Dalla #pancasobria alla #pancaregia, l’arte e l’architettura, con genio e ironia, di Massimiliano Lanciani

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La prima arrivata si chiama PancaSobria ed è spuntata al muro di un palazzo signorile in via di Mezzo. Poi sono arrivate Panca Alta, presso il ristorante L’Altana e Panca Scaccia presso il ristorante Scacciaguai. L’ultima in ordine di tempo è PancaRegia, presso il negozio di abbigliamento La Loggia.

Le trovate all’esterno, appese ai muri e sono sì delle panche su cui sedere e riposare, ma delle panche speciali, che spariscono se non usate e diventano tutt’uno con i muri che le sostengono.

Il progetto più particolare è senza dubbio quello della Pancasobria sia per l’idea originale che per la struttura, a sua volta originalissima, realizzata. Da quando è stato installata è divenuto protagonista di centinaia di fotografie di passanti e turisti.

Quelle due sottili lastre di metallo, dal loro disegno inconfondibilmente legato a personaggi più o meno sobri e che ricordano un po’ i tratti di Keith Haring, questa piccola opera d’arte e di architettura ha un concetto che la rappresenta, una sottile quando garbata ironia con la quale il suo autore intende presentare questa sua visione artistica ed architettonica.

Ed è questo il filo conduttore che lega l’ultima originale idea di questo architetto barghigiano non nuovo a idee illuminanti. Anche per questo stanno spopolando a Barga le originalissime panche realizzate dal vulcanico architetto locale, Massimiliano Lanciani:

“In epoca rinascimentale – spiega Massimiliano – i palazzi delle famiglie nobili erano dotati di panche di via, collocate al piede della facciata principale. La loro presenza sottolineava il prestigio della famiglia nobile a dimostrazione della loro cortesia nei confronti dei cittadini, offrendo loro riposo. La panca come elemento di socializzazione, dove scambiare due ciarle o guardare chi passa.

Ma non solo… Forrest Gump seduto su una panchina racconta la storia della sua vita a passanti occasionali…. Quindi la panca come oggetto di arredo urbano che favorisce la socializzazione, crea nuove possibilità di incontro. Ma essendo collocate su pubbliche vie non devono ingombrare, si devono chiudere per permettere il passaggio delle auto. Un oggetto dinamico e statico al tempo stesso”.

Genio, arte e praticità tutte insieme, condite dall’ironia che si ritrova anche nei nomi; ironia che ha volte si trasforma in omaggio al vivere ed all’essenza della Barga Castellana, come in quella Pancaregia realizzata per il negozio di Graziella Cosimini, la regina appunto di Piazza del Comune per Massimiliano.

Forse anche per questo il professor Stefano Borsi, storico dell’arte, docente di storia dell’architettura presso la Facoltà di Architettura della Seconda Università degli studi di Napoli, nonché grande appassionato dell’arte e dell’architettura del centro storico di Barga, commenta con favore questa idea:

“La nostra civiltà è avara di tempi di riflessione, di luoghi per godere lo spazio urbano, il centro storico; è una civiltà basata sull’indifferenza, sulla frenesia, sulla città usata come dormitorio.

Invece il valore culturale di un centro storico, un inestimabile patrimonio italiano, ha bisogno di momenti di sosta, di percezione prospettiva, di godimento, di fruizione. Le città hanno bisogno di sedute e non di ignobili sedute, ma di qualcosa di qualità che rappresenti un valore aggiunto senza compromettere gli spazi e la viabilità”.

(Foto di apertura di Nora Pandora)

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