KME replica con decisione alle critiche ed alle valutazioni espresse nei giorni scorsi da Massimo Braccini, coordinatore nazionale FIOM CGIL, per gli stabilimenti KME e non le manda certo a dire al coordinatore nazionale .
KME si chiede se Braccini: “Abbia partecipato alla giusta riunione oppure se per caso fosse lui in uno stato confusionale tale da fargli rilasciare dichiarazioni tanto generiche e fumose che definire fuori luogo è forse troppo poco.”
KME continua poi così:
“Braccini afferma quanto segue: mancanza di un piano industriale; Quadro instabile; Oltre al forno fusorio (recentemente installato) servono nuovi impegni; Linea aziendale confusa; Necessità di rendere autonome, dal punto di vista economico e produttivo le attività italiane rispetto agli altri stabilimenti del Gruppo.
Vogliamo ricordagli che: il piano industriale è stato presentato oltre un anno fa. Un piano di risanamento e rilancio che ha ottenuto per ben due volte il consenso di un’ampia maggioranza dei lavoratori, nonostante gli sforzi in senso contrario del Braccini e della Fiom.
Non si capisce poi a quale quadro di instabilità si riferisca, visto che il 2017 segna il primo anno di ripresa produttiva e commerciale, seppur piccola, dopo un decennio di riduzioni continue e costanti dei volumi.
Braccini chiede ulteriori impegni? Quali? Di quanto? Perché? Dov’era negli ultimi mesi nel corso degli incontri informativi sull’ulteriore piano di rilancio a medio termine in preparazione?
Sulla “linea aziendale confusa”, verrebbe da dire che se c’è qualcosa di confuso è il pensiero di Braccini, che non ricorda, sorvola, confonde siderurgico con metallurgico. O forse, per Braccini è stata la linea aziendale confusa che ci ha portato negli ultimi 10 anni a coprire perdite per 150 milioni al solo fine di tenere in Italia un patrimonio di conoscenza e occupazione.
E infine: è necessario rendere autonome le attività italiane rispetto al resto del Gruppo? Geniale! Che importa se poi il finanziamento per la copertura di 150 milioni di perdite nel decennio sia stato consentito proprio dalle risorse del Gruppo. Ma forse questo è il segnale di una svolta “sovranista” della Fiom….
In conclusione, dopo aver riletto e analizzato a fondo le affermazioni di Braccini, KME Italy e la proprietà respingono le generiche e fumose asserzioni del suddetto, tese solo ad ottenere visibilità mediatica. Il “benaltrismo” è un esercizio sterile e certamente non utile al raggiungimento dell’obiettivo di rilancio dell’azienda e soprattutto dei suoi livelli occupazionali.
Se ci sono seri e concreti progetti alternativi da proporre, siamo sempre disponibili a confrontarci in modo aperto e trasparente. Alla luce però degli sforzi e dei sacrifici economici rilevantissimi, fatti dall’azienda e dalla proprietà, solo alla ricerca di tutte le possibili soluzioni per salvaguardare il maggior numero di persone, non siamo disposti a prendere lezioni di garanzie occupazionali da nessuno e nemmeno dal Sindacato Fiom”.
Tag: massimo braccini, fiom, kme
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