BARGA – Dopo la presentazione del progetto con gli studi che proverebbero la sua fattibilità ed un impatto ambientale sul territorio inferiore a quello dello stabilimento attuale presentato dai consulenti di KME nell’incontro del 21 febbraio scorso a Fornaci, ieri sera a Barga, al teatro dei Differenti, il secondo round dell’udienza generale per mettere a confronto le parti. Da ieri sera sono state proprio le altre parti in causa, ovvero quelle che a livello pubblico ed anche di associazioni del territorio hanno presentato osservazioni al progetto ed all’impianto che vuole realizzare KME. Osservazioni che da due anni vedono il territorio in fermento con la stragrande parte della popolazione contraria alla realizzazione del progetto
Come detto è stato questo solo il secondo round perché ci vorrà forse ancora un’altra riunione, oltre a quella già fissata per il 6 marzo sempre al teatro dei Differenti, per permettere a chi denuncia le criticità ed in rischi dell’impianto, di poter esprimere le proprie osservazioni ed alla KME di poter poi fornire gli eventuali chiarimenti richiesti nel corso di questi incontri.
Il primo dei punti critici affrontati da chi si oppone al progetto è stato evidenziato da Paolo Fusco per conto del movimento della Libellula: le criticità esistenti nel progetto di KME nell’ambito del Piano Regionale Bonifiche (PRB) che secondo Fusco e La Libellula è alla base di tutto il ragionamento perché indica i criteri per cui impianti di trattamento di rifiuti si possono o non si possono fare;
Tre sono i fattori escludenti presenti nel progetto tra cui, oltre alle invarianti ambientali, le limitazioni relative alla Legge Galasso che impediscono la realizzazione di impianti di trattamento di rifiuti in aree come quella in cui verrebbe ubicato il progetto; così non sarebbe se si trattasse, come invece dichiara KME, di un impianto di co-incenerimento di rifiuti ovvero il cui combustibile non sia necessariamente quello legato ai rifiuti.
Fusco ha introdotto quello che poi è stato il ragionamento portato avanti anche negli interventi successivi, ovvero che l’impianto proposto da KME è a tutti i titoli un impianto di incenerimento di rifiuti. Sulla questione del co-inceneritore che co-inceneritore non sarebbe, si è incentrato anche il ragionamento che ha portato avanti a fine della riunione anche Rosano Ercolini di Zero Waste Italy, non c’è per lui alcun dubbio che si tratti di impianti di incenerimento e non di co-incenerimento e che dunque ricada a pieno titolo nel vincolo escludente.
Fusco, in apertura, ha anche contestato gli studi di KME, ritenuti incompleti, sulla situazione sanitaria della Valle e sulle condizioni climatiche della Valle ha spiegato perché non sono adatte ad ospitare nuove fonti emissive, a cominciare dal fenomeno dell’inversione termica invece tralasciato nelle sue proiezioni dall’azienda.
La parola è poi passata a Andrea Elmi presidente di Coldiretti Lucca che ha evidenziato le criticità del progetto dal punto di visita delle ricadute e delle conseguenze sul comparto agricolo della Valle: lo studio presentato da KME sul territorio è incompleto perché basato su un raggio di soli 2 km e non prende in considerazione una intera Valle dove invece è presenta una notevole attività agricola; l’agricoltura viene invece considerata come marginale nella Valle e così non è; gli studi di KME sulle previsioni degli inquinanti e degli effetti non tiene in alcun modo in considerazione l’apicoltura che è attività molto presente sul territorio; non viene considerata la naturale vocazione agricolo-turistica della Valle e le sue enormi potenzialità che sarebbero minate dalla realizzazione di un impianto di questa portata.
Tra gli interventi della Libellula anche quello di Francesco Bertoncini che si è soffermato sugli impatti ambientali e sulla questione dei costi energetici che per KME sarebbero il fondamentale motivo per cui si porta avanti il progetto.
Per Bertoncini sono irrealistici i dati sulle emissioni fornite da KME. Secondo lo stesso non si ridurranno i flussi di massa inquinanti , perché i dati reali sono molto diversi da quelli presenti sulle carte. Il progetto di KME non è in grado di dimostrare nessun miglioramento sull’impatto ambientale dato dalla nuova configurazione dello stabilimento. Per Bertoncini, che ha naturalmente documentato i propri studi, simulazioni che invece tengano conto del reale sfruttamento degli impianti, portano a conclusioni opposte, ovvero di peggioramento dei flussi di massa.
La finalità del progett secondo non è infine per Bertoncini la auto produzione energetica; non è questo il vero risparmio. Intanto perché alla luce dei dati visti la condizione del costo energetico di KME non si può assolutamente definire come critica o insostenibile né a livello nazionale che internazionale ma anche perché l’impianto previsto non ridurrebbe significativamente i costi energetici. “E allora – si è domandato – allora che cosa rende giustificabile un investimento di circa 75 milioni di euro nel solo impianto di gassificazione?” Per Bertoncini la funzione economica principale dell’impianto è il trattamento dei rifiuti e le entrate da esso derivanti
Bertoncini si pone quindi anche l’interrogativo sul futuro dei lavoratori. Per lui è ipotizzabile uno scenario futuro in cui l’azienda potrebbe dismettere lentamente l’attività metallurgica di concentrarsi su quello che sembra essere il vero core business, ovvero il guadagno dalla gestione del pulper; la dismissione dell’attuale produzione potrebbe permettere inoltre all’azienda di incassare un ulteriore guadagno netto dalla vendita in rete dell’energia prodotta dall’impianto.
Tag: kme, zero waste, rossano ercolini, Libellula, gassificatore, inchiesta pubblica
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