4 Maggio 2012 alle 20:58
Re: Giornaledibarganews vuole crescere e diventa “premium”. Lettera aperta a tutti i lettori
I’m not sure how helpful it is to bring in Facebook. People who use Facebook – I’m not one of them, and nothing in the world would induce me to join – presumably do so because they get a benefit from it: I’d be surprised if anyone who wanted to use Facebook decided not to simply out of a reluctance to enrich Mark Zuckerberg. I would simply make the point that I’m happy to pay a subscription to Giornaledibarganews to keep it in operation because it provides a good and valuable service and because without it it would be so much harder to have an idea about what’s going on in our area. I find it hard to see that GdBN is a substitute for or in competition with Facebook.
I have to say that I find the idea of paying individually per article profoundly offputting. Quite apart from the fact that it’s a hassle, it could create perverse journalistic incentives. And, above all, I think the idea undermines the role of the competent newspaper team. It should be their job to produce a journal (albeit online) that provides a well-rounded package. Not every article will be of interest to everybody. But there should be enough articles of general interest to sustain a broadly-based readership and that sense of a real local community that so many of us prize. So long as the team do that I’m happy to support them: and in that sense I’m happy to pay for some articles that I myself have no particular interest in reading. Once you start chopping up the product into pay-per-article I fear that that sense of community will start to be lost