A Cascio, siamo nel comune di Molazzana, ma in anche in tutta la Garfagnana nel momento della vendemmia, si scelgono le pigne più belle, le uve migliori. Una volta raccolte si posizionano su dei cannicci ad appassire, meglio se in un luogo arioso in modo che possano completare la maturazione e allo stesso tempo avanzare il ciclo di disidratazione aumentando così la parte zuccherina.
Dopo circa un mese si procede alla sgrappolatura degli acini fatta rigorosamente a mano. A Cascio per mantenere questa tradizione nella cantina del prete viene raccolta l’uva di tutto il paese. Una volta separati i grappoli dagli acini si procede con la pigiatura e in questo caso vediamo in azione anche il parroco di Cascio Fra Benedetto Mathieu abile e voglioso di dare il suo contributo alla lavorazione. Una volta ottenuto il mosto si lascia riposare. Al termine della lavorazione verrà imbottigliato e prenderà il nome di “vin di grana” imbottigliato i contenitori di vetro molto resistenti che prendono il nome di “pistoni”. Il prodotto finale è un vino dolce da dessert perfetto per brindare ad un evento felice. Una curiosità: “vin di grana” probabilmente perché nel passato era proprio il grano a determinare la ricchezza di una famiglia. Ancora oggi in alcune parti d’Italia i soldi vengono chiamati scherzosamente “grano”, ma potrebbe esserci anche un collegamento con l’estratto del frutto del melograno.
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