BARGA – Durante lo studio di quest’argomento è capitato allo scrivente di imbattersi in quadro che è ancora oggi conservato nel Duomo nella cappella di San Cristoforo. L’opera che apre quest’articolo e che così è conosciuta secondo la classificazione datagli al tempo delle mostre di Barga Medicea, anno 1980:
Madonna in Gloria, con i Santi Niccola da Tolentino, Vincenzo e l’Arcangelo Michele. Ambito del pittore fiorentino Simone Pignoni (Firenze 1611 – 1698).
La prima domanda che uno si pone di fronte al quadro, come sempre accade, cioè, che attinenza possa avere San Vincenzo con il san Niccolò da Tolentino e San Michele? Questo anche cambiando l’ordine dei Santi.
Tale domanda è stata sempre nei nostri pensieri, magari dicendo tra noi: mah! Il mondo della Chiesa è talmente grande che tutto è possibile e così pensando avanti ad osservare altre opere d’arte.
Altra domanda: ma perché è qui nel Duomo? Altari specifici dedicati al Santo di mezzo: San Vincenzo, qui non ci sono mai stati. Tra l’altro si dice proveniente dalla canonica del Proposto che è lì sotto la chiesa con la ripetuta certezza che fosse opera appartenente al Duomo.
Parlandone con un amico interessato alla storia di Barga, intanto, lui mi ha confermato che la dicitura del quadro sia quella che è detta sopra e che fu rispolverato proprio al tempo di Barga Medicea, il 1980. Facendo un attimo mente locale sui santi che sono pitturati sulla tela, ci siamo detti: la vogliamo vedere almeno la storia dell’agostiniano San Niccola da Tolentino, se tante volte ci mettesse su qualche strada dritta? Detto e fatto ecco cosa narra la sua storia, cioè, che i suoi genitori, che vivevano nella Provincia di Macerata, erano giunti a un’età già avanzata con un grande desiderio, quello di avere un figlio. Un angelo gli consigliò di recarsi in pellegrinaggio a Bari e sulla tomba di San Nicola supplicare il miracolo. Il consiglio fu tenuto nella massima considerazione e così ebbero un figlio e in omaggio al Santo gli imposero il nome Nicola.
Partendo da questa constatazione ecco cangiarsi all’improvviso quel San Vincenzo in San Nicola, seppur non sia rappresentato come vescovo e con i suoi simboli identificativi, che ha di fianco raffigurato un suo miracolo nella persona di San Nicola da Tolentino.
L’Arcangelo San Michele vestito da guerriero com’è la sua classicità, che ci fa? Se nel quadro ci fosse veramente San Nicola, basterebbe far ricorso alla storia iconografica del santo e tutto si chiarirebbe. In effetti, pare che San Nicola di Bari e San Michele si leghino strettamente e molte volte li vediamo anche raffigurati assieme. Chissà, forse anche perché le ossa del vescovo San Nicola giunte a Bari nel 1087, prima che gli fosse costruita la basilica da dedicargli, avessero avuto accoglienza nel monastero benedettino posto sotto la chiesa di San Michele Arcangelo, cui si accedeva dall’interno della stessa chiesa. Tra l’altro si narra anche che il luogo fosse un avamposto templare e che lì sotto, nel monastero, ci fossero state delle loro tombe.
Dopo queste plausibili connessioni eccoci alla domanda e la Madonna cosa raffigura? A questa domanda ne aggiungiamo un’altra: se il santo è Nicola di Bari, cosa fa in quella posizione a mani aperte? Pensiamo alla classica posa del Santo detta: “La Gloria di San Nicola”, quindi la Madonna è lì a sospingere il Santo a Dio.
Questo quadro ricorda una pittura di Lorenzo Berrettini, parente del celebre Pietro da Cortona, accolta nel Duomo della sua città, più che altro si vede una figura di Santo in un simile sembiante, dal volto alle vesti. In questa pittura l’unico santo che si ricollega alla pittura di Barga è Nicola da Tolentino, mentre gli altri sono Sant’Antonio e forse Santa Caterina da Siena. Il Santo centrale della pittura di Cortona, ha in mano un libro mentre a quello di Barga sta sotto la sua pianeta.
Altra strada per questa pittura di Barga potrebbe essere quella che ci porta a San Filippo Neri, alla sua “estasi” e volendo lo raffigurerebbe anche la fossetta alla tempia; Santo che nel Duomo aveva un suo altare, ma se si può accostare a Filippo Neri il San Nicola da Tolentino parimenti anche San Michele Arcangelo così prossimo a San Nicola? Tra l’altro San Filippo Neri era raffigurato al suo altare a basso rilievo probabilmente di legno e lo ricorda una memoria che ci parla di un fulmine che colpì il Duomo nel 1663, dove si dice che questa saetta “abbrugiò l’immagine di rilievo di San Filippo e il quadro dell’Angelo Custode” pittura che era di Baccio Ciarpi. Nella possibilità che avessero fatto rifare un San Filippo di pittura, è questa? Un quadro di San Filippo Neri si trova nella chiesa che fu la succursale del Duomo, cioè al SS. Crocifisso, dove non fu mai presente un altare al Santo e il quadro è: “La morte di San Filippo Neri”, possibile che questo sia arrivato lì dal Duomo?
Finendo questa sorta d’inciso circa il presente lavoro sugli antichi altari del Duomo di Barga, va detto che se nel quadro fosse raffigurato San Nicola di Bari, sappiamo che anche lui aveva un suo altare nel Duomo e di cui abbiamo già detto assai, come il fatto che fosse del Comune di Barga, dove stava una pittura di Baccio Ciarpi da Barga.
Per altro possiamo dire che Pietro Groppi nel suo libro Guida del Duomo e dei monumenti principali per uso dei turisti di Barga, stampata e pubblicata dalla sua tipografia nel 1906, ci dice che quando fu dismesso l’altare di San Nicola il quadro del Ciarpi finisse esposto alla cappella di San Cristoforo, dove, dopo quasi cento anni, quello che apre il presente articolo par ci dica: forse sono io? Domanda a cui non è facile rispondere.
(fine terza parte; continua)
Tag: altari del duomo, oper5e d'arte, san nicola, baccio ciarpi
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