BARGA – Ci sono luoghi che hanno fatto la storia di Barga, luoghi oggi quasi dimenticati perché da secoli hanno perso il ruolo o lo scopo che ricoprivano in passato, ma che meritano di essere ricordati. Uno di questo è senza dubbio il “Porto di Barga” da dove partiva secoli fa il legname che dai boschi di Barga, attraverso il Serchio arrivava fino al mare, a disposizione della marina granducale. In questo luogo è stato installato un bel pannello informativo che ora ricorda la sua storia grazie alle ricerche ed al testo realizzato da Emilio Lammari che sotto riproponiamo. Dopo quasi un mese dalla prima bacheca messa in Località Segaccia, è stato istallato dunque anche il secondo pannello informativo riguardante “La via dei Remi”.
Una iniziativa realizzata in collaborazione tra ASBUC, Pro Loco e appunto lo storico locale Emilio Lammari. Il tutto è stato realizzato con l’aiuto anche delle braccia di Andrea Bertoncini dell’ASBUC, di Michela Pierantoni della Pro Loco, di Alessandro Adami e di Florio Biagioni e Mauro Moscardini e con la supervisione (anche per la parte grafica oltre che storica), di Emilio Lammari che ha recato il gruppo proprio nel punto esatto dove poi è stato installato il pannello.
“In questo luogo dell’alveo del fiume Serchio, terminava il percorso di avvallamento dei legnami o dei Remi trainati dalla montagna di Barga fino al fiume. La località che fu scelta per costruire le maliate è detta “Sasso di Gragno o di Menante* (Da menare, condurre).
Cosi lo storico Pietro Magri scrisse: *Al Sasso di Menante, qui era propriamente lo scalo dei remi, quantunque oggi non si veda più nulla di antico. Qui si riuniva tutto il legname della montagna di qui si riforniva tutta la Marina Toscana, era questo il “Porto di Barga”. Questo luagó si trova a poco meno di tre chilometri a valle dell’abitato dell’Arsenale, dove esisteva un grande capannone di proprietà dell’Arsenale Mediceo di Pisa, indicato sulle mappe di Eustachio Manfredi (prodotte nell’anno 1724) come “Stanzone dei Remi del G.D*. Qui i tronchi venivano accatastati e “tenuti ad asciugare i legnami
In questo punto i rami del Serchio confluivaño nuovamente, stretti in un corso unico per ragioni idromorfologiche fra le Grotte di Santa Lucia sul versante dell’allora Stato Lucchese e la scogliera del Piano di Gragno, Stato Toscano. Qui venivano costruite le maliate con tavoloni su cui erano caricati i legnami da opera semilavorati e i foderi con tronchi di abete utilizzati per carichi più pesanti. E a mo’ di zattere venivano guidate, liberandole dagli incagli, dai maliatori per mezzo di pertiche, spedite a valle fluttuavano sull’antica via dell’acqua costituita dal fiume Serchio.
Originariamente in epoca medievale Barga volle rappresentare sul proprio stemma una barca sopra un monte, alludendo al luogo dal quale proveniva il legname con cui essa era costruita. Nella seconda metà del 500, con il sogno del Granduca di Toscana Cosimo I di potenziare la Marina Marittima Toscana – per contrastare l’avanzata dell’impero Turco Ottomano nel mediterraneo, ebbe inizio lo sfruttamento sistematico dei boschi barghigiani. Nel secolo successivo sullo stemma la figura del monte fu sostituita con l’acqua e il trasporto venne rappresentato in modo esplicito come si può vedere in questo esemplicativo stemma dipinto (A.S.L). In esso il pino chiomato è vivo ed eretto sull’imbarcazione e la vela argentata è sostenuta da un albero maestro proprio, il ché allude ai legnami da opera trasportati per via fluviale verso gli arsenali dei cantieri navali Medicei di Pisa.”
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