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Il 30 aprile di 540 anni fa saliva al cielo il Beato Michele da Barga.
Lo scrivente più volte su questa testata ha parlato del Beato Michele da Barga (Barga 1399 – Barga 30 aprile 1479) e del quale, appunto, oggi ricorrono i 540 anni dalla morte, avvenuta a Barga, secondo l’ottocentesco storico locale Pietro Groppi, nella casa della sua famiglia che era al sommo di via di Borgo o per meglio capirci, al termine della “Salita di Piazza” che introduce alla vista del palazzo comunale, in pieno centro storico. Il lettore, facendo ricerca su questo e altri siti, volendo, può approfondire la conoscenza del personaggio, che con certezza, resta una delle figure più belle della lunghissima storia di Barga, perché dedicò totalmente la sua vita alla ricerca della migliore via terrena, compiendo opere di misericordia e carità che ancora oggi, chi si addentrasse nelle più antiche vicende di Barga, avrebbe occasione di meditare. Per altro, si rimanda il lettore anche a rileggere il libro pubblicato l’anno 2000, “Il culto del Beato Michele da Barga…
Il 30 aprile 1479 moriva il Beato Michele da Barga. Il culto in Barga. (Seconda e ultima parte)
Come visto nel precedente articolo, sin dalla morte la memoria del beato Michele fu soggetta a venerazione, con dei picchi particolari nei vari secoli sino a oggi e che vedremo seguire. Iniziamo con il secolo XVII, tempo in cui fu tributata dai barghigiani una particolare attenzione al Beato. Infatti, come già osservato nel precedente articolo citando dei fatti avvenuti circa l’anno 1663, abbiamo capito che in quel tempo si fece pressante qualcosa di attinente alla memoria del Beato che ancora non si è detto e allora vediamo cosa accadde ancora in quell’anno a Barga. Il giorno è martedì 15 maggio 1663 e siamo entrati ora nel Consiglio Generale della Terra di Barga, situato nella sala grande di Palazzo Pretorio, convocato nel giorno precedente su richiesta del podestà Zanobi Pauli assieme ai Consoli e ora è radunato, “more solito”, dopo il richiamo sonoro della campana del Duomo. Vediamo che sui banchi siedono ventiquattro dei trenta ufficiali, tra Consoli, Capitani di Parte…
Il 30 aprile 1479 moriva il Beato Michele da Barga (Prima parte)
Il beato Michele Turignoli da Barga, al secolo ritenuto Lodovico, nacque a Barga l’anno 1399. La famiglia, già allora di benestante posizione economica – in quel tempo fondeva e lavorava il ferro per cannoni a Gallicano (1) – “era fregiata del segnale guerresco” e dette uomini atti alle armi. Tra questi –valido condottiero del secolo XVI- Francesco Turignoli che si distinguerà alla difesa di Firenze repubblicana contro Carlo V, ovviamente distaccandosi –come gli altri- dalla santa figura del predecessore, che mai usò armi se non quelle affidategli dal Signore. In non più verde età –trentacinque anni- nel 1434, ascoltando la parola del Beato Ercolano da Piegale, sentì in lui farsi vivo e prorompente il desiderio dell’abito del Poverello e come questo Grande Santo lasciò gli splendori della famiglia –per quello che potevano essere- e privo di ogni agio volle dedicarsi al servizio di Dio. Divenne discepolo del Beato Ercolano, che in quel tempo stava costruendo il convento di San Bernardino…
Ricordando il Beato Michele da Barga
Il Beato Michele Turignoli da Barga (Barga 1399-Barga 30 aprile 1479) a 537 anni dalla morte. La data e l’età della morte sono riportate anche nel codice 140 della biblioteca Landau-Finaly di Firenze, un manoscritto stilato da un anonimo scrittore vissuto a cavallo tra il sec. XV e XVI, la più antica e importante fonte storica per conoscere le virtù di fra Michele. Questo manoscritto, in forma diretta o indiretta, fu usato da tutti i successivi agiografi dell’ordine che scrissero del Beato Michele da Barga, in qualche caso mescolando la sua vita con quella di fra Lodovico da Barga, una figura alquanto enigmatica, che pare morisse in Terra Santa. Seguono alcuni stralci dal Codice 140 Landau-Finaly: Non di manco perfectione et scientia fu frate Michele da Barga, che el suo padre et maestro fue frate Hercolano, come è manifesto alli devoti lectori. Imperocché veramente è stato lume di grandi virtù et stato simile anchora al candelabro aureo pella sua grandissima…