Una Sala Colombo affollata ha ospitato sabato 18 gennaio la presentazione dell’ultimo libro di Giuseppe Nardini: “di là dall’Alpe: la “Selva Romanesca” degli uomini di Barga, Coreglia e Ceserana“.
Come il suo precedente studio sulla Via dei remi, anche questa ricerca di Nardini si inserisce nel filone che indaga lo sfruttamento delle risorse naturali della nostra montagna nel corso del tempo, con un occhio di riguardo alle implicazioni politiche, sociali e tecniche ad esso collegate. E come per il precedente studio sulla Via della remi, anche questo è stato condotto e presentato con lo stesso rigore storico e la stessa chiarezza espositiva proprie dell’autore.
A fare gli onori di casa alla Sala Colombo è stata la dottoressa Sara Moscardini, direttore della sezione barghigiana dell’Istituto Storico Lucchese. Nel suo intervento introduttivo, ha ricordato le precedenti esperienze di Nardini nel campo della ricerca sulle risorse della montagna e sulla loro gestione e sfruttamento, non soltanto come studioso e appassionato di storia locale, ma anche come ex presidente della Amministrazione Separata Beni Uso Civico (ASBUC) di Barga. Moscardini ha quindi ripreso la nota definizione del crinale appenninico come crinale che unisce e che divide: unisce perché ha messo in contatto per secoli la gente dei borghi limitrofi, rendendoli così protagonisti di una storia condivisa; divide perché oltre a segnare un confine fisico è stato per lungo tempo teatro di innumerevoli e spesso accese dispute, proprio per lo sfruttamento delle risorse ad esso collegate.
Ha preso quindi la parola il professor Paolo Tomei, ricercatore in Storia medievale presso l’Università di Pisa nonché autore della prefazione al libro e prezioso aiuto per Nardini nella fase di interpretazione degli antichi documenti riportati nella pubblicazione. Tomei ha fatto un lungo excursus storico per delineare il contesto nel quale si svolgono le vicende narrate in “di là dall’Alpe”, sottolineando la peculiarità di Barga che, in quanto parte dell’eredità di Matilde di Canossa e titolare di alcuni privilegi imperiali, si è trovata spesso a essere interlocutrice diretta – cioè senza intermediari – dei più grandi poteri dell’epoca: l’impero e il papato. Cosa tutt’altro che scontata per un comune relativamente piccolo come il nostro. Lo stesso Tomei ha inoltre evidenziato l’importanza degli studi di storia locale come quello di Nardini non soltanto per la conoscenza delle radici di un luogo e di una popolazione (la nostra, in questo caso), ma anche come fonte per ulteriori ricerche in campo accademico.
Per ultimo è intervenuto l’autore, Giuseppe Nardini, che ha ripercorso i punti salienti del libro, puntualizzando che se sulle questioni riguardanti Barga qualcosa era già stato scritto, la parte più specificatamente dedicata a Coreglia e Ceserana a quanto gli risulta era finora inedita. Ulteriore conferma di quanto detto in precedenza da Tomei: studi come questo sono importanti a livello documentale e possono costituire la base da cui partire per sviluppare nuovi approfondimenti.
Quindi, come da abitudine in simili incontri, l’autore si è sottoposto alle domande del pubblico dalle quali sono emerse diverse curiosità e osservazioni interessanti: dall’utilità di libri come questo non soltanto per gli appassionati di storia ma anche per chi è chiamato ad amministrare il nostro territorio, alle diverse modalità di gestione delle risorse adottate nel corso dei secoli dagli organismi politici preposti appunto all’amministrazione di esse.
E per finire, grazie anche al generoso contributo della pasticceria Lucchesi che per l’occasione ha voluto partecipare alla serata con il suo rinomato panettone alle castagne, la discussione è proseguita in maniera informale durante il brindisi conclusivo, a dimostrazione dell’interesse vivo e costante dei barghigiani nei confronti della loro storia, delle loro radici e del loro territorio.
Tag: istituto storico lucchese sezione di barga, Storia locale, Paolo Tomei, selva romanesca, giuseppe nardini
Lascia un commento