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Marco Tortelli
2 Maggio 2012 alle 16:13
Re: Giornaledibarganews vuole crescere e diventa “premium”. Lettera aperta a tutti i lettori
Mi scuso se riprendo la parola, ma a giudicare da quanto scritto nei commenti da Luca, poi da Valter e poi ancora da Luca, non vorrei esser stato frainteso.
Sull’accessibilità in termini economici del futuro servizio non ho molti dubbi: conosco troppo bene tutti i responsabili di giornaledibarganews per pensare che sia nelle loro intenzioni mettere in piedi un giornale elitario.
Piuttosto, fra le molte cose dette da Luca nell’articolo, ne vorrei sottolineare due (cito testualmente):
– “La volontà di accrescere il tutto offrendo sempre di più l’interattività ai nostri lettori: la possibilità di utilizzare questo portale come un social network della Valle, ma di poter commentare in futuro le notizie principali con proprie immagini, testimonianze, filmati. Fare e offrire insomma una informazione completa, fatta sul campo, in tempo reale, da professionisti, ma anche dagli stessi lettori”.
– “Che come per qualsiasi servizio da noi richiesto, sia un caffè al bar che la spesa al supermercato, ci sia da corrispondere un giusto tributo. Ottenendo in cambio il massimo della professionalità e dalla serietà.
E’ stato detto, e noi siamo d’accordo, che il futuro del giornalismo non può prescindere tout court dagli aspetti economici poiché evidentemente si tratta sia della corretta remunerazione del lavoro svolto che della giusta valorizzazione dello stesso”.
Con questi presupposti, a fianco di formule di abbonamento classiche (sia anche per un solo giorno), magari si potrebbero elaborare forme nelle quali sia riconosciuto un tributo a chi partecipa dall’esterno della redazione e fornisce contenuti.
La butto lì come esempio: una specie di pay per view sui singoli articoli. Si paga (tanto per dire) 10 centesimi per vedere un articolo; 5 vanno a giornaledibarganews, 5 all’estensore dell’articolo. Agli abbonati potrebbe essere riconosciuto un credito di partenza sui singoli articoli. I contenuti ovviamente sarebbero preventivamente vagliati dalla redazione.
Mi rendo conto che è un po’ nebulosa come idea, ma a sentir parlare di “social netwrok della valle”, “informazione fatta anche dai lettori” e “corretta remunerazione del lavoro”, non ho potuto fare a meno di pensare a qualcosa di questo genere.
Anche perché, parere assolutamente personale, il grosso problema sia dei social network che dei portali di informazione non è tanto la (presunta) fruizione gratuita, quanto lo sfruttamento del lavoro gratuito e (spesso) inconsapevole. Ma su questo si potrebbe discutere a lungo…
Chiaramente aprirsi a soluzioni di questo tipo vuol dire cambiare la natura stessa del giornale: da trasmissione unidirezionale dalla redazione ai lettori a vero e proprio network. Questo intendevo quando dicevo che la forma di partecipazione (economica e non) in casi come questo è sostanza. D’altra parte, se non ho frainteso, è stato lo stesso direttore a tirare in ballo un modello di informazione fatta anche dal basso e quanto più aggregata e aggregante possibile. O sbaglio?