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I rastrellati raccontano 5 – Flaminio Santi
Da Il giornale di Barga, n. 184 del 19-07-1964 I RASTRELLATI RACCONTANO: Flaminio Santi Fuggì dal bastione Da diversi giorni tutte le volte in cui uscivo di casa, la mia povera moglie diceva : Fai attenzione, ho sentito dire che oggi rastrellano – Io rispondevo rassicurandola con una scrollata di spalle. Per andare al gabinetto dentistico in Via di Mezzo, ex sede della Cassa di Risparmio di Firenze, prendevo per via della Circonvallazione, fermandomi al “Paolo” a bere un surrogato di caffè. Quel pomeriggio fu come tutti gli altri. Da una settimana gli americani avevano liberato Lucca. A Barga facevamo progetti per quando sarebbe toccato a noi, rassegnati oramai ad avere la guerra in casa. Unica speranza era quella che gli americani facessero una avanzata rapida. Ahimè! non fu proprio così, che a giungere a Barga impiegarono un mese e qui ci stettero dall’ottobre 1944 all’aprile 1945. Ero nella retrostanza intento a lavorare attorno ad una dentiera balorda alla quale…
- 2 di Ivano Stefani
I rastrellati raccontano 4: Antonio Biagiotti e Benedetto Tortelli
Un ponte di Ostiglia (bombardamento del 26 luglio ’44) – foto tratta da ostigliatreviso.altervista.org Da Il giornale di Barga, n. 186 del 20-09-1964 I RASTRELLATI RACCONTANO 4: Antonio Biagiotti (1) e Benedetto Tortelli (2) Da Ostiglia, uno di loro non fece più ritorno: Omero Salvadori Le Casermette Rosse a Bologna si trovano nelle vicinanze della stazione ferroviaria, la quale poche ore dopo che i rastrellati di Castelnuovo erano giunti, fu oggetto di uno spietato bombardamento aereo. Le Casermette miracolosamente non vennero colpite, ma gli spostamenti d’aria ferirono e contusero alcuni dei rastrellali. I rastrellali rinchiusi nelle camerate al secondo piano, (…) sotto trauma psichico per la bestiale violenza subita, angosciati, guardavano dalle finestre il polverone che si alzava dalla stazione, ascoltando perplessi le grida di aiuto dei feriti rimasti sotto alle macerie. Un gruppo di rastrellati di Barga era composto da Alberto Cordati, Pietro Mori, Omero Salvadori, Antonio Vannucci, Benedetto Tortelli, Antonio Biagiotti ed alcuni di Fornaci. In quel tragico…
I rastrellati raccontano 3: Felice Menichini ed il ritorno da Barbarano
Da Il Giornale di Barga n. 186 20 settembre 1964 Il ritorno di Felice Menichini da Ponte Barbarano. Nell’estate de 1944, assieme ad altri impiegati ed operai dello stabilimento metallurgico di Fornaci, fui a lavorare ad una strada a Gragliana nel Comune di Fabbriche di Vallico. Ricordo: Sergio Villani, Vittorio Capecchi, Rolando Risaliti, Fernando Vergamini, Renato Casali, Ugo Nardi. Di altri, ora, a venti anni di distanza mi sfugge il nome, chiedo perciò venia dell’involontaria omissione. La mattina del 12 settembre lavoravamo alla stracca come sempre, quando i capi squadra ci dissero di sospendere i lavori e ci condussero a Fabbriche di Valico, ove ci fecero deporre gli attrezzi dicendoci di metterci in fila. Nello stesso istante soldati tedeschi armati di «machine pistol» ci presero in consegna. Solo allora capimmo, ahimè! troppo in ritardo, che ci avevano giocato nel dirci che ci avrebbero portati a lavorare in una località vicino. Anche noi, come i rastrellati di Barga del giorno avanti,…
I rastrellati raccontano 2: Franco Nutini
(la foto di Castelnuovo Garf.: panorama ponti Santa Lucia èdistrutti dai bombardamenti è di proprietà di Pierfrancesco Cavani) Da Il Giornale di Barga n. 185 del 23 agosto 1964 Il primo a fuggire: Franco Nutini Fin dal primo momento in cui i tedeschi mi agguantarono al Giardino in casa degli amici Pietro, Adolfo, Vittorio Turri ove pochi istanti prima mi ero rifugiato con la speranza di nascondermi, pensai a come scappare. Sapevo per esperienza recente quanto fosse difficile una fuga del genere affidandomi alle mie sole forze, perciò pensai di cercarmi un compagno che come me fosse disposto ad affrontare qualsiasi avventura. Era in gioco la pelle, bisognava essere pronti a tutto. Sotto il cedro, sul Bastione, col pugile Enrico Bertola di Carrara, un giovane al quale non mancava la forza né il coraggio, ci mettemmo d’accordo più che a parole con gli sguardi. Al momento della partenza manovrammo in maniera di salire per gli ultimi sul camion di coda…