Manuele Bonaccorsi, uomo radicato nel presente e con uno sguardo ed un contributo importante verso il futuro grazie anche al suo lavoro. Eppure anche dalla grande attenzione per il passato, patrimonio fondamentale per non perdere la via maestra nel nostro cammino verso il futuro, per comprendere nel passato quello che dobbiamo fare per andare avanti.
Nella presentazione di Graziella Cosimini che sabato pomeriggio, di fronte ad un bel pubblico ha introdotto il libro del barghigiano Manuele Bonaccorsi “ I morti alle spalle”, noi abbiamo colto la spinta a leggere questo messaggio riguardo all’opera di Bonaccorsi; opera che tutto è ma non quello che è stato definita: “il piccolo horror che non ti aspetti”. C’è la base horror se proprio vogliamo, ma c’è tanto altro nel breve racconto di Manuele; c’è una profonda ed attenta riflessione su quello che è necessario per la società del futuro se non vuole perdersi nel suo presente che può essere enormemente banale, scontato, fuorviante e, peggio ancora, alienante: scrutare e conoscere, dunque, il suo passato.
Del resto la stessa dedica di Manuele ai suoi nonni, riportata nel volumetto, lo dice bene: “Affinché con l’esempio della loro vita possano aiutare i loro pronipoti ad orientarsi nel loro tempo”.
E’ particolarmente significativo che tutto questo ce lo dica, peraltro con una bella scrittura ed una grande intelligenza, in un racconto dalla trama che all’inizio destabilizza, ma sempre più avvincente, un uomo che più che al passato guarda proprio al futuro con il suo lavoro quotidiano nella ricerca e nello sviluppo della robotica; quella robotica che si ritrova anche nel suo racconto, in cui però mai è la parte preponderante ed è solo fugace contorno.
Non sono riflessioni da poco quelle che si ritrovano alla fine delle 70 pagine di questo librino, che meritano dunque di essere lette in un sol boccone.
Bravo, Manuele.
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