Come tutti gli anni, a margine del Premio Giornalistico “Arrigo Benedetti”, pubblichiamo i testi vincitori della sezione riservata alle scuole superiori della Toscana.
Quest’anno il premio è andato a di Martina Ruberti dell’ISI Pertini di Lucca e Wesley Giannelli del Liceo Scienze Umane Pascoli dell’ISI di Barga.
Ecco il lavoro di Martina: E tu che bambola sei?
Il nome Barbara Millicent Roberts non è certo noto quanto il suo diminutivo. Se dicessi che è figlia dell’azienda Mattel ed è conosciuta come Barbie, l’immagine che si presenterebbe davanti agli occhi di tutti sarebbe quella di una ragazza perfetta: bionda, occhi azzurri, senza difetti di alcun genere, alta quanto basta, magra e con un po’ di curve, senza esagerare, solo nei punti strategicamente giusti. Dal 1959, uscita della prima Barbie, le critiche sull’aspetto della bambola che si sono mosse nei confronti dell’azienda sono state tante, arricchite da diversi scandali. È nel 2014 che l’azienda si è attivata per accontentare tutte quelle persone, perlopiù donne, che la accusavano di promuovere un tipo di bellezza legato soltanto alla magrezza eccessiva. Da questa accusa ne sono partite altre; la più importante, forse, quella di contribuire a diffondere e radicare modelli sbagliati e pericolosi, non solo per il loro significato morale, ma anche per la salute degli acquirenti della nostra blondie: le bambine, che ambiscono ad “essere come Barbie”. Tante sono le sfaccettature di Barbie che si sono susseguite negli anni: Barbie principessa, barbie baby-sitter, sposa, mamma, ballerina, astronauta, casalinga, sportiva, cuoca e chi più ne ha più ne metta; pensate a una professione e avrete una Barbie che la rappresenta. E come dubitare del fatto che i più attenti avrebbero contestato anche i suoi lavori? Nel 2009, infatti, l’azienda è stata accusata di attribuire un costo maggiore alla bambola con una professione più prestigiosa. La critica è stata smentita spiegando che il prezzo aumenta in base ai materiali usati: fabbricare un grembiule da cucina richiede meno materiale di quanto ne necessiti la valigetta da avvocato abbinata al completo elegante. Inutile dire che anche dopo questo chiarimento, nessuno ha smesso di puntare il dito contro l’azienda e contro la bambola, condannata dalla sua bellezza, un po’ come Narciso o Dorian Gray, certo non per colpa sua. In risposta ad un altro tipo di accuse, il dirigente afferma che il corpo di Barbie è così strutturato per poter permettere alle bambine di vestirle e svestirle meglio. Questa spiegazione però risveglia ulteriori critiche nel 2013: avere le curve significa non potersi vestire con comodità o come si preferisce? È necessario sfiorare l’anoressia per essere felici nel proprio corpo? Finalmente la svolta: all’inizio del 2014 cominciano i lavori su tre nuovi modelli di Barbie: “curvy”, con le curve, un tipo di barbie che non sia una taglia zero; “Petite”, minuta, una barbie che azzecca sicuramente una delle caratteristiche più comuni fra le donne e le ragazze, cioè la piccola statura; e infine “tall”, alta, per quella meno elevata percentuale di donne che riescono a prendere i barattoli nello scaffale più in alto senza utilizzare uno sgabello. Nel bel mezzo delle attività, Evelyn Mazzocco, vice presidente e global manager della Mattel, in un’intervista ammette quanto positiva possa essere l’influenza delle nuove bambole, capaci di fornire una versione più ampia della bellezza, all’altezza di far comprendere il valore della diversità e che non esiste un canone standard di perfezione. Spiega inoltre quanto ognuna delle nuove Barbie riesca a comunicare l’importanza, specialmente nel mondo femminile, di apprezzare il proprio aspetto ed essere a proprio agio con il corpo, di quanto poco rilevanti siano le dimensioni, i colori e le caratteristiche fisiche di ogni donna. È proprio lei che ha voluto fare qualcosa a questo proposito. Dopo l’okay del direttore, ha contribuito a rendere reali le sette nuove tonalità di pelle di Barbie, e le ventiquattro nuove acconciature per i suoi capelli. La Barbie non avrà più i capelli biondi e lisci, anche se con i capelli mori esisteva già da un po’. In giro per gli scaffali ora potremo trovare Barbie con riccioli e capelli rossi fiammanti, caschetti, tagli asimmetrici e tanto di più. Inoltre il colore della pelle sarà il primo passo verso l’ampliamento di Barbara Roberts a tante culture diverse: orientali, africane e adattate alle usanze islamiche, dopo essere stata bandita in Arabia Saudita perché ritenuta irrispettosa per gli ideali musulmani. All’inizio del 2016 la copertina del Times ha rivelato che le bambole sarebbero state messe in vendita entro dicembre e che i nuovi modelli creati sarebbero stati 33. E se è vero che Barbie aveva contribuito a mettere in pericolo la salute di chi si ispirava a lei sbagliando, la nuova speranza è che riesca a divulgare il messaggio per cui tanti si sono battuti e che arriverà nelle case di tutto il mondo (o quasi) a partire da 20 euro circa.
Tag: scuole, premio giornalistico, arrigo benedetti, martina ruberti
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