FORNACI – E’ di pochi giorni fa il nuovo grido di allarme dei sindacati circa la crisi produttiva dello stabilimento KME, legata anche a lungo sequestro del macchinario, il forno flottante uno, dove a maggio perse la vita l’operaio barghigiano Nicola Corti. E’ notizia di questi giorni che l’impianto è stato alla fine dissequestrato e questa è sicuramente una buona notizia per una ripartenza del ciclo produttivo e per poter essere pronti, quando il mercato riprenderà a marciare con più energia, senza il rischio di perdere commissioni da dirottare altrove come è avvenuto in questi mesi Un rischio in più occasioni sottolineato dagli stessi sindacati.
I tempi però non sono comunque brevissimi e meno che mai certi. Intanto il dissequestro è stato deciso solo per permettere di ottemperare alle prescrizioni indicate dall’ASL. Se poi l’azienda sanitaria darà il via libera, come ci dice il segretario area nord Toscana della UILM; Giacomo Saisi, allora il macchinario potrà tornare a produrre. Prima di allora, visto il lungo fermo dell’impianto, ci sarà però bisogno anche di importanti interventi di manutenzione e quindi per il momento tempi certi per la ripartenza non ce ne sono.
Può darsi comunque che, almeno per una parte del macchinario, quello non interessato dall’incidente, spiega ancora il segretario area Toscana Mord della UILM, lo sblocco possa essere definitivo in tempi più ristretti così da accelerare almeno in questa sezione le manutenzioni. Lo stesso Saisi aggiunge che questa soluzione sarebbe quanto mai auspicabile.
Sulla vicenda interviene anche Massimo Braccini, coordinatore nazionale FIOM gruppo KME:
“Questo non vuol dire che la KME può tornare da subito a produrre, quindi si può considerare un dissequestro parziale, ma fondamentale. Valutiamo questo passaggio molto importante e positivo, un primo step sostanziale, in quanto permette all’azienda di iniziare una prima fase di avviamento e poter fare tutte le opportune verifiche, in modo da arrivare alla piena funzionalità dell’impianto.
Confidiamo che in tempi celeri alla KME si possa riprendere la normale attività lavorativa, in quanto, le diversificazioni produttive attuate in questa fase a causa del sequestro del forno, non potrebbero durare per un’ulteriore periodo.
Alla KME permane un quadro produttivo difficoltoso, accompagnato dall’utilizzo di ammortizzatori sociali. Ciò è dovuto alla situazione di recessione complessiva dell’economia europea ed alle non chiare prospettive dei settori legati al rame, quali l’automotive e l’edilizia.
Segnali di una possibile ripresa degli ordinativi risulta che si possano intravedere dal 2025.
Per fine settembre è prevista la ripresa del confronto tra le Organizzazioni sindacali e la direzione aziendale sul rinnovo del contatto integrativo del gruppo KME in Italia.”
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