Il passato è una terra straniera

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Bellissimo titolo per il nuovo film di Daniele Vicari tratto dall’omonimo romanzo del magistrato Gianrico Carofiglio. Il passato del titolo è quello ripercorso in un lungo flash back dall’avvocato Giorgio (Elio Germano): passato sconvolto al momento in cui la sua vita di ligio e timido studente di giurisprudenza venne segnata dall’incontro con Francesco (Michele Riondino) viveur e baro di professione. Questi infatti prende Giorgio sotto la sua ala protettrice e lo introduce agli ambienti delle bische, della droga, dei soldi e del sesso facile; il ragazzo si lascia iniziare a questo percorso di “de-formazione” e pian piano abbandona la fidanzata, gli studi, la famiglia per seguire il maestro con cui ha creato un sincero sodalizio di amicizia e complicità. Cosa può spezzare questo fraterno rapporto? Perché le terribili e gratificanti esperienze diventano per Giorgio “terra straniera”?
Questo film vuole essere inquietante e ci riesce perfettamente. Inquietante è l’ambientazione: si svolge praticamente solo di notte, una notte nera e pesante, senza astri né luna, rischiarata solo dalle luci cittadine. Inquietante è il set, a Bari (più uno spezzone a Barcellona): città completamente inghiottite dalla notte, un susseguirsi di strade vuote, cantieri abbandonati, saracinesche abbassate, edifici silenziosi e bui, lampioni dall’aggressiva luce arancione, cascate di cemento e di ferro; non c’è sentore di verde e i pochi metri di mare che si intravedono sono deturpati da porti e scheletri di immobili. Questa città notturna apparentemente disabitata è il cuore pulsante delle bische più o meno frequentate dove si gioca la notte intera e si arrivano a perdere decine di migliaia di euro (da pagare in contanti e subito, a rischio di dover affrontare scagnozzi e picchiatori); il tavolo verde può essere nella casa di un delinquente, su una lussuosa nave, in una professionalissima simil – sala da bingo, ma l’accanimento, la rabbia, la passione messa da poveracci e borghesi è sempre la stessa. Inquietante è la musica, ripetitiva ed efficace, fatta di rumori, ronzii, note appena accennate, o da violente canzoni rock. Inquietante (e questo è il punto saliente cui è condizionato ogni altro fattore) è il fatto che in un contesto del genere maturi un’amicizia vera, quella che vede protagonisti Giorgio (il sempre bravissimo Germano) e Francesco (al suo esordio cinematografico buca lo schermo Riondino, attore preso dal teatro). I due personaggi sono praticamente agli antipodi: il primo proviene da una famiglia agiata, è prossimo alla laurea e trascorre le sue giornate sui libri; il secondo si mantiene con le giocate a poker, è uno sbruffone dall’etica molto discutibile. Il rapporto che inizia come una semplice amicizia (“Una volta andiamo a farci una partita se ti va”) cambia appena Francesco chiede esplicitamente a Giorgio il suo sostegno nel barare sul tavolo verde: se lo studente reagisce dapprima con un rigurgito moralistico – giuridico farà presto a cambiare idea nel vedere gli ottimi risultati finanziari di tale attività. La relazione diventa così essenzialmente di discepolato: il maestro insegna all’allievo i trucchi del mestiere sia sulle carte sia per la sopravvivenza quotidiana in quel mondo malato e drogato. Giorgio finisce per eguagliare l’insegnante: i due ormai sono amici, trascorrono le nottate insieme, non solo complici negli scellerati divertimenti ma anche fratelli che si rispecchiano uno nell’altro. Una simbiosi troppo completa che irrimediabilmente si incrina e si manifesta all’apice in una violenza carnale sotto l’effetto della cocaina. Sarà proprio la figura femminile (non veri personaggi, ma figurine di donne, talvolta angelicate) che riaccende la luce nella coscienza di Giorgio.
Qualche scelta è però un poco forzata (il pestaggio di fronte al palazzo di Giustizia che turba Giorgio, la dolce vita catalana, l’apparizione della sorella) e il discreto finale poteva essere ripulito dall’inutile violenza.

La pellicola è vietata ai minori di 14 anni.
IL PASSATO È UNA TERRA STRANIERAItalia 2008
di Daniele Vicari

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