Come tutti gli anni, a margine del Premio Giornalistico “Arrigo Benedetti”, pubblichiamo i testi vincitori della sezione riservata alle scuole superiori. Cominciamo con il bel testo di Viola Pieroni, del Liceo Scientifico di Castelnuovo, filecchiese doc, atleta di successo ed anche promessa del giornalismo. Brava. Ecco il suo lavoro che ha vinto il premio riservato appunto ai Licei.
La Nazione, 19/7/2042
L’Italia non chinerà il capo, ancora
A 50 anni dalla strage di via d’Amelio, in cui persero la vita il giudice Borsellino e cinque agenti della sua scorta, l’Italia piange ancora.
Alle ore 17:37 di ieri pomeriggio, durante la manifestazione organizzata dall’ associazione “Libera-contro le mafie” e dal comitato antimafia Addiopizzo per il cinquantenario degli attentati a Palermo del 1992, un ordigno artigianale è stato fatto deflagrare proprio nell’omonima via, in quel momento fulcro del corteo a cui avevano preso parte migliaia di persone, tra cui molti giovani ed esponenti della lotta alla mafia. La bomba porta la firma di Cosa Nostra, una storia purtroppo già vissuta da questa città, in cui il contrasto netto e quasi simbiotico tra palazzi signorili e quartieri degradati è il simbolo del regno mafioso.
I soccorsi sono stati vani, impossibilitati a procedere a causa delle macerie e del pericolo di altri ordigni. Molte le persone sopravvissute che si sono messe a scavare tra i resti degli edifici a mani nude, mentre il numero dei feriti, attualmente 1273, continua a crescere. Ancora numerosi i dispersi, che ogni ora si aggiungono ai morti causati dall’esplosione: 451 identificati rinvenuti dai volontari.
“Ho sentito delle grida, istintivamente mi sono coperta. Eravamo in migliaia. Non realizzo ancora ciò che è successo.” Così Chiara Natoli, attivista di Libera, che già nel 2019, giovanissima, aveva avuto ripercussioni in seguito alla sua partecipazione agli eventi del 21 marzo di quell’anno, quando qualcuno le aveva incendiato l’auto sotto il portone di casa. E ancora: “Mio figlio era malato, è rimasto a casa. Se fosse stato con me sarebbe sotto quelle macerie anche lui. Non posso credere che sia potuto accadere di nuovo. Vi prego, ditemi che è tutto un brutto sogno.”
Purtroppo, un sogno non lo è. È l’ennesima dimostrazione di come la mafia non abbia codici d’onore, non guardi in faccia a nessuno. In questo momento, l’Italia è annichilita davanti alle immagini dei tg, con la paura che sia solo il primo atto di una vendetta violenta come mai prima. Perché se prima pensavano che fosse un problema lontano, ora sanno che non è così. Ma le persone non si rassegnano a questa sconfitta e al momento si sta percependo un cambiamento diverso. L’atmosfera riporta alla mente la paura già respirata da alcuni, in uno scenario fatto di cenere e lamiere contorte, di paura. Ma anche di persone che ne hanno abbastanza. Già poche ore dopo l’attentato, sono pervenute in procura 573 denunce di cittadini che, trascinati dall’onda emotiva provocata dal terribile episodio, si sono rivoltati contro i boss locali. I social sono esplosi di post, lanciando l’hashtag #iononchinoilcapo , che è presto diventato virale.
Il procuratore del distretto antimafia, in un’intervista, proclama: “Finalmente l’omertà sta vacillando, non si vuole fare finta di nulla. Chi fino ad ora è stato in silenzio, dopo aver perso tutto, ha trovato la forza di parlare. Persone che hanno perso i figli, il coniuge, i genitori. Non c’è più il sentimento di riverenza verso chi ha il potere: la mafia dà ai poveri ma non toglie ai ricchi. Toglie a tutto quello che è la bellezza. Fino ad ora, la società è stata dominata dall’incoerenza e dall’ipocrisia di persone che piangono ad ogni arresto di un mafioso, considerato un Robin Hood, che apparentemente dà ma che in realtà estorce denaro e libertà. Oggi, l’Italia si è svegliata ed ha capito. Ha capito che la mafia non è fatta solo di persone e di organizzazioni, ma è un modo di vivere, pensare ed agire. Ci riguarda tutti da vicino, perché la mafia è chiudere ipocritamente gli occhi pensando di salvarsi. Spesso viene detto che ciò è insito nella nostra cultura, ma non è così. Vi siamo costantemente immersi, ma si può cambiare. Fino ad ora abbiamo guardato nell’abisso, ma ne abbiamo negato l’esistenza. Ora, con questa ultima strage si è detto basta. Non c’è più bisogno di altri eroi, altri martiri che lottano e muoiono per vivere liberi. È ormai una corsa contro il tempo, ma forse la mafia stavolta ha davvero perso la guerra”.
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