Per ricordare Albano

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FORNACI – L’ultimo omaggio alla memoria di Albano Guidi, gli amici hanno voluto organizzarlo presso la biblioteca degli Incartati, domenica sera, con una bel ricordo pronunciato dal compagni nell’allora PCI, Marco Scaltritti.

Ve lo riproponiamo in questa occasione certi cos’ di fare cosa gradita alla famgilia di Albano ed a tutti gli amici.

 

Quando Laura mi ha chiesto se potevo ricordare Albano, non ho avuto alcuna esitazione, nessun dubbio, nonostante non fossi io l’amico più vicino a lui, non perché lo avevo già fatto, ma perché ricordare un compagno oggi nel 2017 dopo tutti i cambiamenti della società e nel mondo, rappresenta per me un dovere verso la comunità, affinchè non si perda quel filo rosso che tiene unite generazioni, che tramanda la storia, che permette ai singoli di riconoscersi in un collettivo, in una comunità, in un paese, in una fabbrica.

Insomma uno sforzo, un sacrificio per rendere la nostra esistenza degna di essere vissuta.

Oggi nella società consumistica, nella società dell’immediatezza, della connessione, che non permette mai di fermarsi, di riflettere, di guardare indietro per non fare passi sbagliati in avanti, è difficile tramettere questi valori di umanesimo, della storia. Anche se la storia di Albano è forse una storia minore per le sorti del mondo, invece è  la vita di un bravo ragazzo, di un operaio semplice, che ha voluto trasmettere valori fondamentali, nella sua breve storia, vissuta con noi e con la sua famiglia.

Per questo ho accettato questa sfida, perché credo che la storia di un bravo operaio deve essere ricordata e valorizzata proprio rispetto ad un mondo che non ricorda, per affermare che esiste ancora una minoranza che pensa che i valori immateriali sono più importanti di quelli materiali.

Forse è giusto che questo breve ricordo da trasmettere alle future generazioni venga fatto qui a Barga, ancora una piccola isola felice, che fa della cultura un suo motore di sviluppo, di coesione sociale (in una decadenza generale della Valle). Altri e penso ad Umberto, a Paolo, e alla stessa Laura sarebbero stati meglio di me, ma ci proverò.

Albano era un operaio, non intellettuale, semplice, amava il suo lavoro, la sua fabbrica, il suo partito, la sua comunità.

Guardate, già qui c’è molto da riflettere nella trasmissione dei valori.

In un mondo di oggi, che se non  vede il “sangue” scorrere nei rapporti, pronto sempre ad evidenziare i conflitti e che cerca di avere sempre un nemico da sconfiggere,  è bene ricordare che Albano non aveva nemici, e questo proprio in una stagione calda, piena di lotte, contraddizioni, ecc.,  come si diceva una volta operaista, che seppe conquistare invece diritti per tutti in un mondo certamente meno aperto e democratico di oggi.

IL lavoro  per lui era un valore, guai a tirarsi indietro, a farlo male con sciatteria, l’obiettivo per lui era sempre quello di migliorare le sue conoscenze professionali, e le sue competenze tecniche.

La fabbrica:  il padrone non era il suo nemico da battere e da spennare, la fabbrica la viveva come  sua, la sentiva sua, l’adorava, e per difenderla avrebbe fatto di tutto, sapeva bene quindi lavorare per sviluppare la fabbrica ed il lavoro e nello stesso  tempo lottare per conquistare maggiori diritti senza mai scendere alla mancanza di rispetto dei ruoli e delle funzioni.

Certamente il suo approccio alla visione ideale della fabbrica gli era stata trasmessa da sindacalisti illuminati come il Bracali, il Natalino Granducci e dal Consiglio di Fabbrica unitario in cui le varie culture – cattoliche, democratico cristiane, quelle socialiste e quelle comuniste – si confrontavano per trovare sempre una ispirazione unitaria per il bene comune.

Oggi, guardate in giro e troverete sempre di più operai che non amano quello che fanno, con una forte carica di invidia sociale perché il loro obiettivo è solo quello del soldo facile di arrivare prima di tutto e soprattutto prima degli altri.

Un giovane generoso era Albano, altruista con tutti: non scorderò mai i giorni passati con lui, e che lui rubava alla sua famiglia (e Amabile accettava e non si lamentava mai, non si è mai risentita…) per organizzare eventi, feste, perché pensava che per realizzare una società migliore occorreva sviluppare il dialogo ed il confronto con tutti, e per questo quindi si impegnava affinché la sua comunità crescesse.

Un operaio semplice ma che era in prima fila per combattere e lottare per temi diversi dalla sua condizione di vita. Un operaio evoluto che aveva capito l’importanza di portare fuori dalla fabbrica, i problemi dei lavoratori nel territorio e quindi sentiva un dovere morale di aiutare altri soggetti, ceti sociali diversi da lui, e quindi era sempre in prima fila per la rinascita del Centro Storico, per lo sviluppo del commercio a Fornaci, per il teatro, per la scuola, per valorizzare la montagna e conquistare migliori condizioni di vita per i contadini.

Ma  non ha mai voluto fare il consigliere comunale, più volte glielo abbiamo proposto e insistito, ma la sua dimensione, l’apertura mentale verso i problemi generali erano nel suo impegno quotidiano.

Infine il suo Partito, il Partito Comunista Italiano – il PCI, a cui ha dedicato tanto impegno e tanto sacrificio, ma mai in maniera ideologica e faziosa.

Parlava poco nelle riunioni, ma era vivace e arguto, accettava visioni diverse e pluralistiche: l’unità del gruppo dirigente di Barga era quello a cui teneva di più e non capiva i contrasti propri degli intellettuali, le soffriva proprio per la sua dimensione di saggia semplicità e umiltà che aveva. Perché aveva imparato in fabbrica che la storia, i cambiamenti, i diritti si conquistano solo con l’UNITA’. Mai avrebbe fatto prevalere il suo ego, il suo punto di vista se questo avrebbe significato rompere, perdere l’armonia e l’unità.

Ci sembrano poco questi valori di umanità e di altruismo, di spirito di sacrificio per l’interesse generale? No sono invece davvero fondamentali per un paese più giusto.

Oggi  ce ne vorrebbero tantissimi  di uomini come Albano.

Infine, in questi giorni, mentre pensavo a come ricordare Albano, mi sono posto una domanda: oggi Albano che farebbe, cosa sarebbe? In una società fortemente individualista, populista, egoista, Albano si sarebbe lasciato andare solo al suo ciclismo o sarebbe stato ancora qui nel PD nel centro sinistra a portare il suo mattoncino per il cambiamento? Perché noi siamo questo, nonostante quello che si dice in giro, che ci vorrebbero far apparire vecchi affamatori, responsabili di tutte le malefatte del Paese, ecc.

Nel riflettere ho trovato una cartina di tornasole, mi sono posto una domanda che pongo a voi qui stasera: ad Albano il job act sarebbe piaciuto?, e molto onestamente sarei sicuro di no, questo lui non lo avrebbe proprio digerito e accettato; lui che le lotte per i diritti in fabbrica contro le discriminazioni e ingiustizie le aveva sempre fatte, la modifica dell’articolo 18 non l’avrebbe mai accettata.

E nel probabile ideale confronto con me, che per scelte diverse, mi sono trovato successivamente dalla parte della barricata opposta alla sua (imprenditoriale) che ha visto come i diritti venivano utilizzati solo per egoismo personale e che per questo sono stato invece a favore  del cambiamento, ma lui non avrebbe mai cambiato idea, ma mai e poi mai  sarebbe uscito dal partito. Mi avrebbe solo detto in quel confronto ipotetico: “Vedrai Marco fra alcuni anni cambierai idea”.  Ma sarebbe qui con noi a partecipare alla vita del PD e del centro sinistra perchè l’UNITA’ per lui era fondamentale.

Sono arrivato alla fine, Albano nella sua semplicità ci direbbe “ Andiamo a festeggiare “ e noi invece ci stringiamo nel suo bel ricordo, di ragazzo amabile, generoso, un uomo solare, che ha sempre creduto in un mondo migliore e più giusto.

Marco Scaltritti

 

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