Con il primo articolo su “Umberto Vittorini visto da Barga”, ci siamo lasciati con la promessa che, con il presente e finale articolo, avremmo visto cosa disse di lui il prof. Emilio Pasquini, unitamente ad altre cose, in occasione della presentazione degli artisti impegnati nella Prima Mostra d’Arte Barghigiana che si tenne a Barga nel 1925.
Prima di leggerle, però, credo sia opportuno evidenziare come si presentò questa mostra, nel senso che la stessa si definì “Prima Mostra d’Arte”, lasciando intendere che si stava iniziando un cammino che non avesse avuto un simile precedente. Un qualcosa di socialmente nuovo che contribuirà nel tempo a tonificare nell’arduo cammino dell’arte gli artisti locali e/o, forse resasi necessaria, per il riconosciuto livello di certe figure da incoraggiare e valorizzare, soprattutto Magri, Cordati, Balduini e lo stesso Vittorini.
Ecco allora come Pasquini presentò Vittorini:
“U. Vittorini ha tratto dalla città di Pisa, dalla campagna lucchese, dall’alto piano di Asiago, dalla valle della Corsonna, le ispirazioni per i suoi quadri e le sue acqueforti.
Tra i primi piace “La piazzetta di Conco” e “Un angolo del Duomo di Pisa”, i quali attestano le larghe possibilità di quest’artista. Le sue acqueforti, poi, costituiscono una non ultima attrattiva di questa mostra: per esse, l’incisione in rame torna ad avere tutto il suo onore.
“Un mulino di Val di Corsonna” e, più di tutte, “Vecchia Casa”, parlano all’anima il linguaggio delle cose solitarie o abbandonate e con la più grande efficacia. È augurabile che stampe come queste possano diffondersi quanto più è possibile a svolgere la loro opera di educazione estetica: Umberto Vittorini è un vero e profondo artista, fra i migliori della Toscana.”
Come abbiamo cercato di far capire, il 1925, probabilmente, è l’anno in cui Barga si “riappropria”, in maniera forte e convinta, di Umberto Vittorini, la cui arte è mirabilmente raccontata da Alfredo Stefani su La Corsonna https://www.giornaledibarga.it/index.html?pg=8&id=13691 forse, il primo che, più di altri, lega il pittore alla sua terra: “Umberto Vittorini giungerà sconosciuto e si domanderanno chi egli sia e quale via a percorso per essere annoverato tra i nostri concittadini più emeriti”.
Alfredo Stefani allora lo presenta come nato in uno di quei casolari della val di Corsonna che quassù ritorna quasi ogni anno. Infatti, Vittorini è un uomo nato nella montagna di Barga, che da bambino ha dovuto lasciare la sua terra per Pisa, ma che qui ha ancora le sue radici, che l’artista sente nei paesaggi e nelle umane parentele. Soprattutto, visceralmente, nel senso che di questa terra ne è consapevolmente un figlio, anche di là dall’avervi visto la luce, come dire che ha assorbito il senso di un antico status di chi ambiva, essere appellato della terra di Barga: “Homo de Bargha”. In altre parole, se è vero che Barga riprende “possesso” di un suo bene umano e artistico, al tempo stesso, in questo 1925, Vittorini si riappropria della sua terra.
Barga, dopo questa prima esperienza artistica e passati quattro anni, nel 1929 è alle prese con la Seconda Mostra d’Arte Barghigiana. L’inaugurazione si ebbe sabato 24 agosto e da Lucca, per il discorso ufficiale, salì da Lucca a Barga l’onorevole Renato Macarini Carmignani. Le parole dell’oratore furono integralmente stampate su La Corsonna del 1° settembre 1929, da cui stralciamo alcuni passi, essenzialmente tenendo la barra su Vittorini. Anticipiamo solo che in questa seconda mostra il campo dell’arte è ampliato all’artigianato artistico, a quegli abili cesellatori e sbalzatori di metalli, la cui opera, ancora oggi, si può vedere in tante case, chiese e pubblici edifici di Barga; una vera e propria scuola barghigiana, che spenta, sino a ieri ha avuto attenti e validissimi esecutori, certamente in manualità, ma questa, in ogni gesto, tuffata nell’arte, quindi, anche loro artisti. Ora sentiamo un poco Macarini Carmignani:
“ … Siamo in una mostra, in questo paese che ha tradizioni d’arte … Tutti gli artisti barghigiani disegnano in modo meraviglioso con tradizione italiana. … Gli artisti di Barga, dicevo disegnano bene per causa del luogo ove son nati; il paese influisce sul sentimento e quindi su l’opera d’arte. Come abbiamo una scuola senese e fiorentina … Ecco che qui abbiamo un fenomeno di scuola barghigiana.
Pochi paesi, poche regioni sono tanto belle come Barga, per la sua posizione, e per le sensazioni che se ne hanno, si ha subito l’idea del disegno e per prima cosa la tentazione a riprodurre quel che vediamo. In questo splendido giro di monti, che la chiude in una conca meravigliosa, dalla Grotta delle Fate, alla catena dell’Uomo Morto, alla Pania dalle due cime nude, voi avete disegnato linee rette, e frastagliamenti e profili, che voi non potete fare a meno di riprodurre … Tutto questo spettacolo, che ci circonda, inducono tutti gli artisti a riprodurre il vero e la gamma dei colori mai vista altrove.”
Dopo altre e varie considerazioni di valore artistico, iniziando a parlare degli artisti in mostra, Cordati, Magri Balduini, Cecchini e Giuliani, quasi gli stessi della precedente esposizione del 1925, ecco cosa disse di Vittorini:
“Accanto a Cordati ho visto dei quadri di Umberto Vittorini, una squisita natura morta che impressiona per i suoi colori, e l’impasto di tutta la tela è uno splendido paesaggio. È un’impressione questa che ci dà la poesia del paesaggio non nel senso verista della fotografia.”
Così continua Macarini Carmignani:
“ … Questa mostra è grande e pone a fianco degli artisti degli artigiani, per distinguere, ma artista è sempre anche l’artigiano in Italia e l’artigianato è la cosa nostra più gloriosa. Ci tornano alla mente le nostre cattedrali, i nostri palazzi costruiti dai nostri Maestri muratori! Erano grandi artisticamente anche questi di Barga.
Chiude il suo intervento, dopo aver citato per nome gli artisti dello sbalzo su metalli, “Marroni e Gonnella, l’Agostini, che sanno l’arte di sbalzare.”, con una parola “incoraggiante” per tutti:
“Gloriosi artisti siate benedetti perché voi portate un raggio d’eternità …”
Abbiamo visto che siamo al 1929 e già da circa un anno Vittorini si è trasferito da Pisa a Milano, dove, con l’incarico d’insegnate, poi entrerà all’Accademia di Brera. Spesso torna nelle terre del cuore: Pisa e Barga e di questa seconda frequenza, seppur saltuaria, ne sia rimasto il testo di una lettera partita da Pisa, che scrisse alla Signora Isara l’anno 1928, mamma della maestra elementare Sofia Casci. Questa lettera la fornì al sottoscritto la suddetta maestra Sofia, oggi e da qualche tempo defunta, quando agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso, lo scrivente, nella sua qualità di presidente il Gruppo Ricerche Storiche di Barga, intraprese in accordo con il Comune di Barga e Regione Toscana, un percorso culturale diretto alla valorizzazione di vari momenti di Barga, tra cui questa esperienza artistica, unita a Magri, Balduini e Cordati.
Gli incontri si tennero, con differenti appuntamenti curati da attente e qualificate persone del luogo, all’allora Biblioteca Comunale di via Giannetti a Barga. Al termine di quello incentrato su Vittorini, per far capire quanto si legasse l’artista alla stessa Barga, ecco la lettura della lettera, che ci fa vedere, tra l’altro, con quale garbo ringrazia per la buona accoglienza ricevuta nella casa della signora Isara, la Villa “Sofia” ai Colli, sempre di Barga, oltre all’idea di un possibile ritorno per dipingere ancora i paesaggi della terra:
“Da Pisa, 3 ottobre 1928.
Gentilissima Signora Isara, serbo un dolcissimo ricordo dei bei giorni passati nella nostra bellissima Barga, anche se furono piovosi e variabili, hanno riempito l’animo mio di tanta bellezza.
Indimenticabile e cara mi è stata l’ospitalità, veramente gentile, che mi ha dato nella maniera migliore e ho potuto godere di quella familiarità tanto cordiale che a me tanto piace.
Sento una grandissima nostalgia per la camera silenziosa e così bella davanti a quello scenario maestoso delle Apuane e di tutto quel verde che la circonda, che dava all’anima mia un’intima pace di raccoglimento e di riposo.
Debbo a Lei questo mio intimo piacere che ho goduto unicamente per la sua buona ospitalità nella sua casa e ne serberò per sempre tanta gratitudine.
Voglia gentilissima Signora porgere alle sue care figlie i miei più sentiti ringraziamenti per la loro grande gentilezza con me.
Ritornerei prestissimo a Barga per dipingere e conto ancora sulla sua cortese gentilezza.
Accolga Signora i miei più distinti, cordialissimi saluti. Devotissimo Umberto Vittorini.”
Tornando sui passi alla riscoperta di Vittorini a Barga, va detto che dopo queste mostre degli anni ’20 del Novecento, il suo nome ritorna in certi ambienti per la sua seconda partecipazione alla biennale di Venezia del 1930 e per altre sue importanti mostre. Torna ancora a Barga e dopo la Seconda Guerra Mondiale si hanno importanti momenti per l’artista Vittorini, mostre e grande attenzione con un ritorno, più volte, alle biennali veneziane e altro.
Del dopoguerra ci resta una fotografia in bianco e nero con un quadro di Moses Levy con dietro uno scritto dello stesso artista per Vittorini. Una sorta di cartolina non viaggiata e forse, per la scritta che introduce il testo: “A Vittorini”, pervenuta allo stesso pittore a Milano tramite persona amica e a noi sconosciuta. Un pensato inedito che mettiamo in vista, in cui Levy, da ritenersi amico di Vittorini, dà ragguagli circa un suo soggiorno a Nizza e prima di far rientro a Viareggio, dalla sosta di Genova, sente il desiderio di comunicargli alcune impressioni ricevute:
“Genova 3 giugno 1949
(A Vittorini
Dopo un ottimo soggiorno a Nizza, rientro a Viareggio. Sono in sosta a Genova, Città rumorosa che non mi piace, fatto eccezione del porto. Ho visto una Mostra Regionale orribile, con premi, ecc. Ho un buon ricordo di Milano, per quanto gli artisti vecchi e giovani furono poco cortesi e dirò, poco intelligenti e troppo provinciali. Ricordo buona per la tua compagnia e la tua ospitalità, e quella di tua moglie, che mi saluterai tanto.
Andai ad Antibes a visitare al Museo Picasso (al Municipio). È ben messo e molto modernamente; vidi qualche “tipo affresco moderno” e specialmente le ceramiche di grande gusto e d’immaginazione personale. Il tutto è sostenuto dalle due prigioni di Michelangelo (calchi molto belli).
Saluti affettuosi, Moses Levy.)”
In Barga si parla ancora di lui, ogni tanto giungono cose di lui alquanto lontane, notizie dei suoi successi e si vede in estate, tranquillo e solitario a passeggiare e pitturare per le sue vie, come in altri luoghi della Valle, per esempio a Coreglia, dove sarà presidente anche a una mostra di pittura. A Pisa la sua arte è curata da diverse persone, tra cui il gallerista Alfredo Macchi che inizierà a intraprendere contatti anche con Barga, specialmente dopo il 1973, anno in cui dall’11 giugno al 5 luglio ci fu una straordinaria mostra sulla sua opera, detta “Antologica”, presso il Museo Nazionale di San Matteo, patrocinata dall’Ente Provinciale per il Turismo.
Sfogliando “Notes d’Artes” diretto da Mario Barsali, edizione dicembre 1979, mese e anno della morte di Umberto Vittorini, quale immediato omaggio di Pisa al pittore, si trova proprio il ricordo di quella mostra. Forse, è da questa importante iniziativa, la mostra in San Matteo del 1973, che inizia a farsi largo l’idea che le apparizioni del Maestro in Valle del Serchio forse mancano di un momento importante per lui, quello della sua Barga. Da lì a un anno, finalmente verrà quel momento, che si attuerà alla veneranda età di 84 anni, quando il Comune di Barga, sospinto dall’importante condivisione dell’idea attuata dal direttore del locale Giornale di Barga: Bruno Sereni, intraprende un’iniziativa che finalmente colma questa lacuna d’affetto della sua terra.
Ecco allora, era il 16 maggio 1974, la partenza di un invito dal Comune di Barga (sindaco Felice Menichini) diretto ai cittadini e agli estimatori dell’arte di Vittorini, in cui chiaramente si dice:
“La S.V. Ill.ma è pregata d’intervenire alla cerimonia che si svolgerà domenica mattina 26 maggio 1974 alle ore 10, nella sala Consiliare del Palazzo Municipale, in onore del Maestro UMBERTO VITTORINI
Il Sindaco consegnerà al Maestro Vittorini l’emblema in oro del Comune di Barga e una pergamena in ricordo dell’avvenimento.
Sull’arte e sulle opere del Maestro Vittorini parlerà il critico d’Arte Dino Carlesi.
Al termine della cerimonia, nella Galleria d’Arte “Alberto Magri” in piazza del Comune, sarà inaugurata una mostra antologica del Maestro Umberto Vittorini.
Barga. Palazzo Municipale 16-5-1974.”
Sul frontespizio dell’invito a questa importante giornata in onore di Vittorini nella sua terra spicca il particolare centrale della sua “Deposizione”, una delle opere ritenute tra le più belle del Maestro. Inutile dire che il concorso fu grande e qualificato. La mostra allestita alla Galleria Magri di Luigi Clerici, visitata da tantissime persone, fu il momento di totale riavvicinamento di Barga al suo pittore nato tra le balze dei monti eternati dalla poesia pascoliana. Da allora Vittorini, dopo un importante cammino di vita, era tornato a essere uno di noi, così come fu presentato all’attenzione del pubblico, dal prof. Cesare Biondi e Alfredo Stefani, nella ormai lontana e dimenticata Prima Mostra dell’Arte Barghigiana del 1925. Di quest’ultimo, importante “ritorno”, per esempio, il sottoscritto ricorda le simpatiche dispute sul luogo della nascita di Vittorini, data in diversi luoghi della stessa montagna di Barga.
Abbiamo già accennato all’anno della sua morte, il 1979, avvenuta precisamente l’11 dicembre, ed ecco allora, nel successivo giorno, apparire a Barga, accanto ai manifesti annuncianti i defunti del paese, quello della scomparsa del Pittore, curato dall’Amministrazione Comunale di Barga e questo fu il testo:
“Comune di Barga
L’Amministrazione Comunale di Barga,
con profondo cordoglio, annuncia alla cittadinanza
la morte, avvenuta a Milano, l’11 dicembre 1979, del Maestro
UMBERTO VITTORINI
pittore di fama nazionale, che con la sua arte
ha onorato la nostra terra.
Per espressa volontà dell’Estinto le esequie avranno luogo a Barga,
dove l’artista nacque il 22 giugno 1890
e la salma verrà tumulata nel Cimitero di Sommocolonia.
Il tiro funebre verrà celebrato nella chiesa di S. Rocco
il giorno 13 dicembre, alle ore 15. La salma verrà poi
accompagnata al Cimitero di Sommocolonia.
Barga, lì 12 dicembre 1979”
Un’immagine di quel triste giorno, la sepoltura del Maestro nel cimitero di Sommocolonia, è in apertura del presente articolo. Come nota triste ricordiamo che in quel 1979, sempre nel dicembre, scompariva dalla scena artistica locale, l’altro e ultimo grande di quella stagione dell’arte che lo storico prof. Umberto Sereni definì “aurea” per l’arte di Barga: stiamo parlando di Bruno Cordati (Barga 9 febbraio 1890 –Barga 26 dicembre 1979). Gli altri erano i già ricordati Adolfo Balduini (Altopascio 1881 –Barga 1957), Alberto Magri (Fauglia 4 giugno 1880 –Barga 25 febbraio 1939) e, naturalmente, Umberto Vittorini (Barga 22 giugno 1890 –Milano 11 dicembre 1979).
Da allora Barga non ha più dimenticato Vittorini e diverse sono state le occasioni di celebrazione della sua arte e della persona, come l’inaugurazione della “Saletta Vittorini” presso la Biblioteca Comunale di Barga, avvenuta il 18 ottobre 1981, allora a Palazzo Giannetti, dove era raccolta la donazione dei libri che Vittorini volle lasciare a Barga, oltre ai quadri donati alla comunità barghigiana. Nel precedente 1980 c’era stata una mostra dei quattro grandi artisti della pittura di Barga del Novecento, Balduini, Cordati, Magri e Vittorini. Questa mostra, inaugurata il 26 luglio e voluta dall’allora Commissione Barga Castello, fu allestita nella Sala Consiliare del Comune di Barga ed ebbe un grande successo di critica e d’affetto. Finalmente, dopo tanti anni, Barga poteva riassaporare le grandi stagioni dell’arte locale che nei ricordati e ormai lontani anni ‘20 del Novecento ebbero il loro battesimo.
Altro importante momento celebrativo fu la mostra allestita presso il Museo Storico di Barga nell’estate del 1988, come quella che Pisa volle tributargli quattro anni prima all’Arsenale Mediceo nel 1984, dove tra i patrocinanti troviamo il Comune di Barga. Ricordo che dallo stesso Comune di Barga mi arrivò l’invito all’inaugurazione di quella mostra pisana, che ancora conservo, e che si ebbe il 24 novembre 1984 alle ore 11,00. Dietro di questa e altre iniziative, silenzioso e affabile, si muoveva anche il gallerista Macchi di Pisa. Altro importante momento di Barga per Vittorini fu la mostra “Olii e Disegni inediti” allestita alla Galleria il Marzocco della stessa Barga durante l’estate 1996.
Gli anni passano inesorabili con Vittorini aleggiante nelle cose di Barga, forse anche un po’ annoiato dal dover assistere, dall’alto della sua posizione nella Sala del Consiglio di Barga, assieme a Giovanni Pascoli, Pietro Angeli, Antonio Mordini, alle “Ragazze che studiano” di Bruno Cordati e all’immancabile San Cristofano da Barga, agli estenuanti dibattiti dei loro concittadini.
A toglierlo dalla noia ci ha pensato una Fondazione che a Barga e alla Valle ha dato moltissimo, si parla della Fondazione Ricci di Barga diretta da Cristiana Ricci, che sospinta da familiari del Pittore in contatto con Cristian Tognarelli, in questa estate 2016 e sino a tutto agosto, intende rendere nuova e importante luce all’arte del barghigiano Umberto Vittorini.
Pier Giuliano Cecchi (fine)
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