A 25 anni dalla morte: ricordando il “Tiglio”: Mario Pieroni (1907-1991)
Con questo titolo usciva a Barga nel 1992 un libretto che parla di Mario Pieroni, per tutti “Il Tiglio”, soprannome che il nostro personaggio tanto amava perché in vita gli ricordava la montanina frazione del Comune di Barga che lo vide nascere quel lunedì 16 settembre 1907, da Serafino e Maria Biagiotti. Il libretto lo scrisse Alfreda Verzani presidente la Pro Loco di Barga e fu stampato dalla tipografia Gasperetti grazie alla generosità di alcuni amici, che tanto lo avevano apprezzato per la sua qualità di autentico e appassionato poeta popolare e per la costante dedizione profusa nel tramandare la tradizione della Befana.
Per l’occasione della festa o meglio alla vigilia della stessa, il 5 gennaio, vestendone i panni, così caricando nell’ampio cesto che portava sulle spalle, tanti doni e poco carbone da portare ai bimbi, che in collo alle mamme o ai nonni, a sera aspettavano in ansia la vecchietta, nel caso sempre burlona e buona, tanto da sentirsi sciogliere in un attimo tutte le infinite paure proprie dell’incredula e timorosa attesa. Il Tiglio, per quest’assiduo impegno annuale, si era meritato l’appellativo “La Befana di Barga”.
Il libretto di cui stiamo parlando fu presentato sabato 12 dicembre 1992 alla sede della Pro Loco di Piazza Angelio a un anno dall’addio a Barga del “Tiglio”, avvenuto il 2 agosto 1991, e ricordo la grande sala completamente piena, come lo sarà ancor di più dopo due anni, quando come vice presidente la stessa Associazione organizzai, in accordo con il Comune di Barga, il ricordo di Alfreda Verzani, colta dal destino crudele, ancora nel pieno della sua vitalità.
Di quel giorno in ricordo del Tiglio rivedo ancora Alfreda Verzani parlarci di lui con gran trasporto dell’anima e ora di lei rileggo la dedica che mi fece sul libretto che tengo tra le mani e conservo tra le cose più care: “A Pier Giuliano Cecchi, con tanti Auguri, Alfreda Verzani”.
Abbiamo detto del Tiglio Befana di Barga e poeta e allora rileggiamo insieme una sua semplice ma delicata poesia dedicata alla cara vecchietta:
STORIA DI UN BAMBINO E DI UNA BEFANA
È sera per la strada
Si sente aria di festa,
Fa freddo, c’è un leggero,
Vento di tramontana,
la gente va e viene,
Va camminando in fretta,
Ogni bambino è in ansia
Arriva stasera la Befana.
La Befana benevola vecchietta
Visita ogni villa e casolare,
Portando doni a chi con ansia aspetta,
A chi sta bene, sia a chi sta male.
Or suona al cancello di una villa,
Dove gentilmente è fatta entrare,
Consegna i doni e una luce brilla
Poi riprende il cammino, perché ha da fare.
Ora entra in vecchio casolare
Dove c’è un bimbo povero e orfanello,
Ed anche a lui ha voluto pensare,
Portando doni e frutta un bel cestello.
S’avvicina al bambino, ei guarda e freme,
Lo bacia lo accarezza sui capelli,
Dicendo: “Ai bimbi voglio a tutti bene,
sian poveri o ricchi, brutti o belli”.
“Grazie Befana!”, commosso il bimbo dice,
Poi preso dal sonno, chiude gli occhi.
Lei lo accarezza ancora e benedice,
Si addormenta così, stringendo i suoi balocchi.
Per meglio inquadrare questa popolare e straordinaria figura di barghigiano si ricorre allora alle parole di Alfreda Verzani, questo per rendere un poco edotti i lettori circa la sua vita:
“Mario Pieroni era naturalmente poeta, nel senso che aveva immediata disposizione a esprimersi in versi, per sottolineare il vissuto con ironia o descrivere stati d’animo, fugaci trasalimenti della coscienza; questa versatile creatività è avvertibile in altre dimensioni della sua grande anima infantile. In lui trova compiuta tipizzazione l’ironia burlona e scanzonata, quanto il canto commosso e vibrante di rimpianto dell’anima toscana.
Lo chiamavano “Tiglio”, ma non era questo il suo nome anagrafico, si portava dietro per antonomasia il nome del luogo da cui veniva, un paese ridente in bilico tra la Loppora e l’Ania, i torrenti che gorgogliando scendono a valle a riflettere il verde dei castagni e riportare i rabbuffi della tramontana. I ragazzi non sapevano che si chiamava Mario Pieroni, forse lo sapeva lui che era stato portalettere per tanti anni, ma aveva finito per riconoscersi nel nome e sentirlo suo, tanto da aggiungerlo nella sottoscrittura.
Aveva innata quella dimensione creativa che dilata i limiti dell’esperienza, tessuta su orditi di sogno e realtà, di arguzia e di saggezza e che si manifesta nell’improvvisa espressione poetica, nella mimica, nell’interpretazione dei personaggi. Nel verso trasferiva la sottile vena di malinconia che viene dall’aver conosciuto altri tempi, quando la comunità non era territorio e il popolo non era massa. Da buon toscano prendeva più sul serio l’apparenza che la realtà, per dare un senso alla vita, passando con disinvoltura dall’immaginario al reale, dal pratico al magico, la sua “Befana” rimarrà esemplare negli annali della secolare tradizione.”
Di Mario Pieroni abbiamo detto che era nato a Tiglio e lassù, terzo di cinque figli, aveva frequentato la scuola elementare del paese, avendo per maestra Attilia Serafini, che doveva seguire uno stuolo di alunni. La ricordava spesso, come sempre capita a tutti ripensando all’infanzia, agli anni delle prime scuole, e a lei volle dedicare una sua poesia:
Un pensiero alla mia cara maestra
Che con pazienza e sacrificio umano
Mi guidò con passione e mano esperta
Per prima a tener la penna in mano.
Nella squallida scuola di montagna
Per cattedra aveva un tavolino
E per poltrona una povera scranna
Si scaldava tenendo uno scaldino.
Col suo fare pacato, calma e buona
Toglieva l’ignoranza alla montagna
Giusta e onesta fu come persona
Una brava maestra e mamma buona.
Continua la Verzani ricordandoci che nel 1920 la famiglia di Mario scese da Tiglio a Barga per gestire una modesta trattoria nei pressi di Porta Macchiaia e qui, nella nuova società, il giovane ragazzo fu avviato al mondo del lavoro, iniziando a cavarsi la vita e pian piano entrando anche a conoscere le tipicità delle tradizioni, le associazioni, sino all’ultimo mantenendo questa sua vivissima attitudine, che si sviluppò in varie direzioni.
Nel 1931 inizia a fare quello che si rileverà il lavoro più importante, ossia il portalettere, entrando come supplente alle poste e telegrafi di Barga e nel frattempo si fa anche strillone del giornale Il Telegrafo, guadagnandosi l’encomio della direzione, per le cresciute vendite attuate anche mentre consegna le lettere postali.
Nel 1933 si unisce in matrimonio con Maria Tiburzi e alle nozze d’oro così ricordò quel lontano giorno:
Il due di febbraio dell’anno trentatré
Sembra una fiaba
Eran le sei del mattino, tengo a ricordare
Chiamai Maria, lei scese nella strada
Le dissi “Vien con me, si va a sposare”.
Io in abito scuro, lei bianco vestita
In chiesa all’altare della Madonna
Dicemmo sì e unimmo per la vita
Amore e miseria, ‘un ho vergogna.
Tutto questo ricordo in lontananza
Insieme alla fida compagna nella vita
Ora abbian tutti e due la testa bianca
E l’esistenza ormai è quasi finita.
Quanti ricordi e quanta nostalgia
Quel lieto giorno par di vedere ancora
La vita vissuta insieme, io Mario e lei Maria
Or siamo vecchi
Ma ci vogliamo bene come allora.
Il Tiglio, che sempre ha abitato in Barga, dentro le mura dell’antico Castello, riuscendo ad acquistare nel 1952 una casa tutta sua, alla sommità del Vicolo del Duomo, sotto la millenaria chiesa che, come ogni buon barghigiano, viveva e amava, in struggenti suggestioni di storia.
Nel periodo della Linea Gotica, che vide Barga per ben setti mesi, dall’ottobre 1944 all’aprile 1945, al centro dei due eserciti combattenti in Valle del Serchio nella Seconda Guerra Mondiale, il Tiglio continuò con gravi rischi il suo lavoro di postino, recandosi con mezzi più che di fortuna a prelevare i sacchi postali per portarli in sede e poi recandosi, appena poteva, anche tra le giornaliere cannonate, a consegnare le missive e altro fino alla montagna. Di questo periodo della guerra, prima della stessa Linea Gotica, ricordando tanti episodi, specialmente mise in poesia un aspetto che segnò tutta la Valle del Serchio, la sorte dei molti giovani di Barga mandati a combattere in Russia, dei quali ben 69 non fecero più ritorno. Ecco allora una poesia che si rifà alle memorie di un postino, cioè lui, che ricorda dopo tanti anni quei giorni d’infinita tristezza per quasi tutte le famiglie di Barga che, oltre alla Russia, ebbero figli in guerra nei diversi fronti aperti nel Mediterraneo:
Nelle memorie di umile postino
Fra i ricordi di gioia e di dolore
Il volto della mamma di un alpino
Più di tutti mi è rimasto nel cuore.
Passavo con la posta ogni mattina
Lei mi aspettava in fondo alla scaletta
Mi domandava “Ha scritto il caro alpino?
Perché non arrivi posta benedetta?”
Soffriva tanto quella poverina
Per consolarla prendevo le sue mani
Dicendo “Signora quella letterina
Sono sicuro ci sarà domani”.
Credo che abbiamo capito una cosa importante, cioè, che siamo di fronte a un personaggio che seppe dare delle piccole grandi cose ai suoi concittadini che ancora ne segnano i comportamenti e tra tutte la Befana. Così Alfreda Verzani sunteggiò quella sua predisposizione:
“A generazioni di bambini Mario Pieroni ha offerto l’immagine fiabesca e reale della Befana; per la mimica, la gestualità, il travestimento studiato nei minimi particolari, e quel parlare per allusioni, quella dimensione tra reale e irreale, che risponde alla psicologia infantile, ripetutamente è stato assegnato al Tiglio il riconoscimento ufficiale della miglior Befana e il 1° Premio Scopa d’Oro.”
Altri hanno parlato di lui in varie pubblicazioni, come il maestro Gualtiero Pia nel libro “Personaggi e vicende del passato di questo nostro piccolo mondo”, edito nel 2001:
“Una delle figure caratteristiche e simpatiche dell’ultimo secolo dello scorso millennio barghigiano fu sicuramente un personaggio da tutti conosciuto, stimato e amato: Mario Pieroni, conosciuto come Il Tiglio. Oltre l’attività principale da lui svolta, cioè quella di portalettere, svariati i suoi impegni … dei quali … quello di Befana … Lungo la solitaria Via del Pretorio il Tiglio lo incontravo più volte … poesie e poesie dalle tasche della giacca rigonfie di fogli, leggendomele con impegno … Dopo la scomparsa, che lasciò in tutti un grande rimpianto, scrissi l’epigrafe che desidero far conoscere ai lettori:
Mario Pieroni
Detto “Il Tiglio”
Fecondo poeta popolare barghigiano
Nelle vesti della tradizionale
“Befana”
Portò la gioia nel cuore e negli occhi
Di tanti fanciulli.”
A questa lapide pubblicata solamente nel libro di Gualtiero Pia ne seguì altra che riceverà i crismi dell’ufficialità e che ancora oggi fa mostra di sé sulla facciata della sua casa, che è lassù sotto il Duomo di Barga. Questa lapide in pietra serena recita così:
A ricordo di
Mario Pieroni “Tiglio”
Cultore e interprete fedele
Delle tradizioni popolari
Della nostra Terra
Il giorno dell’Epifania 2000
Istit. Storico Lucchese
Sez. di Barga
Pier Giuliano Cecchi
Tag: tiglio, poesia, befana, la befana, mario pieroni
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