“Un altro modo di possedere” era il titolo di un libro in cui il prof. Paolo Grossi parlava di forme alternative alla proprietà; da questa definizione è nato il convegno sui beni comuni, nel nostro caso quei circa 1500 ettari di boschi, pascoli e acque a cavallo tra Toscana e Emilia Romagna, di cui i cittadini di Barga sono proprietari. Non solo un luogo fisico e geografico ma anche affettivo, a cui tanti barghigiani si sentono profondamente legati. Proprio nell’ottica di divulgazione e conoscenza, a suo tempo l’ASBUC di Barga propose la realizzazione di questo convegno, sposata da subito da Fondazione Ricci Onlus, Istituto Storico Lucchese sez. di Barga e, per l’altro versante appenninico, Accademia Lo Scoltenna e Gruppo Studi Alta Valle del Reno.
Così, tra sabato 10 e domenica 11 ottobre, si sono tenute, nel pieno rispetto delle normative anti Covid, le due prime sessioni, rispettivamente nella sede barghigiana della Fondazione Ricci e nel teatro comunale di Riolunato. Due incontri densi e partecipati che hanno tratteggiato i beni comuni da un punto di vista storico, nello spazio geografico del territorio della Valle del Serchio e delle valli emiliane.
Alla sessione barghigiana, presieduta da Cristiana Ricci, sono intervenuti Giorgio Pizziolo, già docente presso l’Università di Firenze, il presidente di ASBUC Barga Giuseppe Nardini, il vicedirettore dell’Istituto Storico Pier Giuliano Cecchi e, in collegamento da remoto, lo storico e giurista Manuele Bellonzi.
Una terza sessione è prevista per la prossima primavera, forse a San Pellegrino in Alpe: un punto di incontro dove si parlerà dei beni e usi civici declinati al futuro.
Foto Massimo Pia
Tag: istituto storico lucchese, fondazione ricci, asbuc barga, beni comuni
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