Quei bei Natali di una volta….

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Io che vivo a Roma da oltre 40anni  sento particolarmente una forte nostalgia per i “Natali di una volta” , quando vivevo a Castelvecchio. Si cominciava verso l’otto dicembre a percepire nell’aria che qualcosa stava cambiando, l’atmosfera si faceva via via più gioiosa, grazie anche alle luci intermittenti degli alberi natalizi che facevano bella mostra di sé davanti alle finestre o nei giardini delle case. Con la mia famiglia ed i vicini nelle sere che precedevano il Natale , si partiva a piedi per raggiungere la chiesa di San Nicolò sul colle di Caprona a Castelvecchio per le novena. Noi bambini eravamo tutti “imbacuccati” nei nostri cappottini, con guanti, sciarpa e cappello di lana. In chiesa ci era permesso, per il rispetto del luogo, toglierci il cappello, ma il freddo che ci attanagliava fuori, ci faceva compagnia anche dentro la chiesa che non aveva riscaldamento. Al ritorno qualcuno si fermava “dal Poldo” per un rinfrancante punch al mandarino del Nardini. Ricordo con tanta nostalgia quelle serate fredde, ma piene di partecipazione vera e sincera. Gli adulti parlavano del tempo, della recente svina e di come era stata la resa e i gradi del loro vino. Si organizzavano mondinate e gli inviti a “veglio” non mancavano mai.

Mio padre per qualche anno riutilizzava lo stesso abete per fare l’albero di Natale. Lo aveva piantato in giardino ma fino a quando non era diventato troppo grande, lo dissotterrava e invasava per metterlo in casa, dove le mie sorelle avevano il compito di adornarlo con luci , palline e stelle filanti. A me invece toccava  preparare il Presepe, quindi cominciavo andando a cercare nelle selve sotto casa il muschio più bello , eppoi iniziavo la preparazione cercando tutti gli anni di fare qualcosa di diverso. Mettevo particolare cura nel fare la capanna. Ogni anno ne costruivo una nuova, con vari materiali. Era bello aspettare il momento di posizionare il bambinello e per finire i Re Magi che portavano i loro doni.

Più si avvicinava il Natale e più cresceva la sensazione che un “nuovo inizio” fosse a portata di mano, come se il 25 dicembre si potesse ricominciare e mettere in atto tutti quei buoni propositi scritti nella letterina piena di brillantini che avevamo preparato a scuola e messa sotto il piatto del babbo.

Passeggiare per Barga in quei giorni era bellissimo, le varie botteghe facevano a gara per allestire le migliori vetrine e con le prime ombre della sera il tutto si “incendiava” di luci e  diventava magico. Mi manca tanto anche il profumo dei camini che con il loro lento fumare espandevano nell’aria quel caratteristico odore che sa tanto di casa. Non c’era certo lo sfarzo di oggi, ma ci si accontentava di quello che c’era. Tutte le famiglie si preparavano in casa la famosa Befana ed era un altro di quei momenti magici.

Se poi nevicava ancor prima di Natale il paesaggio dei nostri monti e paesi non temeva concorrenza era (almeno per noi) il più bello del mondo e le campane del Duomo con il loro maestoso suono riempivano l’aria della più bella colonna sonora che ancora ci stringe e richiama in quel luogo che rimane per tutti i barghigiani il centro del mondo, ovunque essi siano. Io faccio parte di quei tanti che sono lontani, ma voi che avete la fortuna di vivere lì, portate avanti le nostre tradizioni e tenete in vita quell’atmosfera unica che si può vivere solo a Barga.

Buon Natale a tutti .

 

 

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