A Fornaci un centro studi per l’economia circolare con il recupero dell’ex centro ricerche

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FORNACI – Primi passi per la ristrutturazione dell’ex centro ricerche che da mesi si sa l’azienda intenderebbe recuperare e trasformare in un grande “Centro di Eccellenza per la ricerca e l’innovazione extraterritoriale”  finalizzato anche alla ricerca sui temi del recupero dei materiali e dello studio e dell’implementazione dell’economia circolare.

In Comune KME ha presentato a grandi linee questa idea per recuperare l’area per la creazione di un centro studi finalizzato non solo alle attività di KME.

Secondo quello che si sa (per il momento ancora poco in verità, ma è già qualcosa), il nuovo centro, tramite il recupero dell’area del centro ricerche – che permetterebbe anche il recupero di un importante patrimonio architettonico legato alla storia industriale di Fornaci – punterebbe a realizzare a Fornaci un area per lo studio, in collaborazione anche con alcune università, per la realizzazione sia di progetti di economia circolare, sia eventi concreti con aziende che operano nel campo del recupero e del riutilizzo di rifiuti; con la possibilità anche di affittare spazi a start-up che intendano realizzare progetti innovativo in campo di economia circolare.

Ma che cosa è l’economia circolare? I maggiori obiettivi dell’economia circolare sono l’estensione della vita dei prodotti, la produzione di beni di lunga durata, le attività di ricondizionamento e la riduzione della produzione di rifiuti. In sintesi, l’economia circolare mira a vendere servizi piuttosto che prodotti.

Secondo l’economia circolare i rifiuti sono “cibo”, sono nutrienti, quindi in un certo senso non esistono. Il prodotto deve essere progettato in modo da inserirsi perfettamente all’interno di un ciclo dei materiali, progettato per lo smontaggio e ri-proposizione, senza produrre scarti.

Gli esempi concreti di economia circolare non mancano: Aquafil, produttori di filati di nylon, hanno progettato Econyl, un sistema per valorizzare il nylon di scarto; al di là poi del classico riciclo di plastica, carta e vetro, oggi ci sono centri di recupero rifiuti che ospitano artigiani e artisti che riadattano e riusano materiali scartati per fare oggetti nuovi e venderli. In Italia sono noti il centro di Ri-Uso di Capannori.

Ecopneus è invece uno dei consorzi di raccolta rifiuti, nello specifico pneumatici fuori uso: dalle gomme non più utilizzabili riescono a ricavare isolanti acustici, granulato per pavimentazioni per campi sportivi e gioco, materiale per l’edilizia. Una start-up di Rovereto, la Eco-Sistemi, che impiega vecchi tappi delle bottiglie di plastica come carrier negli impianti di depurazione acque, ovvero come “casette” per i batteri che si mangiano lo sporco negli impianti di depurazione. Vegea srl realizza una pelle vegetale ricavata interamente dalle vinacce esauste; in California, la start-up Oryzatech, sta sperimentando blocchi da costruzione fatti gli scarti della produzione del riso…

Per quanto riguarda il progetto di Fornaci per il momento siamo solamente ai preliminari e da qui a dire che cosa e se verrà realizzato è ancora presto. Ora il comune ha avviato, su richiesta dell’azienda e come previsto dal regolamento urbanistico, un processo partecipativo: “Per l’area dell’ex centro ricerche KME a Fornaci di Barga – dichiara una delibera del comune – il progetto di utilizzo degli immobili dovrà essere specificatamente valutato e la sua formazione, in relazione all’interesse pubblico dell’iniziativa, dovrà essere preceduta, anche su stanza della proprietà, dall’approvazione da parte dell’Amministrazione Comunale di un documento di indirizzi finalizzato alla formulazione di principi, obiettivi e strategie di governo del territorio che dovranno connotare le trasformazioni territoriali in esame, previo specifico processo di partecipazione con invito ai cittadini interessati a presentare le proprie proposte per la concreta attuazione dell’intervento”;

Atti formali e di normale iter burocratico ma comunque, se la cosa andasse in porto, non sembrerebbero sussistere particolari problematiche alla eventuale realizzazione del progetto, anche perché, a livello urbanistico ed architettonico, per quello che si sa, non ci sarebbe intenzione da parte di KME di andare ad una trasformazione radicale degli edifici presenti, ma solo ad un loro adeguamento.

Peraltro il Piano Strutturale propone tra i suoi articoli proprio: “Il riconoscimento del ruolo strategico per importanza storico-culturale e socioeconomica del complesso industriale “KME” e fermi restando i necessari interventi di riqualificazione e risanamento ambientale delle aree e dei siti degradati interni allo stabilimento o immediatamente limitrofi, promuove la riorganizzazione e il potenziamento del comparto produttivo ad alta specializzazione, la valorizzazione degli edifici di interesse storico-tipologico e di valore testimoniale e identitario e il recupero degli immobili e delle aree dismesse per attività e servizi di interesse collettivo e insediamenti a carattere residenziale e commerciale/artigianale…”

Comunque sia quella che si profila all’orizzonte sarebbe una prospettiva interessante, intanto per il recupero di un’area che ha la sua storia ed il suo fascino ed anche contribuisce all’immagine di Fornaci – chiuso ormai da molti anni n questo centro ricerche si studiavano peraltro i supercomduttori per LHC del Cern (acceleratore di particelle; il Large Hadron Collider (in italiano “Grande Collisore di Adroni”), abbreviato in LHC) -. Poi, senza dubbio, per la realizzazione a Fornaci di un centro studi che, stando alle premesse, potrebbe essere realtà di riferimento a livello nazionale e motivo di crescita per Fornaci.

 

(La foto è di Graziano Salotti, che ringraziamo) 

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