Ci siamo lasciati con il secondo articolo al punto in cui parlavamo della cappella del SS. Sacramento, che nel 1825 fu pronta per essere inaugurata sia come lavoro che come compimento finale del Duomo di Barga. Per farla fecero ricorso alle entrate dell’altare di Filippo Neri e degli Angeli Custodi, dove era conservato, appunto, il SS. Sacramento e si è detto che quell’altare si era spostato qui all’allora nuova cappella e lo testimonia anche il proposto Bientinesi quando nella sua e da noi già citata Relazione dell’anno 1862 ci fa conoscere che l’altare di San Filippo Neri e Angeli Custodi sia un tutt’uno con quello del SS. Sacramento.
Intanto, come ormai tutti dovrebbero sapere, la cappella del SS. Sacramento fu iniziata l’anno 1823 e terminata con il 1825. Qui ci misero un bell’altare di marmo che dopo cento anni, al tempo dei restauri al Duomo del 1927-39, fu portato alla chiesetta del cimitero urbano di Barga. Oggi, all’interno dell’altare c’è un quadro di Baccio Ciarpi con Gesù che consegna le chiavi a San Pietro. Quest’odierno particolare già presente nel 1927-39 e anche molto prima, ha una sua storia che non corrisponde all’epoca del censimento degli altari che fece il proposto Bientinesi, anno 1862, perché quel quadro di San Pietro aveva ed era a un suo altare. Allora, cosa nasconde la storia dell’altare del SS. Sacramento quando fu messo in opera nel 1825?
Potrebbe essere (il condizionale è d’obbligo) che all’altare di marmo del SS. Sacramento, inizialmente, 1825, ci fosse stato messo un quadro che oggi ci sfugge oppure che la parte che avrebbe dovuto ospitarlo fosse stata occupata dalle due statue che lo corredavano e che tra poco incontreremo nel nostro racconto. Queste due statue sono ancora conservate nel Duomo di Barga. A quest’idea preme di fare un inciso per conoscere e chiarire la storia di quest’altare e lo facciamo usando le parole di Mons. Lino Lombardi, dall’articolo: I lavori al Duomo di Barga verso il 1825, che pubblicò nel 1934 sul giornale La Corsonna. Ecco la parte che ci interessa.
Si può osservare ora da taluno: se la cappella del SS. Sacramento è di data così recente (ndr-1825) come va che vi è un altare secentesco? La risposta è facile. Fatta la cappella bisognò pur provvedere un altare decoroso: capitò un’occasione buona presso una chiesa francescana di Lucchesia e fu acquistato a prezzo di favore.
Chiarisce Mons. Lombardi che l’archivio della parrocchia taceva di tale compera, però potrebbe essere stato, anzi lo fu quasi certamente, un acquisto dell’Opera di San Cristofano ed ecco il possibile silenzio del suo archivio. Comunque, la sua affermazione circa l’acquisto dell’altare corredato con le due belle e importanti statue sempre di marmo, raffiguranti San Bonaventura da Bagnoregio e San Ludovico di Tolosa, la storia della sua provenienza, fu il frutto, così come scrisse, di un’indagine che condusse tra gli allora vecchi e attenti personaggi di Barga (1934). (7) Continua Lombardi dicendo:
Che l’altare sia “nato” in chiesa francescana lo vediamo dalle statue di due luminari dell’Ordine di San Francesco. Come detto i due santi sono San Bonaventura da Bagnoregio e San Ludovico di Tolosa.
Chiosa il Lombardi dicendo:
Forse l’altare era troppo fastoso per la tradizione francescana; perciò i frati se ne disfecero e i Barghigiani senza andare troppo per il sottile sul contrasto di stile fra Duomo e altare, tanto più che nel tempio già erano i secenteschi altari lignei, lo acquistarono facendo un ottimo affare.
Inutile dire che sarebbe assai interessante sapere da quale chiesa francescana pervenne a Barga l’altare ma se già all’epoca non ci riuscì a Mons. Lombardi (altrimenti l’avrebbe scritto) per noi è ancor più difficile.
Il Lombardi termina questa storia dell’altare, da lui vista all’anno 1934 dell’articolo, dicendoci che in quel 1825 ci adattarono il quadro di San Pietro, però, come abbiamo visto, ciò non poteva essere stato così, perché in quel tempo il quadro di San Pietro era ancora al suo altare dove rimase sino almeno alla Relazione Bientinesi del 1862, perché quell’altare lì è citato ancora esistente. Allora è possibile che il quadro di San Pietro sia stato spostato all’altare della cappella dello SS. Sacramento al momento che sfecero il suo, ma non sappiamo quando ciò avvenne, comunque e certamente dopo quel 1862, probabilmente verso la fine di quel secolo. Lo storico locale Pietro Groppi nella sua Guida al Duomo, pubblicata nella sua tipografia di Barga l’anno 1906, ci fa conoscere che in quell’anno all’altare dello SS. Sacramento c’era il quadro di San Pietro, quindi il disfacimento del suo altare sta nei 44 anni che intercorrono tra il 1862 e questo 1906.
Che cosa misero allora al “nuovo” altare di marmo in quel 1825? Come detto è probabile che non ci mettessero nessun quadro ma quello spazio occupato dalle due citate statue, mentre dall’altare di San Filippo Neri potrebbe essere arrivato un tabernacolo ligneo che già conteneva il Santissimo, possibile anche il dorato busto di San Filippo Neri contenente delle sue reliquie e che oggi è al Museo Antonio Mordini. E il quadro dell’Angelo Custode di Baccio Ciarpi? Come si è lasciato in sospeso forse ci misero un quadro proveniente dall’altare di San Filippo Neri, ma qual era se non quello dell’Angelo Custode del Ciarpi? (8)
Iniziamo questa ennesima indagine facendo ricorso alla storia del Duomo raccontata in particolare da Mons. Lombardi in un articolo storico pubblicato su La Corsonna, A. XXXIII, n. 9 dell’ottobre 1933. Il titolo Parlando di burrasche, dove a un certo punto si sofferma alle parole scritte su di un brogliaccio dell’anno 1663 da un giovane chierico dell’Opera del Duomo, un certo Pierangelo Nigarelli di Barga, il quale parla di una burrasca e dei fulmini che colpirono il Duomo. Oggi con i parafulmini tutto è maggiormente sicuro ma sino a poco più di un secolo fa, tali eventi spaventavano a morte e, infatti, quella burrasca causò un vero e proprio disastro alla chiesa.
Si era al 27 agosto 1663 e tra la mezzanotte e l’una venne una grandissima pioggia con tuoni e fulmini. Il giovane chierico Nigarelli scrisse sul brogliaccio: Una saetta dannosissima e di grande spavento rovinò ed abbrugiò l’immagine di rilievo di S. Filippo e il quadro dell’Angelo Custode …
In pratica si parla di una bruciatura dell’altare e delle sue opere d’arte, di quale consistenza non si dice, ma parrebbe di non grandissima entità perché il quadro dell’Angelo Custode torna in una lettera di circa quarant’anni dopo, quindi ancora in mostra all’altare, esattamente del 1705 ma con toni molto negativi circa la conservazione.
Da Barga, infatti, qualcuno aveva informato il Granduca di Toscana che si stava trascurando fuor di misura la massima chiesa di Barga e dagli uffici fiorentini arriva al podestà di Barga una severa reprimenda per il suo lasciar correre circa questo scandaloso agire. Gli si dice di intervenire presso l’Operaio di San Cristofano e che lui faccia prontamente rimediare alle rotte vetrate delle finestre da cui cade la pioggia sull’altare del Santissimo, quello di San Filippo Neri e dell’Angelo Custode, con il quadro che soffre moltissimo e oltre che scolorito è quasi mondo, cioè, la vernice o si scaglia oppure ha perso la sua compattezza. La mancanza delle vetrate era causa anche di un consistente freddo all’interno della chiesa tanto da tener lontani fedeli dalle funzioni e messe. (9)
Questo particolare del cattivo stato all’anno 1705 del quadro dell’Angelo Custode del Ciarpi ci mette in allarme, nel senso che, come si conferma nella saggistica sul pittore, l’opera andasse persa, quindi non è possibile che fosse pervenuta al nuovo altare del SS. Sacramento, salvo un suo possibile restauro dopo la questione sollevata dagli uffici fiorentini l’anno 1705. Comunque fosse stato noi siamo dell’idea che l’altare fu messo in opera con le sole statue dei due Santi e solo dopo ci arrivasse il quadro La consegna delle chiavi a San Pietro.
Abbiamo già detto che lo storico locale Pietro Groppi nella sua Guida al Duomo del 1906 annoti l’altare del SS. Sacramento con il quadro di San Pietro ma al tempo stesso ci dice che proprio in quello stesso anno vi fu messo il ciborio di marmo donato da Maria Donnini, sorella del defunto vescovo d’Arezzo Donnino, questo per suo legato testamentario. Un particolare che potrebbe dirci che in quell’anno 1906 si sia intervenuto all’altare e forse ci fu messo anche il quadro? … ma qui fermiamoci per ripetere che quest’altare al tempo dei restauri al Duomo (1927 – 1939) fu tolto dalla chiesa e così com’era fu portato alla cappella del cimitero di Barga, dove ancora oggi fa la sua bella mostra.
Riprendendo il filo degli altari presenti nel Duomo vediamo cosa si prospetta nelle pubblicazioni locali circa la loro possibile storia, ripetendo che sul finire del secolo XIX già aveva preso inizio una loro diminuzione. Questa dovuta attenzione alla chiesa, nel senso di toglierla dallo stato di una superfetazione d’altari, dismettendoli, oltre a dare l’avvio a una perdita di manufatti ricchi di valore artistico, si pensi agli intagli nel legno, ecc, al tempo stesso pose il problema della conservazione delle opere pittoriche, che in parte, anche per i motivi detti nel primo articolo, andarono disperse o avviate a una disattenzione che pian piano causò la possibile perdita.
Intanto vediamo cosa ci dice lo storico Pietro Magri nel suo libro Il Duomo di Barga del 1884. Non che degli altari ne faccia una particolare menzione ma qua e là ci sono degli accenni che per noi sono molto interessanti. Per esempio è ora dentro la cappella del SS. Sacramento ma ci illustra solo le opere robbiane ivi presenti, tacendo dell’altare di marmo, però, quando si sposta in cornu evangellii, alla cappella della Concezione sentiamo cosa ci racconta:
Il quadro della Concezione nella cappella opposta ha belli i progenitori e alcuni patriarchi e di personaggi dell’antica legge.
Prima a quello della deposizione e oggi a quest’altare si venera una immagine in tavola in un piccolo quadretto rappresentante Maria Santissima, la quale immagine anticamente era in una parete di un mulino di Corsonna appartenente all’opera e chiamato di S. Cristofano.
A volo d’uccello ci parla della Madonna del Molino che era legata alla SS. Concezione. Poi accenna all’altare di San Giuseppe che fu eretto l’anno 1523, stranamente senza aggiungere altro, come dei due santi che sono con lui: Rocco e Arsenio e più che altro che sullo sfondo si vede Barga raffigurata in quel tempo. Cita ancora la Deposizione di Cristo dalla Croce dicendoci che l’anno 1786 ebbe un restauro e che trovarono scritto che era:
del Pittore –Joannes Risellius Flor. 1600 – Questo Riselli (ndr-Bizzelli) fu celebre scolare di Alessandro Allori, nepote dell’altro Allori detto il Brongino.
Questo quadro del Bizzelli è ancora presente alla Cappella della Concezione, così come il San Giuseppe e la Madonna del Molino, mentre ci sfugge completamente l’allora quadro dedicato alla Concezione con tutti quei santi e patriarchi; questa e una delle diverse opere perse.
Andando avanti nella lettura ecco apparire la memoria di un quadro dell’Annunciazione, quella che abbiamo già posto in evidenza nel nostro secondo articolo dei presenti, con queste nostre parole:
Un bel quadro del pittore operante in Firenze, Federico Zuccari (Sant’Angelo di Vado 1539 – Ancona 20 luglio 1609). Questo è uno dei quadri che sarà tolto dall’altare e in Barga se perderà la traccia.
Così il Magri lo tratteggia: Il quadro dell’Annunziazione è una copia di quello di Firenze ma con una gloria aggiunta che fa vedere l’abilità del pittore.
Altro testo di un certo valore è la già citata Guida al Duomo di Barga del 1906, scritta e stampata in proprio da Pietro Groppi, che era cugino di Pietro Magri. Rispetto al cugino Groppi ci offre un panorama un poco più consistente e senza citare quando accadde, ci fa capire che almeno tre quadri di altrettanti altari sfatti sono ora alle pareti della cappella centrale dov’è San Cristoforo e in una nota li cita così: Santa Caterina, San Giovanni Decollato e San Nicola di Bari (il quadro di cui abbiamo parlato nel terzo articolo del presente lavoro).
Questa cosa Groppi la ripete a pag. 56 del suo citato lavoro mentre scende dal piano sopraelevato a quello sottostante e così dicendo: “dove non si trovano altri altari per essere stati abbattuti”, i cui quadri in parte sono ora, come detto sopra, alle pareti della cappella di San Cristoforo. Gli altari che Groppi cita non più esistenti in questo piano del Duomo sono i già citati nei precedenti censimenti, ossia: San Nicola di Bari, Santa Caterina, San Giovanni Decollato, San Paolo e San Giovanni Battista.
Groppi a ogni altare disfatto cita chi ne era il fondatore o il patrono che per ordine sono:
San Nicola di Bari – Eretto da Orazio Ciarpi 1651 (fratello del pittore Baccio Ciarpi).
Santa Caterina – Famiglia Manfredini.
San Giovanni Decollato – Eretto da Domenico Ciarpi 1651 (fratello del pittore Baccio Ciarpi).
San Paolo –Famiglia Cestoni di Filecchio ma sappiamo che fu fondato da Paolo Carrara.
San Giovanni Battista – Famiglia Tallinucci. (Dice Groppi che questo quadro era stato messo nella cappella del Camposanto in Sigliari). (10)
Groppi chiosa senza pietà circa l’argomento altari nel Duomo, dicendoci che prescindendo dal culto, dovrebbero essere tolti anche gli altri “che sono una superfetazione e guastano l’armonia storica del tempio”.
Gli altri altari citati Groppi sono il già ricordato del SS. Sacramento, seguitando con quello della Madonna del Rosario che lui chiama “Altare Rosa Mistica” con la pittura della Madonna contornata dai 15 quadretti dei Misteri Dolorosi. Questo è uno dei quadri del Ciarpi che ancora oggi si conserva presso la Pieve di Loppia. Accanto o meglio sopra a quest’altare c’era la cantoria e l’organo.
Siamo al 1906 e da questo libro sul Duomo di Barga di Groppi rispetto a quello precedente del cugino Pietro Magri è passato circa un quarto di secolo e vediamo che si cita ancora esistente alla cappella della Concezione il misterioso quadro della Madonna con i patriarchi in basso, progenitori “ed altri soggetti dell’antica legge. Voltando a destra c’è l’altare di San Giuseppe (si capisce che è l’attuale con Barga e i Santi Giuseppe, Rocco e Arsenio), e di questo si dice che sia “dei Santi Tito Titi”, che merita speciale menzione, sebbene deturpato per collocarvi una piccola immagine in tavola della Madonna del Carmine …”. L’altro altare presente in questo piano superiore del Duomo era quello della Deposizione con il quadro del Bizzelli.
Si nota ancora che il battistero sia sempre sotto il campanile con l’antico fonte e il nuovo scolpito nella breccia di Seravezza, che oggi è al Museo Antonio Mordini. Mentre la grandiosa Croce di scuola bolognese, dal 1976 appellata da Federico Zeri “Croce del Maestro della Collegiata di San Cristoforo di Barga”, oggi esposta alla cappella della Concezione, allora era posta alla cappella di San Cristoforo, probabilmente attaccata quasi all’arco centrale e da lì pendente sull’altare. (11)
Altro excursus su quest’argomento si può fare andando a rileggere una pubblicazione di Italia Artistica, esattamente la n. 75 che parla di Bagni di Lucca, Coreglia e Barga, scritta da Arnaldo Bonaventura e pubblicata nel 1914. A pag. 116 ecco citata ancora l’opera di Federico Zuccari: L’Annunziata e forse questa è l’ultima volta che si cita visibile nel Duomo di Barga. Si cita ancora la tavola di San Giuseppe, San Rocco e per il terzo santo lui dice Sant’Antonio ma è Sant’Arsenio, dove pare voglia riprendere i defunti Magri e Groppi che dimenticarono di dire che dietro si vede Barga antica. Inoltre ripete come esistenti ed esposti i quadri che sopra abbiamo già citato e non li ripetiamo. Bonaventura citando i quadri indica al lettore, così com’era giusto dire, che gran parte di quei quadri si dovevano al pennello di Baccio Ciarpi.
In questi ultimi elenchi ci siamo fatti un’idea circa lo stato degli altari all’interno del Duomo, che ormai erano ridotti alle tre cappelle, alla Madonna del Rosario sotto l’organo, altro di fronte sul lato opposto e forse qui finisce l’elenco perché nel piano inferiore, come ci ha raccontato Groppi, non c’era più nessun altare. (nelle due immagini si vedono gli altari del Rosario e di San Giuseppe)
Per terminare questa carrellata diciamo che il 1913 fu un anno molto importante per la vita del Duomo, diremo fondamentale dal punto di vista del suo futuro che si renderà concreto con i restauri 1927-39. Infatti, furono eseguiti dei lavori all’esterno che videro l’abbattimento degli edifici, sorti nei secoli appoggiati alla chiesa.
Questi lavori non furono casuali ma frutto di un progetto teso a intervenire per rendere migliore il Duomo anche all’esterno, dopo che come visto si era intervenuto all’interno circa la superfetazione degli altari. Il progetto attuato nel 1913 fu particolarmente sostenuto dal locale giornale La Corsonna con un articolo a firma Geo, certamente un modo tecnico di siglare gli articoli di Italo Stefani, uno dei due direttori, l’altro era Alfredo. Siamo nel gennaio 1912 ed ecco Geo che pubblica l’accennato articolo sotto il titolo Il Nostro Duomo, dove, dopo una corsa nei secoli del monumento eccolo arrivare all’allora presente e sentiamolo:
Purtroppo le epoche più vicine a noi hanno deturpato in parte l’armonia grandiosa della nostra chiesa maggiore.
Se la cupidigia dei roditori di chiese e dei musei ha risparmiato tanti tesori che si conservano fra le mura di travertino scalpellinato e se mani rapaci non hanno carpito le terrecotte robbiane, gli ostensori preziosi, le stoffe trapunte d’oro e di seta, i quadri dipinti nelle scuole dei sommi maestri del pennello: il cattivo gusto ha però infronzato di false decorazioni la cappella di S. Cristofano ed HA CHIUSO CON UNA MORZA DI CATAPECCHIE L’ABSIDE E LA FACCIATA ORIENTALE ed il tempo rovinato qualche dipinto prezioso. (vedi l’immagine del Duomo prima del 1913 con le case appoggiate al fianco sud)
Oggi si vuole riparare al male arrecato e si sono progettati diversi lavori, che lo renderanno all’antica magnificenza. L’isolamento prima di tutto e poi quando libero tornerà a campeggiare nel cielo colla sua vita più che millenaria sembrerà a noi di vederlo risorgere bello ed imponente attraverso i secoli, come lo videro sorgere pietra su pietra i nostri avi.
Con il prossimo e ultimo articolo si vedrà di dare un’idea dei quadri che si suppongono partiti da Barga e mai ritornati.
(Continua)
(7) Non tutti gli studi concordano con quest’autorevole affermazione di Mons. Lino Lombardi, pensando che l’altare fosse stato fatto nel Seicento per il Duomo di Barga. In particolare si veda: Baccio Ciarpi (Barga 1574 – Barga 1654) – Istituto Storico Lucchese Sezione di Barga, Tip. Gasperetti Fornaci di Barga, 2007. Pag. 38.
(8) Qui devo chiedere scusa per ciò che ho scritto nel passato articolo circa il possibile quadro La Morte di San Filippo Neri che sarebbe al SS. Crocifisso. Mi sono fidato di ciò che mi era stato detto, ma non è così. Infatti, c’è un quadro al SS. Crocifisso con un personaggio, un prete, che muore a un altare, ma questi non è San Filippo Neri ma Sant’Andrea d’Avellino, di cui dissi che il suo culto in Barga passò dal Duomo in San Rocco, poi alle carceri ma ora dobbiamo aggiungere, anche dalla chiesa del SS. Crocifisso. Qui ebbe un suo altare a servizio dei carcerati, finché a questi fu concessa la domenicale uscita dalle carceri di Palazzo Pretorio per recarsi, sotto stretta sorveglianza, ad ascoltare la Messa a quest’altare del SS. Crocifisso, però a porte chiuse.
Circa l’altare del Duomo a San Filippo Neri e agli Angeli Custodi, va detto che c’era un quadro, precisamente quello del Ciarpi, ossia, l’Angelo Custode. Non crediamo ce ne fossero stati due e quindi di San Filippo Neri c’era solo il busto dorato che è probabile finisse all’altare della cappella al SS. Sacramento quando fu fatta la e inaugurata l’anno 1825.
(9) Vedi: Baccio Ciarpi (Barga 1574 – Barga 1654) – Istituto Storico Lucchese Sezione di Barga, Tip. Gasperetti Fornaci di Barga, 2007. Pag. 42.
(10) Qui occorre fare attenzione, perché abbiamo detto che un altare, quello di marmo presente alla cappella del SS. Sacramento fu portato al tempo dei restauri al Duomo (1927-39) alla chiesetta del Camposanto di Barga e ciò è la verità ed è ancora lì.
Questo quadro di San Giovanni arrivò anch’esso alla chiesetta del camposanto ma non era quella di oggi, bensì altra che si mostrava a Est, sul lato attuale delle cappelle gentilizie. Questa cappella forse crollò con il terremoto del 1920 o fu gravemente lesionata e quando fu il momento di rifarla, perché si era girato l’ingresso del Camposanto da Ovest a Sud, la nuova chiesetta fu rifatta dov’è oggi, ossia, a Nord entrando nel Camposanto, con l’abbandono del precedente sito. Possibile che con il presunto diroccamento della prima chiesetta, il quadro di San Giovanni avesse subito dei danni e chissà? Forse avviato o prelevato dalla Soprintendenza per il restauro e mai tornato indietro oppure andò distrutto?
(11) Per la Croce del Maestro di Barga vedi QUI.
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