Noi non ripartiamo con questo nostro ultimo capitolo dell’excursus storico sugli altari del Duomo nei tre secoli passati senza prima di aver fatto una riflessione, che poi è anche un impegno per il futuro dei nostri articoli tesi alla riscoperta del passato di Barga, che ormai solo su questo sito assommano a decine. In effetti, se Dio vorrà, potremmo anticipare che dopo questa storia ce n’è sarà un’altra molto espressiva che riguarda le opere barghigiane dei Della Robbia, alcune sono qui nel Duomo ma che avrebbero potuto essere di più. In pratica parleremo di tutto un ottocentesco moto diretto alla generica conservazione delle pale esistenti al San Francesco, che seppure sia stato un movimento importante, non raggiunse il deliberato fine o forse si mosse proprio per ciò che ormai è arcinoto a tutti: la sperimentata fuga da Barga che probabilmente smosse la successiva discussione politica tendente a toglierle da un luogo divenuto pericoloso per la loro conservazione, l’abbandonata chiesa di San Francesco, così cercando di portarle nel Duomo.
Detto ciò, veniamo a chiudere l’excursus storico che abbiamo cercato di illustrare con il fornire l’idea, forse anche qualche certezza, circa le opere dell’arte pittorica che con il disfacimento di altari si trovarono alla mercé di chi avesse avuto la maggiore e la più bella e buona volontà.
Senza dargli una data e una posizione si ritesse l’elenco degli altari e quadri che dal Settecento al Novecento ci sono apparsi durante la stesura degli articoli.
Prima però ci piace ritornare un attimo all’altare di San Filippo Neri e degli Angeli custodi per dire una cosa che era rimasta indietro e che invece ha una sua bella importanza circa la fortuna del Santo a Barga, perché le sue reliquie giunsero anche nel Duomo e questo grazie al pittore Baccio Ciarpi, contenute in un busto con l’effige del Santo scolpito nel legno e poi dorato. Una storia che merita di essere un poco raccontata e che fu fermata nel tempo dal fratello di Baccio Ciarpi, Domenico, che fu pievano di Barga dal 1620 al 1643, precisamente nel suo memoriale che ancora oggi si conserva presso l’Archivio della Propositura. La storia la riprendiamo da un articolo scritto sulla scorta di quel memoriale or ora ricordato. Autore Antonio Nardini che lo pubblicò su L’Ora di Barga del dicembre 1979, il periodico della Propositura che ancora esiste: Le reliquie di San Filippo Neri giungono a Barga.
Quella vicenda narra che nell’estate 1624, dopo due soli anni dalla santificazione di Filippo Neri, morto a Roma l’anno 1595, ecco giungere a Barga delle sue reliquie e fautore ne fu, come detto, Baccio Ciarpi. Questi, dopo aver fatto un percorso pittorico da Firenze a Cortona, era giunto a Roma qualche anno dopo la morte di Filippo Neri, entrando da subito quale membro laico nell’Oratorio Secolare fondato dal futuro Santo presso Santa Maria in Vallicella, una chiesa che aveva riedificato e dove il Ciarpi si distinguerà per la sua fervente carità.
A Roma Baccio Ciarpi ci arrivò con un parente, certo Pietro di Bartolomeo Ciarpi che abitava con lo stesso Baccio nella sua casa composta di due appartamenti. In questa Città, dove pare che vivrà nel 1610 anche un certo Domenico Ciarpi (non siamo sicuri ma potrebbe essere il fratello, poi futuro pievano di Barga, più grande del pittore di undici anni), poi anche l’altro fratello Cristofano. Dicevamo che Baccio a Roma entrato quasi subito con i “Filippini”, poi entra anche nell’Accademia di San Luca (società di pittori e scultori) ed è lì che a sue spese commissionò a un collega, per ora rimasto ignoto, il busto con l’effige di San Filippo Neri per Barga. (12)
Busto e reliquie arrivarono a Pistoia e così narra della cosa il pievano Domenico Ciarpi:
Quando ebbi nuova che erano giunte a Pistoia mandai il mio segretario col cavallo a pigliarle.
Narra ancora il pievano Domenico che il suo segretario al ritorno, quando fu a Borgo a Mozzano terra lucchese, lui fiorentino, fu fermato con la scusa che, essendo tempo di peste egli portasse roba che non si sapeva da dove venisse e perciò ritenuta pericolosa ma:
Nondimeno con uno strattagemma si ritolsero il sabato notte e la domenica mattina giunsero a tempo che si potè mettere in ordine il popolo.
Pare che il busto con le reliquie si portasse forse a Loppia perché fu quella compagnia che la mattina della domenica lo trasportò al convento di San Francesco da dove ebbe inizio la processione con la partecipazione di tutte le autorità religiose, civili e militari del Comune. La Banda di Barga, non musicale ma militare, aveva disposto un drappello di moschettieri sul Fosso, all’ingresso di Porta Reale, che al passaggio della processione scaricò gli schioppi in aria. Parimenti fece la Banda quando le reliquie arrivarono sull’Arringo del Duomo di Barga con l’aggiunta delle artiglierie che spararono delle salve in onore al Santo. Ovviamente il busto di San Filippo Neri con le sue reliquie rimase nel Duomo ed è pensabile che da quei 1624 si decidesse del suo altare o forse fu messo al già esistente, se così era, degli Angeli Custodi, cosicché da allora e come si è visto restando abbinati sino all’ottocentesca soppressione.
A proposito del quadro di cui abbiamo parlato nel terzo articolo, quello discusso nei personaggi tra San Nicola di Bari e San Filippo Neri, da recenti suggerimenti di amici che ringraziamo e da osservazioni più approfondite parrebbe pendere la bilancia verso il secondo. Detto questo, resta caso mai sul campo chi potrebbe averlo fatto e per l’interessamento di Baccio Ciarpi di far pervenire nella sua patria le reliquie di San Filippo e il busto che le contiene, se quadro veramente appartenente al secolo XVII, chi potrebbe essere stato: lui stesso o altri sospinto da egli stesso? Resta ovvio che sono solo delle semplici idee che solo dei critici d’arte possono meglio svelare, perché c’è bisogno innanzi tutto di un’attenta verifica intanto circa i Santi e poi tutto il resto. Comunque, se si può dire qualcosa circa il discusso quadro, questo si presenta non indifferente nella sua concezione e stile. Finiamo questo breve capitolo con il dire: work in progress! Vedremo?
Venendo ai quadri che stavano ai disfatti altari, argomento di quest’ultimo articolo, iniziando una completa ricognizione di ciò che abbiamo pubblicato nei precedenti articoli, ossia dei secoli XVIII e XIX, quando saremo al termine, estrapoleremo quelli che oggi sono mancanti all’appello e che subito evidenziamo con il completo neretto allo scritto.
Facciamo allora questo ipotetico giro settecentesco iniziando dalla muraglia in fondo al Duomo, quella della navata delle epistole, così venendo verso l’uscita.
Navata delle epistole.
- Altare SS. Rosario. Qui c’era un quadro di Baccio Ciarpi: Madonna del Rosario, che oggi è nella Pieve di Loppia (l’alter ego del Duomo di Barga).
- Altare San Pietro. Qui c’era un quadro di Baccio Ciarpi: Gesù consegna le chiavi a San Pietro, che quando fu sfatto l’altare espressamente dedicato al Santo, questo finì all’altare del SS. Sacramento, cappella finale lato epistole e il tutto oggi è alla chiesetta del Cimitero di Barga.
- Altare San Giovanni Decollato. Qui c’era un quadro di Baccio Ciarpi che ha il solito nome dell’altare. Questo è ancora nel Duomo di Barga, alla cappella del patrono San Cristoforo.
- Altare di San Giovanni Battista. Qui c’era un quadro con il solito nome che al momento che fu sfatto l’altare o poco dopo, così come racconta Pietro Groppi nella sua Guida al Duomo di Barga del 1906, questo era stato portato alla chiesetta del cimitero di Barga. Noi sappiamo che quella chiesetta oggi non esiste più, probabilmente gravemente danneggiata dal terremoto del 1920, vedi nota 10 al quarto articolo. Niente si sa se il quadro andò distrutto o se danneggiato fu prelevato dall’allora Soprintendenza.
- Altare della Conversione di San Paolo. Qui c’era un quadro con il solito titolo dell’altare. Otre a questo non si sa altro.
- Altare San Giuseppe. Qui c’era un quadro ancora esistente, oggi, all’altare della SS. Concezione, con raffigurato San Giuseppe, San Rocco, Sant’Arsenio, sullo sfondo Barga cinquecentesca e in alto, nella finestrella, la tavola trecentesca della Madonna del Molino, precedentemente ospitava una effige della Madonna del Carmine.
- Altare Sant’Andrea d’Avellino. Qui è possibile ci fosse il quadro che oggi è al SS. Crocifisso, dove si vede il Santo che muore accasciandosi a un altare, mentre un chierico o sacerdote cerca di sorreggerlo.
Navata dei vangeli.
- Altare San Filippo Neri e Angeli Custodi. Di quest’altare, direttamente o indirettamente, ne abbiamo parlato molto, ripetendo che qui c’era un quadro di Baccio Ciarpi raffigurante l’Angelo Custode e il busto con l’effige di San Filippo (sopra ne parliamo) offerto sempre da Baccio Ciarpi l’anno 1624, contenente delle sue reliquie.
- Altare della Pietà. Qui c’era un quadro di Giovanni Bizzelli datato al 1600: La deposizione di Cristo dalla croce. Il quadro è ancora presente nel Duomo di Barga alla cappella della Concezione.
- Altare di San Nicola di Bari. Qui c’era un quadro di Baccio Ciarpi che dubbiosamente abbiamo posto in evidenza nel terzo articolo. Al momento ci sentiamo di dire che il quadro o è quello che oggi si mostra alla cappella di San Cristoforo o altrimenti non se ne ha traccia.
- Altare San Carlo Borromeo e San Lorenzo. Qui c’era un quadro di cui non si sa niente, né di come fosse composto e quando fu sfatto l’altare se questo rimase nel Duomo, se invece fu prelevato da qualcuno o se fu ripreso dai patroni dell’altare, la famiglia Bertacchi di Barga.
- Altare Santa Caterina e Brigida. Anche qui c’era certamente un quadro di cui non sappiamo niente circa la sua fine dopo la dismissione dell’altare.
- Altare SS. Annunziata. Qui c’era inizialmente, fino a dopo la metà del sec. XVI, un antico e cosiddetto “gruppo ligneo” composto dalla Madonna e dall’Angelo annunziante. Questo “gruppo” fu dismesso in favore di una tavola richiesta a un pittore operante in Firenze: Federico Zuccari (Sant’Angelo di Vado 1539 – Ancona 20 luglio 1609). Il Gruppo Ligneo fu poi richiesto all’Opera del Duomo dai compatroni della nuova chiesa della Santissima Annunziata iniziata l’anno 1595. Gli fu concesso e oggi è sempre esposto all’altare centrale della detta chiesa.
Del quadro dello Zuccari se ne parla come presente nel Duomo di Barga e forse per l’ultima volta, nel libro che Arnaldo Bonaventura scrisse per Italia Artistica, pubblicazione n. 75, anno 1914, dal titolo: Bagni di Lucca, Coreglia e Barga. Dopodiché se n’è persa in Barga ogni traccia. (13)
- Altare SS. Assunzione poi SS. Concezione. Questo è l’altare che sarà dedicato alla SS. Concezione con la presenza di un quadro ricordato sia da Pietro Magri nel suo libro sul Duomo (1884), come da Pietro Groppi nella sua Guida al Duomo di Barga (1906). Le parole usate da Magri, che saranno riprese quasi uguali da Groppi, dicono: Il quadro della Concezione nella cappella opposta (ndr – a quella del SS. Sacramento) ha belli i progenitori e alcuni patriarchi e di personaggi dell’antica legge. Anche di questo quadro molto composito se n’è persa ogni traccia. (vedi immagine sotto)
Dopo, ma non sappiamo quando, la SS. Concezione si celebrò con la presenza all’altare della tavola di San Giuseppe e Santi, cui era una finestrella in alto che ospitava la Madonna del Carmine, poi tolta per fare spazio alla Madonna del Molino patrona di Barga con San Cristoforo, che sin dalla sua presenza nel Duomo di Barga proveniente da un mulino dell’Opera, anno 1512, fu legata alla Concezione.
Lo scrivente ricorda di aver sentito parlare negli anni a cavallo tra i sessanta e i settanta del Novecento di alcuni quadri del Duomo di Barga malamente consegnati o rilasciati nel dopo guerra 1940-45 alla Soprintendenza, cioè, senza il riscontro di una ricevuta.
Altri tre però sono i ricordi, nel caso scritti, rispetto al personale e di memoria. Uno è quello che abbiamo già incontrato nel primo articolo e che ci parla dell’allora presidente la Pro Loco di Barga Pietro Marroni che nel 1979 rilancia l’idea, per il vero, di un generico recupero dei quadri che un tempo ornavano il Duomo di Barga. Non si dice né quali né quanti ma certamente ciò sottace un certo saputo che allora si era risvegliato tra i cittadini e possiamo dire che Marroni sentiva come pochi che la sua presidenza fosse una missione per Barga, poi lasciandone l’eredità ad Alfreda Verzani che alla sua morte molto degnamente lo sostituì nell’incarico.
L’altro ricordo ci viene dal libro Baccio Ciarpi dell’Istituto Storico Lucchese Sezione di Barga del 2007, quasi dopo trent’anni dal precedente, esattamente a pagina 42, dove l’allora Commissario dello stesso Istituto, Antonio Nardini (altro “prolochista”) chiude il suo intervento dal titolo: Un Pittore Barghigiano. Ebbene ecco come si esprime nel momento in cui ritesse le opere del Ciarpi che erano nel Duomo di Barga ricollegando il tutto all’idea dello smarrimento di alcune di quelle ma anche altre:
Molte pitture sono andate perdute con lo smantellamento della maggior parte degli altari avvenuto in Duomo durante i restauri operati nel 1862 (14) e le poche rimaste subirono la stessa sorte durante quelli radicali del 1927-1939.
Nel secondo dopoguerra furono inviati alla Soprintendenza ai Beni Culturali di Pisa, allo scopo di restaurarli, sei quadri su iniziativa del Proposto Lino Lombardi e dell’Operaio del Duomo Morando Stefani.
Morti entrambi dopo pochi anni, nessuno si occupò più di recuperare i dipinti, purtroppo per lungo periodo.
Alcuni anni fa una ricerca a Pisa venne fatta congiuntamente dal Proposto Piero Giannini e da chi scrive ma non dette alcun risultato anche per la poca disponibilità dei funzionari della Soprintendenza.
È auspicabile che chi di dovere si attivi per riottenere questi preziosi beni che ci appartengono.
Questo capitolo della storia di Barga ha continuato anche dopo questo 2007 del libro Baccio Ciarpi e sempre per interessamento di Antonio Nardini e del fido Angelo Pellegrini, commissario e consigliere della Sezione di Barga dell’Istituto Storico Lucchese, che congiuntamente ne interessarono l’allora neo proposto di Barga Mons. Stefano Serafini. Assieme stilarono una lettera da inoltrare presso l’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici e Commissione Arte Sacra della Diocesi di Pisa, il cui fine fu di vedere se fosse stato possibile riaprire una ricerca di queste opere presso la Soprintendenza.
Era l’anno 2009 e a distanza di undici anni non sappiamo cosa sia stato raggiunto. Comunque per noi quella lettera, favorita da Angelo Pellegrini, è interessante, perché lì si fa l’elenco dei presunti quadri, che per le ragioni spiegate, oggi sono mancanti dal Duomo di Barga.
- La SS. Annunziata – Opera di Federico Zuccari (1539 – 1609)
- San Niccolò (Nicola di Bari) – Opera di Baccio Ciarpi (1574 – 1654)
- Santa Caterina – Autore Ignoto sec. XVII
- San Giovanni Battista – Autore Ignoto sec. XVII
- San Lorenzo e San Carlo – Autore Ignoto sec. XVII
- Angelo Custode – Opera di Baccio Ciarpi (1574 – 1654)
- San Paolo – Autore Ignoto sec. XVII
A quest’elenco è da aggiungere il quadro dell’Assunzione della Madonna poi dedicato alla SS. Concezione, certamente l’anno 1855, quando Pio IX proferì il Dogma dell’Immacolata Concezione di Maria, quadro che così ricordano Pietro Magri e Pietro Groppi nei loro libri: Il quadro della Concezione nella cappella opposta ha belli i progenitori e alcuni patriarchi e di personaggi dell’antica legge. (Da un disegno dell’interno del Duomo del secolo XIX, possiamo vedere l’altare della Concezione con il sembiante del quadro dell’Assunta).
Termina quella lettera che oggi assume il valore di un documento con queste parole:
Di queste opere non conosciamo le dimensioni e non ci sono neppure immagini. La documentazione è descritta in varie pubblicazioni di cui alleghiamo parti in copia … Chiediamo che codesto ufficio riapra tale ricerca e intervenga per il recupero di quant’appartiene al Duomo. (Fine)
(12) Il busto parrebbe essere quello che è conservato al Museo di Barga e di cui abbiamo allegato un’immagine eseguita da Massimo Pia.
(13) Dalla mostra che si tenne a Barga al SS. Crocifisso l’anno 2004, curata dall’Istituto Storico Lucchese Sezione di Barga. Dai lavori di questa mostra apprendiamo che dell’Annuciazione di Federico Zuccari di Barga ne facesse una probabile copia Giovanni Bizzelli e che sarebbe quella che compare alla Tribuna del Buontalenti conservata agli Uffizi di Firenze, ridotta a una tempera di 0,57 x 0,44.
(14) Lo smantellamento degli altari non iniziò nel 1862, vedi relazione Bientinesi 1862 in, secondo dei presenti articoli, dove si può leggere che in quell’anno si fa ancora l’elenco degli altari presenti nel Duomo di Barga.
Tag: baccio ciarpi, altari del duomo, giovanni bizzelli, barga
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