Storia del Teatro Differenti. Le rappresentazioni tra Ottocento e Novecento (19)

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Le notizie che abbiamo dato nel precedente capitolo numero diciotto e che parla delle singolari rappresentazioni in quel 1839 delle due opere “Norma” e “La Sonnambula” di Bellini, ora s’integra con le notizie che si riferiscono a tre beneficiate concesse dall’Accademia dei Differenti ai primi cantanti delle due opere messe in scena. La prima beneficiata, come sempre fuori abbonamento, fu per la sera di martedì 6 agosto, il cui incasso fu a favore di Adelaide Orlandes, la prima donna assoluta in entrambe le opere messe in scena. La sua beneficiata fu concomitante con una rappresentazione di Norma, presentata con tanto di manifestino eseguito materialmente, come anche gli altri due, dal tipografo Fontana a Castelnuovo Garfagnana.

Queste note che stiliamo servano al lettore per dare un’idea, riuscire a far capire di come ci si muovesse al Teatro di Barga, così come già fatto in altri casi; questo è l’intento. Certamente sono cose prese qua e là e non rappresentano il tutto di un vasto e variegato muoversi delle cose.

Tornando a noi, ecco che la cantante Orlandes, si presenta o è posta all’attenzione in modo un po’ troppo dimesso, dove si possono leggere parole che suonano anche sconvenienti. È vero che era il modo classico dell’epoca per attrarre gli spettatori ma leggere “sono così scarsi e tenui i suoi meriti” noi, assolutamente, non crediamo a quelle parole. Andando nei fatti, il programma prevedeva i tre atti di Norma nei cui intervalli c’era un fuori programma, dove lei avrebbe cantato la cavatina dalla “Sancia di Castiglia” di Donizetti: “Io talor più non rammento”, poi, questo è quello che per il presente lavoro maggiormente interessa, ecco il fattore locale che sale sul palco, questo a confermarci ancora quale palestra rappresentasse il Teatro per gli artisti di Barga. Infatti, il giovane Paolino Galgani, avrebbe fatto udire delle variazioni al clarino. Certamente l’Orlandes giocò ogni sua carta per avere un buon introito e nel finale del manifestino ecco altro passaggio per solleticare il barghigiano, quando dice che “porterà sculta nel cuore … la Terra che fu cuna di Angelio”, il personaggio cui si fa accenno è il poeta Pietro Angeli detto, il Bargeo (Barga 1517-Pisa 1596), uno dei massimi letterati italiani del Cinquecento.

La sera di mercoledì 14 agosto fu la volta della beneficiata per il tenore Angelo Graziani, anche lui, come l’Orlandes, carica di negatività il suo manifestino: “Che privo d’ogni talento, spoglio d’ogni capacità …”, certamente qui è più chiara la questione, volendo dire, forse come già prima la collega Orlandes, che si poneva di fronte al pubblico come un uomo qualunque, lei come una donna semplice, e come tale chiedendo il compatimento. “Tenui e scarsi son cotanto i suoi meriti …” … va bene e si è capito che siamo all’inverso di oggi, quando uno non penserebbe mai di presentarsi così, anzi, tutt’altro.

Il tenore Graziani annuncia che tra un atto e l’altro de’ “La Sonnambula”, con l’Orlandes, Costante Capurri e Francesco Barsanti, insieme avrebbe eseguito il quartetto di Parisina di Donizetti. Poi il Prof. Cinatti o Cinotti, che al violino farà ascoltare brani scritti proprio per la serata.

La terza beneficiata che noi conosciamo, nel senso che non sappiamo se altri la chiesero all’Accademia e poi la poterono fare, fu concessa al basso Costantino Capurri per la sera di giovedì 22 agosto: “Colti e rispettabili Bargei che benigni compatite i deboli sforzi dell’Attore …”. Qui occorre un brevissimo inciso, consistente nel fatto che chi cantava in un’opera non tanto considerato per la sua qualifica vocale, ma tutti erano appellati attori, mentre nelle commedie si appellavano comici, che non voleva dire che facessero sol che ridere, ma quello era il modo di essere appellati, cioè, come interpreti o autori di una commedia. Anche Capurri avrebbe fatto ascoltare in supplemento, un’aria da Parisina “Dall’Eridano si estende”.

Dopo queste presentazioni sarebbe stato interessante avere gli introiti delle tre serate, come in altri casi abbiamo potuto osservare, cose che certamente ebbe tra le mani l’Accademia, ma non arrivate alla nostra conoscenza, questo per capire quanto furono efficaci le tre presentazioni, che, lo ricordiamo, erano fuori dal classico abbonamento che si faceva per assistere a tutta la stagione teatrale.

Altra memoria locale di un certo interesse la troviamo all’anno 1842, diremo due memorie che ricordano due beneficiate. La prima a favore della Prima Donna Assoluta Luisa Tessari, che nella sera di sabato 13 è destinata a cantare nella “Lucia di Lamermoor” di Donizetti, e dopo il primo atto interpreterà un’aria da Belisario sempre di Donizetti e un brano da “Un’Avventura di Scaramuccia” di Luigi Ricci, esecuzione aggiunta a mano o per dimenticanza al momento della stampa del manifestino o perché consigliata a fare un programma più sostanzioso, sempre per andare incontro agli eventuali spettatori, cui ci si rivolge con queste parole:

 

Colto, e rispettabile pubblico Barghigiano che largo fosti di applausi onde animare le deboli forze dell’umile artista. Corona la benigna Opera coll’onorarla di tua presenza … sicura che essa indelebile porterà impressa nel Cuore la memoria della tua protezione e Magnanimità.

 

La seconda di queste due beneficiate fu a favore del tenore Angelo Graziani, la sera del 27 agosto 1842, che era un sabato. Si dice nella locandina che sarà rappresentata l’opera buffa “Italiana in Algeri”, con i consueti intermezzi che si possono leggere nella locandina in foto. Siamo alle opere della solita stagione preparata dall’Accademia per questo 1842, anno in cui si sta riorganizzando internamente.

L’Accademia si sta dando un nuovo assetto e per questo fine ha nominato dei suoi deputati che verificassero come procedere nel migliore dei modi nel rinnovare alcune parti del proprio Statuto che noi non conosciamo. Questo è l’ultimo documento che ci rappresenta un momento importante dell’Accademia. Da qui in poi noi non abbiamo altri documenti diretti che la riguardano in maniera precisa e magari potremo dire qualcosa solo per vie secondarie, che poi sono quei pochi articoli in cui se ne accenna.

 

Comunque, l’Accademia, preventivamente e in attesa che finisse il lavoro dei deputati, definisce che per approvare ogni cambiamento si debba avere la presenza di ogni accademico titolare e abilitato a rendere il voto. Se l’accademico fosse impossibilitato, per cause molto gravi, si accetti un suo rappresentante. In questo modo d’intendere la rappresentanza ci viene incontro un’idea già apparsa in altro momento del presente lavoro circa gli accademici e le possessioni dei palchi all’interno del Teatro e chissà, che ci sia ancora l’intendimento, di tenersi controllati, dopo quasi mezzo secolo, circa i vari passaggi avvenuti nel tempo tra ora e l’anno della rifondazione teatrale, il 1793-95. Inoltre ciò che sarà deliberato valga anche per i futuri eredi accademici. Allora, ci pare di capire, che adesso il senso sia anche quello di chiarire la differenza tra chi ha ancora diritti derivanti da essere figlio di Accademico e chi per giro parentale, definizione che varrà anche in futuro.

Comunque, per l’incontro che definirà e approverà ogni cosa, dice il latore della lettera, il segretario dell’Accademia Sanmartini, che tutti i presenti siano in regola con le quote sociali e chi dovrà pagare multe lo faccia per tempo e non accampi scusa di sorta alcuna. Si fa riferimento anche a un consueto locale, dove si sarebbero ritrovati per l’incontro stabilito per lunedì 17 ottobre 1842 e peccato che non ci abbiano detto dove fosse stato.

Andando avanti negli anni sappiamo di altre rappresentazioni, potendo dire che almeno per ogni estate si preparava un programma, tra commedie e opere, con molti brani in forma di concerto, le cosiddette e osservate beneficiate. Certamente il Teatro si apriva anche per altre occasioni di carattere sociale come il Carnevale o per certe serate di balli. Per le beneficiate, di cui ci sono rimasti diversi volantini d’epoca, è interessante osservare quella dell’anno 1856, perché si nota nel programma a carattere musicale ciò che a noi interessa molto, ossia, quale fosse stato il possibile apporto dato da parte dei musicisti locali, un particolare che ora vedremo a chiare lettere. Intanto i beneficati sono due cantanti che si esibiranno insieme nella solita serata di mercoledì 13 agosto. Come dice la locandina sono due bassi: Leopoldo Baldelli e Lodovico Mazzoni che insieme interpreteranno i ruoli nell’opera buffa in due atti “Chi dura vince” di Luigi Ricci, dove ci sono otto personaggi, tre donne e cinque uomini, di questi ultimi due canteranno da bassi, appunto, i ricordati.

Al termine del primo atto, così come si annuncia, ecco che i due si esibiranno in pezzi di Verdi e Rossini, poi l’orchestra eseguirà un ignoto pezzo per banda ma in precedenza, come inizio del programma d’intermezzo ecco cosa si annota: “Pezzo a clarino con accompagnamento d’Orchestra scritto dal fu Maestro Galgani ed eseguito dal di Lui Nepote Paolo Galgani che gentilmente si presta.” Con ciò che vedremo seguire ci sorge il sospetto che quell’Orchestra fosse composta in maggioranza dalla locale filarmonica.

Infatti, si ricorda che prima di quella detta or ora, c’era stata un’altra beneficiata per il maggiore ruolo femminile, la prima donna Elisa Cassetti, che cantava nella stessa opera di Ricci: “Chi dura vince” e questa era andata in scena giovedì 7 agosto. Anche qui sappiamo che l’apporto dei dilettanti locali fu importante. Leggiamo, infatti, che tra il primo e secondo atto, come il solito, c’era la parte diremo il promesso omaggio allo spettatore accorso all’appuntamento:

“Pezzo a piena Banda sul Palco eseguito gentilmente dall’intero Corpo Filarmonico”, che seppur non sia detto, noi si pensa sia quello di Barga. Poi un concerto variato per Clarino e Trombone eseguito dai “Sigg. Dilettanti Paolo Galgani e Pietro Guidi che graziosamente favoriscono”. Infine, prima del secondo atto, ecco che la Filarmonica eseguirà un altro brano detto “concertato a piena Banda”.

Dell’anno 1859, esattamente di giovedì 20 ottobre, ci resta il ricordo di un invito per un “triplice e variato trattenimento a benefizio dello Stenterello Odoardo Miniati, il rispettoso Artista conoscendo la bontà che alberga nella Popolazione di Barga … crede di non essersi ingannato scegliendo … I due Stenterelli Gemelli, Un ladro di Campagna e l’altro Galant’Uomo in Città. Sostenuti ambedue dal suddetto Artista.” Dopo Miniati ecco l’ingresso dell’Artista Egisto Signorini che avrebbe declamato “Le ultime ore di Torquato Tasso” di Giovanni Prati.

Nella terza parte della serata riecco sulla scena Stenterello, il Miniati, che avrebbe recitato una farsa che al solo titolo, senz’altro, fece muovere tanta gente verso il Teatro “Stenterello divorato dai topi”. Come finale del volantino ecco una sorta di poesia in cui Stenterello che, per maggiormente invogliare la gente a venire a vederlo, scherzando così si presenta:

Al fin contento io sono, è giunta la serata

In cui di far mi è dato la mia beneficiata.

… Convien che alcuni debiti io paghi prestamente.

Sennò senza preamboli, e senza compassione.

I Creditori miei mi mettono in prigione.

… Gettate dei quattrini d’oro, d’argento e rame.

Dato che era il 20 ottobre, prontamente soggiunge:

Se a caso troppo fresca sembrasse la stagione

Ciascuno per coprirsi può prendere un coltrone.

… Porti ognuno ciò che vuole, tutto di cuore accetto,

… Un paro di cavalli … Due manzi ancor prenderò!

Trecento baril d’olio, di vin some seicento.

Di grano seimila sacca; di poco io son contento.

… Venite che io vi aspetto, solo a veder un atto,

Portate Moglie, Figli, la Serva, il Cane, il Gatto.

… Evviva Barga il popol cortese,

Che di filantropia modello ognor si rese.

Viva si bel soggiorno d’ogni virtù fecondo

Viva Barga vero esemplar del Mondo. (continua)

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