Ci si è lasciati con la passata puntata a quando il senatore Adolfo Zerboglio, sabato 31 agosto 1918, dall’alto del bastione del Fosso tenne un applaudito discorso e ricordò anche Leo Giuliani di Barga, sunteggiando la sua figura di soldato con epigrafiche parole “Forse il più piccolo, forse il più grande di tutti”.
La Corsonna ama particolarmente questa figura, come già detto, eroica nell’assoluto suo volere di essere arruolato e inviato al fronte di guerra, e sin dalla morte, avvenuta all’assalto sul Carso a quota 208 il 16 settembre 1916, ne dovrebbe essere eternato il ricordo. Questo l’auspicio più volte ripetuto dal giornale e oggi di lui resta memoria in una traversa di viale Cesare Biondi, vulgo di Canteo: “Via Leo Giuliani”.
Sul n. 17 del 15 settembre 1918 de La Corsonna, a un giorno dal secondo anniversario della morte, si può leggere nella cronaca di Barga e delle frazioni il suo ricordo, con parole inequivocabili circa il suo patriottismo, racchiudente ed esemplificante in Giuliani il ricordo di tutti i morti, che a questa data nel Comune hanno superato di molto il centinaio.
Il giorno seguente, 16 settembre 1918, presso la chiesina delle monache del Conservatorio di Sant’Elisabetta di Barga, ci sarà la Messa commemorativa per Leo Giuliani e per l’occasione la famiglia elargirà £ 100 al Comitato Pro Orfani di Guerra di Fornaci di Barga.
Ora siamo al 26 settembre e Fornaci la vediamo pavesata di bandiere e festante salutare alcune persone che vestono al meglio; tra esse spicca l’ing. Luigi Orlando in completo nero e cappello del simile colore, a fianco si mostra a tutti una signora, anche lei vestita di nero con un elegante cappellino. Questo è quanto racconta la foto di quel giorno che abbiamo usato come immagine d’apertura del presente articolo e quella signora che vediamo nel suo bel portamento è la Regina d’Italia Elena, con lei il figlio quattordicenne Principe di Piemonte e il trentenne nipote Principe ereditario di Serbia. Sono venuti a Fornaci per una visita alla fabbrica “ausiliare” della Società Metallurgica Italiana.
Si dice che la visita della Regina a Fornaci fu inaspettata, certamente non preventivata, questo perché, secondo le attese, sarebbe dovuto venire unicamente il principe Umberto con il suo precettore ammiraglio Attilio Bonaldi per visitare la fabbrica e gli operai avevano preparato in tutto le accoglienze, rimanendo assolutamente sorpresi dall’augusta ospite e del nipote principe ereditario di Serbia Alessandro.
Visitando la fabbrica furono accolti dagli inni d’Italia e di Serbia, suonati dalla banda della stessa fabbrica. Tutti gli operai erano intenti al lavoro e durante la visita ai reparti molte furono le domande da parte degli illustri ospiti, che vollero sapere di tutto. Alla partenza, sul grande piazzale, tutti gli operai erano schierati per il saluto e un gruppo di operaie prese nel mezzo la Regina che ne rimase felice e con le vicine scambiò alcune parole, poi una profuga dal Veneto ospite a Fornaci gli porse un mazzo di fiori.
Intanto la vita degli operai procede con grandi sacrifici, soprattutto di lavoro ma anche per raggiungerlo. Per esempio si chiede da quelli che scendono da Barga che il Comune gli metta a posto la discesa della Giovicchia, perché nell’imminenza dell’Autunno, questa con le piogge si fa molto pericolosa. Se questo è un aspetto della vita giorno per giorno degli operai e che ci rende l’idea dei loro movimenti a frotte, ogni tanto però arrivano notizie che hanno del drammatico e che sopravanzano notevolmente tutte le altre lamentele. Come l’infortunio mortale che fece vittima una ventenne del Reparto Caricamento e con lei ci furono anche altri feriti.
Nell’aria di quest’autunno 1918 però inizia a diffondersi una grande speranza: forse la guerra sta per finire. Si capisce benissimo da un articolo del giornale La Corsonna, n. 20 del 27 ottobre. Si parla, come gli anni passati, della solita raccolta di fondi tra le persone destinata per il Natale dei Combattenti, che si chiude con un N.B.:
“… Si avverte che se la guerra avesse termine prima di allora, la somma raccolta verrà erogata a beneficio delle opere paesane per il dopo-guerra”.
In effetti, da questo 27 ottobre dell’uscita del giornale, passerà pochi giorni e la guerra finirà e nell’edizione de La Corsonna, n. 21 del 10 novembre, si fa la cronaca del giubilo che pervase ogni contrada del Comune di Barga. Si dice che già la sera di domenica 3 novembre nella stessa Barga iniziò a circolare voce che gli italiani avevano occupato Trieste e Trento, ma la certezza della fine del conflitto si ebbe per interessamento dell’onorevole Augusto Mancini, che nella tarda mattina di lunedì 4 novembre fece trasmettere dalla provincia Lucca il bollettino ufficiale. Allora da ogni campanile, fino al più remoto, le campane iniziarono a suonare a festa e dalle finestre, dai balconi e nei negozi, sempre più aumentavano le bandiere tricolori:
“La sera di lunedì 4 nel nostro Duomo ebbe luogo un solenne Te Deum di ringraziamento per le vittorie italiane. La funzione si svolse in mezzo alla commozione dei parrocchiani che gremivano la chiesa. Parlò inspirato ad alti sentimenti il proposto Mons. Alfredo Della Pace che inneggiò alle due sorelle divenute italiane e hai valorosi commilitoni che hanno contribuito a compiere l’unità italiana.
E nel tempio maestoso, che la sera invadeva di tenebre, si fecero presenti quelli che più degnamente hanno meritato di vivere quest’ora; quelli, che più vivi fra i vivi, dimostrarono donandola che la vita allora sola è degna di esser vissuta quando è offerta a qualche cosa che sorpassa la vita, che trascende la terra e tocca il cielo. Ed è questa per essi l’ora della resurrezione.”
In altro articolo apprendiamo che il proposto di Barga Della Pace ha lanciato l’idea che nel Duomo siano raccolti in lapide i nomi dei soldati della parrocchia che persero la vita durante questi anni di guerra. Si dice ancora che tale lapide sarà fatta, quindi in qualche misura certa, a spese delle famiglie e il giornale vorrebbe che di ognuno ci fosse anche l’immagine. Va detto che si annuncia la notizia con un tono che trascende da un sentire, che seppur giusto, sta sopra ogni realtà dell’imminente e che abbiamo già sfiorato nei precedenti articoli: la forza della propaganda avversa, che seppure in buona fede e ispirata a principi, alla fin fine facesse rifiutare ogni soldato e ogni loro storia. Una condizione assai palpabile nel territorio comunale, seppur attuata nelle forme dell’indolenza o indifferenza che certamente contribuì a far agire molti, in ogni iniziativa tesa alla memoria della vittoriosa guerra, come cosa quasi da evitarsi. Visioni giustificate per le appartenenze politiche ma che finirono con il rendere difficoltoso ogni tributo e peggio, a rendere ancor più negletti e trascurati i reduci e le loro memorie, come altra volta accadde per l’idea lanciata e rivolta al Comune di raccogliere in un piccolo museo i cimeli di tutti i Caduti nella guerra, richiesta che rimase inascoltata.
Di tutta l’altra idea effettuata da parte del proposto, quella della lapide con i morti della parrocchia, resta solo lo scritto su La Corsonna, perché di ciò niente fu fatto. Per altro possiamo dire che la lapide accogliente, i nomi di tutti i Morti di tutto il Comune, avrà il suo dibattito in seno al Consiglio su lettera dei Reduci delle Patrie Battaglie nel febbraio 1919 e l’iter, per vari motivi, allora appena ufficialmente iniziato, si chiuderà nell’ottobre 1920.
Resta da dirsi che quasi ogni paese del Comune ha il ricordo dei suoi caduti nella Grande Guerra, caso strano Barga no! Bisogna andare al cimitero urbano per leggere sulla lapide alla Cappella dei Caduti (oggi in sfascio) i nomi dei Morti ma si badi bene di riconoscerli come paesani, altrimenti l’impresa resta impossibile. Nobile l’idea della lapide, però almeno si poteva mettere il luogo di residenza nel Comune del militare. Comunque, pensando a quanto detto, ciò non ci meraviglia per niente anzi conferma lo scadimento del moto di un’anima patriottica e del rispetto dovuto a loro e alle famiglie. Non a caso, oggi grattato, sopra a quell’elenco si volle porre il fascio littorio, simbolo noto di chi prese a cuore come un’eredità, la questione, tra l’altro realizzando una bella Cappella della memoria, ristretta nel dopo guerra 1940-45, fino a rimanere relegata a una stanza di passaggio, unicamente utile per scendere ai sottostanti forni. L’elenco su marmo, che sta sopra la scala a scendere, presenta delle doppiature nei nomi, segno che fu realizzato o con superficialità o come spesso accade, perché andava fatto, quindi non sentito.
Se si parte da queste visioni, è chiarissima l’idea di cosa volesse dire per tutti, specialmente per quei poveri ultimi, a fronte di uno strisciante “disinteresse”, l’idea di un Asilo per gli Orfani di Guerra a Fornaci. Una benedizione di Dio che solo la venuta della fabbrica e di un uomo fortemente e orgogliosamente italiano poteva pensare e realizzare. Questo La Corsonna l’ha ben capito e con gran cuore continua nel suo appoggio all’idea.
La conquistata vittoria ci ha preso gran parte dell’articolo, così come l’occasione voleva, ma il giornale, come accennato sopra, capisce che una vittoria senza uno sguardo interessato al futuro ha poco cammino e allora ecco che puntualmente torna a parlare anche dell’Asilo Infantile Pro Orfani di Guerra e lo fa con due articoli distinti che tratteremo con il prossimo articolo.
(Continua)
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