Prosegue il dibattito sull’eventuale accorpamento delle funzioni amministrative fra realtà comunali della Valle del Serchio.
Dopo le opinioni già raccolte nelle settimane scorse tra esponenti politici sicuramente bipartisan, ma convinti dell’utilità di arrivare a pochi grandi comuni, siamo andati a sentire cosa pensa in proposito il senatore del Partito Democratico, Andrea Marcucci.
L’occasione ci viene proprio dalla serata che su questa tematica si terrà questa sera 3 agosto a Gallicano, durante la festa dell’Unità
Fusione dei comuni, c’è chi è a favore di “piccole” fusioni e chi di “grandi” fusioni. Lei che ne pensa dell’ipotesi di ridurre drasticamente il numero dei comuni della Valle?
“I Comuni molto piccoli non sono più in grado oggettivamente di assicurare servizi fondamentali per i cittadini. Lavorare per le fusione è quindi secondo me giusto. Peraltro gli incentivi, attraverso l’erogazione di strumenti finanziari, sono attrattivi. È chiaro che le fusioni devono avere una logica territoriale ed amministrativa, non devono certo essere fine a se stesse. Le microfusioni hanno una utilità limitata”.
Che ne pensa in particolare della creazione in Media valle di massimo due comuni e come li vedrebbe conformati nel caso?
“In MediaValle i Comuni sono già più popolati rispetto a quelli della Garfagnana, quindi deve prevalere una valutazione di opportunità ed il rispetto delle esigenze di chi ci risiede. Sul numero dei comuni da accorpare, non mi esprimo. Dovranno essere i consigli comunali e le comunità a scegliere le soluzioni finali più idonee”.
Il PD può essere chiamato in causa, come forza di governo della valle, per portare avanti una specie di stati generali e gestire quindi la questione fusioni dei comuni.
Lei cosa ne pensa e come procedere in tal senso nel caso?
“Il Pd si farà carico di informare puntualmente tutti e di garantire un confronto rigoroso sulle proposte in discussione. Deve essere chiaro che le fusioni non si faranno con diktat calati dall’alto, ma proprio al termine
di un confronto con i cittadini”.
Che fare però in questa fase transitoria? Che cosa consiglia di fare a quanti abbiano intenzione di fare “piccole” fusioni?
“La fase transitoria mi interessa meno. Mi auguro che non si tardi ad arrivare, nel modo che le ho detto, ad assumere scelte strategiche e di lungo periodo. Deve crescere in tutti la consapevolezza che la partita
delle fusioni è particolarmente importante e determinerà gli assetti del futuro dei nostri Paesi”.
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