Earth Hour, un’ora di buio per salvare la Terra

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Ancora un’iniziativa a favore del clima, simbolica, forse, ma neanche troppo, dato il reale risparmio di Kilowattora che se ne trarrà. Il WWF, infatti, per il terzo anno consecutivo lancia per il 28 marzo prossimo l’iniziativa Earth Hour, l’ora della terra, sessanta minuti dalle 20.30 alle 21.30 durante la quale siamo tutti invitati a spegnere le luci per ricordare a chi può far qualcosa, e ricordarsi, che le attuali risorse energetiche non bastano, e il riscaldamento globale è una minaccia di fronte alla quale servono provvedimenti seri e urgenti.
Durante la prima edizione, nella sola città di Sidney 2,2 milioni di persone hanno aderito spegnendo luci, lampioni, illuminazione ai monumenti. Nel 2008 hanno aderito 370 città di 35 paesi; quest’anno l’obiettivo è raggiungere un miliardo di persone e 1000 città per far funzionare questo progetto mondiale, e pare che ci si stia facendo: in Italia siamo a quota 70 con grandi e piccoli comuni, tra cui Venezia, Milano, Torino, Genova, Roma, Napoli, Palermo, dove simbolicamente verranno spenti i monumenti più rappresentativi, ma anche i cittadini potranno premere gli interruttori e spegnere le luci di case, degli uffici, degli esercizi commerciali.
Nel Mondo nessuno dei cinque continenti si è tirato indietro, coinvolgendo già 2 mesi prima dell’ Ora della Terra 500 municipalità, spaziando da metropoli a piccoli arcipelaghi sperduti: per l’effetto dei fusi orari le luci si spengeranno prima in Nuova Zelanda per continuare con le città di Sydney, Pechino, Tokyo, Bangkok, Nuova Delhi, Mumbai, passando per Roma, Parigi, Atene, Madrid, Budapest, Copenaghen e finire a ovest con Rio de Janeiro, New York, Las Vegas, San Francisco.
Se hai a cuore il destino della Terra partecipa iscrivendonti al sito di WWF Italia e scopri in quanti hanno già aderito.

Anche la Regione Toscana aderisce, leggi qui l’articolo.

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Commenti

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  1. paolo giannotti


    terra
    Ho molto a cuore il destino della terra e dell’umanità.Iniziative come queste servono a sensibilizzare la gente sul tema della ecosostenibilità. In tempi dove ormai l’attivita umana è decisamente soverchiante rispetto alle capacità della terra a sopportare e rigenerarsi come abitat naturale per la vita attuale ci vuole molto di più di questo.Come si può fermare il mostro del consumismo che divora tutto in un mondo dove domina assoluta e incontrastata la ricerca spasmodica del profitto?Temo che l’unica soluzione passi per una riduzione drastica della popolazione mondiale, nel superamento del consumismo, il tutto orchestrato dall’ormai unica oligarchia dominante.

  2. paolo giannotti


    terra 2
    Nel 1945 eravamo due miliardi.Oggi quasi sette.Quattro milioni di anni per arrivare a due miliardi e in settanta anni da due a sette miliardi.Il petrolio ha drogato il mondo.Questo è il problema dei problemi.Il tutto aggravato dal fatto che lo stile di vita del primo mondo si allarga al secondo.Nuovi miliardi di persone che vanno in automobile,mangiano carne,consumano energia e cibo sempre più. Distruzione della natura in progressivo aumento.Nel mezzo del Pacifico ci sono isole di rifiuti di plastica grandi come nazioni intere.Allora spengiamo pure le luci, ma scordiamoci di fare la storia, non siamo soggetti storici,siamo co-storici, la storia la subiamo.La storia la fanno i dominatori. Evoluzioni e cambiamenti di massa non ci sono mai stati nel breve e medio termine.Non c’è niente sulla terra che può sostituire i combustibili fossili per produrre la stessa quantita’ di energia per i prossimi decenni.Non è in nessun progetto di sviluppare l’ottenimento della stessa quantità di energia con fonti alternative e rinnovabili in futuro,ma solo in quantita molto minore. Perchè ?….Credo perchè non è previsto che dopo i combustibili fossili ci sara’ la stessa popolazione sulla terra o ancor meno di più che l’attuale.Per me il global-mercato-capitalismo che ha bisogno di crescere del 3% minimo all’anno per mantenere l’ordine sociale è a fine corsa.E questo semplicemente perchè il mondo è si grande … ma non infinito.


  3. Re: Monsignor Lino Lombardi commemora Morando Stefani
    Come volevasi dimostrare. Alla fine lo spauracchio del socialismo reale salta sempre fuori: uno non fa a tempo a richiamare l’attenzione sull’evidente intempestività del ricordo di una figura altamente compromessa col regime fascista, che subito scatta la detestabile pratica volta a sminuirne la ferma e critica posizione, paragonandola per giunta ad un’assiomatica connivenza col terrore rosso. A quanto pare è una pratica irresistibile. E appunto, come ho già scritto, lo si fa quando non si sa qual che dire.
    Sta di fatto che il pensiero della sig.ra Marchetti è ancora valido, e ancora più legittimo di prima, proprio alla luce degli ultimi interventi.

    Non è con le romanticherie con le quali si accosta il podestà fascista Stefani al prode Enea (soggetto della pietas virgiliana tirata in ballo) che si possono cancellare le pesanti eredità politiche che si imprimono nelle effettive responsabilità delle persone; altresì fuorviante è poi il messaggio qui sostenuto con il quale si tenta di lustrare la figura pubblica dello Stefani guardando al suo essere parte integrante dello Stato etico fascista come mero ed insignificante carattere accessorio, e non come elemento centrale e fondante (dunque esecrabile e a buon diritto criticabile).
    Il Comm. Stefani sarà pure stato “insigne ed illustre”, certo: un insigne ed illustre fascista. L’Operaio del Duomo Stefani sarà pure stato “degno e generoso”, come no: degno e generoso fascista.
    Il sig. Stefani infine sarà anche stato “coerente”, sicuro: coerentemente fascista.

    Il tentativo poi di giustificare cronologicamente l’estraneità del Nostro alla promulgazione delle leggi razziali del ’38 non credo apporti un utile contributo alla difesa d’ufficio apparecchiata, per due motivi: 1) il Lombardi, come descritto su giornaledibarganews, fu podestà dal ’29 al ’38;
    2) anche qualora il Lombardi fosse decaduto antecedentemente a questa data, la sostanza e l’apporto del suo operato rimangono indelebilmente inscritti nella dolorosa storia della dittatura fascista.

    Insomma: le vittime della storia, gli ebrei, i dissidenti politici, gli omosessuali, le minoranze religiose, i soldati italiani (700.000) morti nei campi di concentramento nazisti certo non hanno ricevuto tutta quella “pietas virgiliana” di cui ora si fa tanta richiesta per chi invece ha contribuito, volente o nolente, alla loro distruzione.
    I fascisti, seppur di provincia, rimangono pur sempre fascisti.

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