BARGA – Ogni 18 luglio e per molti giorni a venire, la bandiera di San Cristoforo sventola sempre dalpennone del campanile del Duomo di Barga. Segna l’inizio dei festeggiamenti in onore del patrono di Barga San Cristoforo (la ricorrenza il 25 luglio) e mai come quest’anno c’è stata emozione e partecipazione per la semplice cerimonia che con i campanari si svolge sul campanile per issare la bandiera.
Mai come quest’anno, perché proprio la bandiera di San Cristoforo è stato nel marzo scorso uno dei simboli della resistenza e della resilienza dei barghigiani contro il coronavirus. I campanari ne issarono una sul pennone più alto (non era mai avvenuto che la bandiera sventolasse se non per San Cristoforo), proprio nei primi giorni bui del lockdown e per diversi giorni a venire, quando anche la voce dell’orologio del Duomo era stata “spenta” a causa dell’impossibilità di ricaricare l’apparecchiatura, era stata il faro a cui guardare per tanti barghigiani; diceva a tutti che anche questa sarebbe passata e che i barghigiani avrebbero fatto la loro parte.
Così è stato, anche se l’emergenza purtroppo è ancora in corso, e per questo vedere oggi di nuovo sventolare la bandiera dal campanile ha fatto sentire tutti un po’ più orgogliosi.
Sul campanile per l’alzabandiera è salita anche il sindaco di Barga Caterina Campani come pure il proposto don Stefano Serafini. Con loro tra gli altri diversi componenti della squadra dei bravi campanari di Barga, tra i quali quest’anno abbiamo notato anche due nuove leve, Matteo Bertoncini e Davide Bertoli, che stanno imparando il “mestiere” e che garantiranno continuità al gruppo ed alla loro bella storia.
Quella della bandiera comunque, è una storia che si ripete da decenni e decenni e rispettando la stessa tradizione, all’alzabandiera è seguito a mezzogiorno in punto il rintocco a distesa della campana piccola, poi il doppio delle tre secolari campane barghigiane e infine la “distesa a galletto” della campana mezzana del Duomo di Barga.
Adesso, il doppio a mezzogiorno si ripeterà ogni giorno fino al 24 luglio, per preparare la comunità alla festa patronale.
Questi doppi, peraltro, hanno anche un aspetto curioso: alla fine della sonata, la campana mezzana viene nuovamente portata come si dice in gergo “a bicchiere” o a “galletto”: suona da sola, per alcuni minuti.
Molti anni fa c’era l’usanza da parte dei nobili proprietari terrieri, in occasione appunto della ricorrenza del patrono, di invitare a desinare i contadini dei loro poderi, posti all’esterno del castello.
Quindi la mezzana alla fine del doppio doveva ricordare a questi ultimi, di tirare il collo ai galletti che sarebbero stati poi consumati nell’occasione del pranzo…
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