La Strada delle Cento Miglia ed il Passo del Saltello

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Ho letto con interesse l’articolo pubblicato su questo giornale Barga, Sommocolonia e la Strada delle Cento Miglia e ciò mi ha spinto alla riflessione che segue.

Intanto desidero chiarire che il lavoro, se posso dirlo, mi pare ben fatto e si presenta interessante perché, come vuole una certa logica, storicamente, non è da pensarsi il passo di San Pellegrino quale pensato e unico passaggio d’ingresso nella Valle del Serchio, nella tenebrosa valle, molto perigliosa, bensì, come dimostra anche il sistema viario molto logico, raggiunto San Pellegrino, le persone stavano sul crinale (in maggiore difesa dai briganti di strada) e non si buttavano nella rischiosa valle o molti pochi di loro lo facevano, seppur nel fondovalle prendesse avvio, ma con il tempo, la via poi denominata dei “lombardi” (Lombardi erano chi viveva di là dall’Appennino), maggiormente identificabile nella parte inferiore della stessa valle.

Perché interessante lavoro, semplicemente perché, seppur solo sfiorato dall’Autore, la persona viaggiante sul crinale che partiva da San Pellegrino (tracciato ancora visibile) dopo qualche chilometro arrivava a congiungersi con un altro passo che mai raggiunse l’importanza del San Pellegrino, comunque importante, cioè quello del Saltello. Qui c’era l’Ospitale di San Bartolomeo, parte Toscana, e da qui si scendeva a Ceserana, come  soprattutto a Sommocolonia e per due vie sul fondovalle: una che passava per Barga e poi la Pieve di Loppia e infine andava al ponte di Calavorno, l’altra Sommocolonia, San Quirico, Cascio Balbo (Castelvecchio Pascoli) e poi tramite il Pontis Populi, dove c’era un Ospitale di San Jacopo, sul fondovalle. (Erano questi luoghi di pertinenza della Pieve di Loppia.)

Tutto questo viaggiare si faceva o per fede, per arrivare al tributo al Volto Santo, ecc; ma anche al San Cristoforo di Barga, oppure per i semplici commerci.

Il Passo del Saltello ebbe una sua importanza vitale nel fatto che, sempre secondo una stringente logica, chi dei “lombardi”, fosse voluto venire da noi, oggi in Toscana, cioè quelli dell’area del Frignano e delle ampie zone adiacenti, certamente non andavano a valicare i monti a San Pellegrino (oggi con le macchine lo possiamo fare seppur vi siano molti chilometri in più) ieri no! Si cercava la via più breve! (le vie nascono con questa logica, salvo le eccezioni, cioè, per raggiungere con minor fatica un certo luogo, la gente viaggiava su campi, poggi, rialzi ecc, e pian piano vi lasciava la sua impronta che poi diveniva la strada.)

Ecco allora che dal punto di vista viario, il meno appariscente Passo del Saltello, lo vediamo acquistare una sua importante dignità, persa per il mancato o impossibile sviluppo stradale in epoche moderne.

Di fatti, la Valle del Serchio, da sempre divisa tra vari stati, qui al Passo del Saltello ebbe i suoi cruenti scontri, dovuti, appunto, al fatto che o quello o l’altro stato ne voleva il controllo assoluto. Quando Barga divenne fiorentina, ma già prima, da sempre intenzionata al controllo del Passo del Saltello, (concessione degli Attoni di Canossa?) ebbe i suoi guai che sfociarono e si chiudevano con i continui assedi al Castello per portare a più miti consigli i Barghigiani. (Barga ha subito 10 assedi, di cui l’ultimo e pi feroce come guasti fu in quei sette mesi durante la Linea Gotica, ottobre 1944, aprile 1945).

Con il definitivo passaggio al Comune di Firenze, poi nei vari passaggi al Granducato, ma anche per le maggiori sicurezze degli altri tracciati, la via del Passo del Saltello, per Barga e suoi tragitti, inizia a essere in secondo piano per finire declassata. Si praticava, già molto meno per Barga, solo per scendere nell’area delle terre di Lupinaia, Fosciandora, Ceserana, ecc. fino al quasi abbandono, seppur sino al 1842, sia esistita a Sommocolonia l’Ufficio della Dogana, che poi fu portato alla Porta Macchiaia a Barga.

 

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