Si avvicina anche quest’anno la ricorrenza di Ognissanti, o come si chiama da queste parti “dei Santi”, occasione che è definita sarcasticamente da molti una festa dei fiorai e ritenuta da altri l’unico momento di far visita nei cimiteri, ma è vissuta dai più come un momento importante ricordare i propri cari.
Così il coemeterium, per i latini “luogo del riposo”, diventa nei primi due giorni di Novembre un luogo dove poter vivere la continuità con chi non è più tra noi ed è una giornata davvero sentita, i cui preparativi cominciano giorni prima con un alacre lavorio per la pulizia dei marmi delle lapidi e grande distribuzione di fiori, perché è tradizione ormai millenaria rendere omaggio ai nostri morti non solo con la liturgia ma anche con questi rituali.
La nascita di questa usanza si perde nella notte dei tempi e non è chiara: alcuni ritengono che siano stati scelti il primo e due novembre perché corrispondenti all’inizio del diluvio universale, e celebrare santi e morti in questo periodo avrebbe aiutato ad esorcizzare la paura che un tale fatto si ripetesse, altri dicono che sia una celebrazione mutuata dalla tradizione celtica, o meglio, la cristianizzazione dei rituali del capodanno di questo popolo.
Vero o leggenda che sia è certo che nel 1949, il giorno di Ognissanti fu inserito nella costituzione italiana tra quelli considerati “festivi”, cosa avvenuta anche in altri stati europei, che festeggiano, ognuno con le proprie tradizioni, i tutti i Santi e i propri morti.
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