Vincenzo Pardini e le riflessioni de L’Accecatore

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BARGA – Vincenzo Pardini ha un rapporto speciale con Barga. Uomo schivo, è indifferente ai salotti letterari: preferisce starsene appartato e scrivere in tranquillità i suoi libri (bellissimi, aggiungiamo noi). Ecco perché ciò che a molti potrebbe sembrare una comune presenrazione di un libro, è diventato, invece, un vero e proprio evento: uno di quelli da ricirdare e poter dire “io c’ero”.
Per stessa ammissione di Pardini, la presentazione del suo ultimo romanzo “L’Accecatore” (edizioni Pequod), svoltasi ieri presso la Fondazione Ricci, è stata e sarà l’unica sua uscita pubblica al riguardo: un fatto, dunque, di cui Barga può andare giustamente orgogliosa, come ha opportunamente sottolineato la presidente della Fondazione, Cristiana Ricci, nell’introdurre l’incontro che ha chiuso nel miglior modo la ricca serie di appuntamenti estivi dedicati all’arte e alla letteratura. Ad accompagnare il pubblico nei molti e densi significati del libro sono stati il sottoscritto e Alessandro Raffi. “L’Accecatore” è un racconto importante e difficile, che avvince e turba nello stesso tempo il lettore. La storia di questo strano rapace di una specie sconosciuta, che appare all’improvviso chi sa come e da dove, dedito ad assalire gli umani e a divorarne gli occhi, ha indubbiamente, di per sé, un impatto inquietante in chi legge. E tale inquietudine si accresce quando ci si accorge che tutta la vicenda, che dipana eventi e atteggiamenti globali, non è che una lucida, apocalittica metafora di quanto è occorso nei passati due anni a causa del Covid-19. Fin dalle prime pagine la correlazione scatta istantanea: fin troppo facile, potrebbe suggerire qualcuno. Se non che, ed è fatto provato e inoppugnabile, il racconto è stato ideato e scritto una decina di anni or sono; a conferma, se ancora ve ne fosse il bisogno, di quanto già sapevamo delle doti preveggenti, per così dire!, che Vincenzo pardini ha espresso in tante sue pagine. Un libri velli e diffucile, insomma, che ha trivato un non facile percorso per artivare nelle librerie, come ha raccontato lo stesso autore. Ma si sa, oggi le grandi case editrici puntano ad altro: a un mercato, cioè, di infima qualità (e non possono non esserne consapevoli) ma che, avidentemente, sul piano economico è per esse più interessante. Per conoscere quali saranno in futuro gli effetti sociali di questa disastrosa prospettiva basta leggere le profetiche pagine de “L’Accecatore”.

 

 

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