La questione del traforo sotto il Monte Tambura continua a far discutere, specialmente dopo che a Roma il ministro Altero Matteoli, convinto di questo progetto, ha convocato un tavolo di confronto con i sindaci dell’alta Garfagnana: Vagli, Vergemoli, Piazza al Serchio, Minucciano e Camporgiano.Sugli esiti dell’incontro interviene con un proprio comunivcato stampa il Partito della Rifondazione Comunista – Circolo della Garfagnana con un proprio comunivcato stampa dove ribadisce la propria contrarietà al progetto e spara a zero siu sindaci garfagnini. Ce n’è per tutti, presidente della Provincia, senatore Andrea Marcucci compresi.
“I Sindaci di Vagli e Vergemoli (di Forza Italia) e quelli di Piazza al Serchio, Minucciano e Camporgiano (del PD), si sono incontrati nei giorni scorsi col capo di gabinetto del Ministero delle Infrastrutture, per discutere del traforo della Tambura e sostenerne la realizzazione.
Il trivellamento della montagna, è stato benedetto anche dal Senatore del PD Andrea Marcucci, che ha dichiarato di non aver nessuna pregiudiziale in proposito.
Si è costituita di fatto la “banda del buco”, che il 10 marzo si riunirà di nuovo a Roma per parlare dell’eventuale tracciato del progetto.
Questa notizia, dimostra almeno due cose:
Prima di tutto, che in tema di tutela ambientale e di sviluppo della Garfagnana, non esistono differenze tra PD e PDL.
La “santa alleanza” di oggi, sommata a quella stretta sulla Lucca – Modena (sponsorizzata sia dal trio di centrodestra Pera, Matteoli, Lunardi, che da quello di centrosinistra Bonaldi, Pifferi, Guidi), ne sono la conferma più evidente.
Secondo, che questa gente non ha il senso del ridicolo: se fuori dai nostri confini (dove ormai si è abituati a digerire qualunque castroneria), si venisse a sapere di questa intenzione (e, per quel che ci riguarda, faremo di tutto perché ciò avvenga), i promotori sarebbero ricoperti di risate, perché tutti penserebbero ad una burla, ad uno scherzo di qualche bontempone.
Le risate aumenterebbero se, in aggiunta, si scoprisse che la Garfagnana è servita da una linea ferroviaria non elettrificata, a un solo binario, sul quale viaggiano treni in condizioni pietose, che rendono un servizio allucinante agli utenti.
Rispetto a questa questione, gli “amministratori riuniti” fanno come le tre scimmiette: non vedono, non sentono, non parlano e.. non si spostano (qualcuno ha notizia di viaggi a Roma per perorare la causa del potenziamento della Lucca – Aulla?). Lo stesso si può dire per il “podestà” d! i Barga, con la differenza che lui a Roma c’è già. Alla “banda del buco”, diciamo che farebbero meglio a darsi da fare per reperire risorse pubbliche da investire nel potenziamento della ferrovia, per fornire ai cittadini della Garfagnana un servizio degno di un paese civile e compatibile con l’ambiente. Da parte nostra, ci opporremo con forza per impedire che il territorio (che qualcuno – a ragione- propone di far diventare patrimonio dell’Unesco), venga devastato da opere inutili quanto costose, ma che fanno gola a tutti coloro che fiutano gli ingenti guadagni che potrebbero derivare da appalti e sub appalti”.
Tag: matteoli, rifondazione, Garfagnana, trafopro, tambura
Marco Tortelli
7 Dicembre 2011 alle 15:12
Re: Ce ne siamo liberati. Finalmente
Per favore, basta: il governo Berlusconi è caduto e forse sarebbe ora di occuparsi di altro, anche perché ce ne sarebbbe di materiale per discutere.
In maniera totalmente antidemocratica, Carde, se quelli eletti democraticamente erano quelli di prima (un ministro delle riforme isituzionali che promette la secessione, il partito di maggioranza relativa per cui libertà significa fare “un po’ come cazzo gli pare” per dirla con Guzzanti, un ministro della giustizia che è un avvocato difensore in procedimenti in corso contro il capo stesso del governo, un ministro dell’istruzione che rivendica la costruzione del tunnel per i neutrini…), alla fine personalmente (e antidemocraticamente, ripeto a scanso di equivoci) sono quasi più tranquillo con questi: si sa chi sono, si sa da dove vengono e dove vogliono andare. Ma magari sanno leggere, scrivere e far di conto, anche se alla fine il conto è sempre a carico dei soliti noti.
Dopotutto, se il compagno Napolitano avesse voluto (e potuto) nazionalizzare le risorse e pianificare l’economia, forse non avrebbe nominato il generale Monty, un po’ improponibile come Líder máximo.
A proposito: il re sta nel castello… Finché dura, come insegnano altre ballate più recenti di quelle medioevali. O perlomeno fintanto che il popolo ha qualcosa da mettere sotto i denti, perché di rivoluzioni con la pancia piena non se ne sono ancora viste. Non sarà quel centesimo o due in più sul prezzo della benzina a mobilitare le masse alla lotta armata. Se poi il nonno contadino di Valter avesse messo nel programma elettorale una simile manovra, dubito fortemente che sarebbe mai stato eletto (e infatti Monti non è stato eletto da nessuno, come ricorda giustamente il Carde). Non sono un appassionato di “flussi elettorali”, come vengono chiamati in tv, ma immagino invece che l’annuncio dell’abolizione dell’ici fatto da Berlusconi abbia fruttato un bel po’ di voti al suo partito.
E qui si torna a bomba: per noi bischeri è facile e comodo stare qui a sproloquiare su quanto sia iniqua la manovra, su come sia sbagliato salvare le banche e lasciar annegare le persone, ma allo stato attuale delle cose, cosa avrebbe dovuto fare il presidente della Repubblica? Cosa gli altri rappresentanti da noi eletti democraticamente (seppur con qualche riserva sul sistema elettorale)?
E soprattutto: cosa avremmo dovuto fare noi? Raccoglierci in fasci di combattimento e marciare su Roma? Lo dico senza nessun intento provocatorio: semplicemente non lo so e spero di sentire idee illuminanti.
Infine, visto che si parla di votare, per una volta (anzi due, mettendoci anche quando legge Dante) voto contro Benigni: guardarsi indietro è sempre saggio a prescindere. Di questi tempi, poi, è saggio anche non piegarsi troppo in avanti senza prima aver buttato un’occhiata dietro alle spalle.