Iniziamo il nostro racconto storico facendo conoscere da dove proviene l’immagine del nostro Michelangiolo Gianneti, nei fatti, la troviamo pubblicata nel libro “Elogio di Michelangiolo Gianetti” di G. Palloni, anno 1797. Il ritratto gli fu fornito dall’amico del Gianetti cavaliere priore Orazio Rucellai di Firenze, mentre l’opera fu attuata da Gio. Batta Benigni dipintore e l’incisione per la stampa da Carlo Lusinio.
LA FAMIGLIA GIANETTI O GIANNETTI DI BARGA
La famiglia trae origine da Giannetto Malculi vissuto a Barga nel corso del 1500 – nel 1594 si ricorda un Michael Angeli Malculi seu (ovvero) Gianetti (Arch. Propositura –Barga). Nel corso dei secoli successivi vi appartennero varie personalità tra cui, oltre al Dott. Prof. Michelangiolo Gianetti, vissuto nel secolo XVIII, soggetto del presente articolo e che vedremo, si distinse ancora nel secolo XVII prete Michele dottore di Sacra Teologia, “professore del Collegio fiorentino” e Consultore del Sacro Uffizio, fu precettore di Paolo, Giulio e Anton Francesco di Antonio dei Medici, figlio supposto di Bianca Cappello e del Granduca Francesco. Di Michele Gianetti resta un libro “Fabbrica del Parlare” stampato in Firenze nel 1659.
Si ricordano inoltre due canonici della Collegiata di S. Cristoforo a Barga, Francesco Nicolao dottore in legge (Barga 1718? – Barga 1777) e Michele Antonio (Barga 1799 – Barga 1859.) Inoltre il dottore in legge Michele Antonio (Barga 1715? – Barga 1767) fratello del canonico Francesco Nicolao e padre del dott. Michelangiolo e di Padre Francesco Nicola.
Il DOTT. PROF. MICHELANGIOLO GIANETTI (Barga 8 agosto 1743 – Firenze 6 giugno 1796)
La striscia della vita.
1743 Nasce a Barga dal dottore in legge Michele Antonio e da Teresa Chiappa di Bagni di Lucca. Fu battezzato col nome Michael-Angelus, Dominicus, Mariae.
1755-57 Dopo i primi studi fatti a Barga, all’età di 12 anni passa a studiare a Volterra nel collegio dei Padri delle Scuole Pie e dopo 2 anni al seminario di Firenze.
1759 S’iscrive all’Università di Pisa per lo studio della Medicina, la cui cattedra è retta dallo zio dott. Cristoforo Teodoro Verzani di Barga ma abitante a Volterra. Frequenta anche le Università di Bologna, Pavia e Padova per apprendere nuovi metodi.
1767 Per la morte del padre Michele Antonio, Michelangiolo ritorna a Barga.
1769 Il 6 giugno, nell’Oratorio del S.S. Crocifisso, sposa Orsola Nicoli di Barga e avranno 5 figli: Michele Antonio (morto a tre giorni), Caterina, Michele Lorenzo (morto a 10 mesi), Teresa e Michele Giorgio.
1771 Torna a Pisa e si laurea in Medicina per poi trasferirsi a Firenze.
1775 Gli è assegnata la cattedra di Lettore di Anatomia nel Regio Spedale di S. Maria Nuova di Firenze. È iscritto all’Accademia Fiorentina e alla Società Fisico-Botanica. Le altre Accademie cui sarà aggregato sono: “Inestricati di Bologna”, “Oscuri di Lucca”, “L’Etrusca di Cortona”, “L’Accademia dei Georgofili di Firenze”, “La Cesarea” detta dei curiosi della natura, col nome di Erofilo V (Erofilo V fu tra i più importanti medici Greci. Vissuto nel III sec. A. C., fu con Erasistrato il fondatore dell’Anatomia scientifica).
1783 Restaurato il Regio Spedale di S. Maria Nuova, tiene l’orazione inaugurale poi stampata.
1792 Pubblica il libro “Prose e Poesie”, che contiene, tra le altre cose, le lodi a Cook navigatore britanno, un’orazione tenuta per l’Accademia Fiorentina stampata in diverse lingue.
1795 È prescelto a risiedere nel Collegio Medico Fiorentino.
1796 Alla prematura età di 53 anni, il 6 giugno, la morte gli preclude una più fulgida carriera.
Profili di Michelangiolo Gianetti
Da “Elogio di Michelangiolo Gianetti” di Gaetano Palloni, recitato nella Reale Accademia Fiorentina, nella pubblica adunanza del dì 4 maggio 1797, pubblicato il 20 dicembre 1797.
“Nella professione il Gianetti mostrava quel fondo d’umanità e di sensibilità che avea dalla natura ricevuto in retaggio”… ”Dotato dalla natura di carattere franco ed aperto, che l’educazione e l’interesse non ebbe mai forza di cangiare”… “Dei forestieri, dei quali possedeva le lingue …”.
“Circondato egli sempre da una numerosa schiera di giovani medici, molti dei quali dai più lontani Paesi alla sua direzione raccomandati venivano”… ”Fatto egli avea della sua casa una scuola di medicina a tutti aperta …”.
“Con una natural facilità di parlare e col dono a pochi concesso di comunicare altrui con ordine, e con chiarezza le proprie idee, spiegava le cose non solo con adatte parole ma ancora con una forma di eloquenza che dilettando istruiva …”.
“Ammiratore egli essendo, dell’inglese cultura, lasciava perciò intravedere la sua predilezione per le opere mediche di quell’illustre Nazione” … “Seguace di Brown, immortale inglese filosofo, ignorato tra noi, egli fu il primo in Italia che persuaso della giustezza, e importanza dei browniani principi ne mostrò altrui la saggia applicazione alla clinica” … “Così il Gianetti vede con nobile compiacenza le scienze ausiliatrici della medicina, non più arrogarsi vanamente un tal nome … “Né si è tosto pubblicata in Italia una sì strepitosa rivoluzione, ch’egli l’adotta e si dichiara seguace del lavoisierano (da Lavoiser) sistema.” … “Ricercati venivano dai più lontani paesi i di lui medici consigli: e le varie Accademie d’Italia non solo, resero gli omaggi al suo merito: omaggio tanto più sincero e pregevole quantoché non era da lui ricercato.”
La poesia.
“Né l’insegnamento ed esercizio della medica facoltà, né la cattedra, poterono mai diminuire il trasporto suo naturale per l’amena letteratura e particolarmente per la poesia”… “Ed invero il Gianetti trovava nelle muse un sollievo ed un pascolo alla propria sensibilità”… ”Cresceva così di non poco il suo pregio nella poesia improvvisa”… “Ma al poetico genio più libero il campo eì lasciava allorché, nell’ozio autunnale, ogni altra più seria occupazione abbandonando, portarsi eì soleva regolarmente alla patria, ed in seno alla propria famiglia, da cui diviso per rimanente dell’anno, viveva sol con un figlio, che dei suoi talenti e del suo spirito erede, educar di buon ora egli volle alle scienze ed all’onor della patria”.
La fine.
“Nel 19 maggio del 1796 fu sorpreso da una febbre nervosa … ne fu appena attaccato che previde inevitabile la sua fine”… “Affrettate, egli scrisse ad alcuni suoi amici lontani dalla città, affrettate il vostro ritorno perché la morte m’incalza e non avrò più forse il piacere di vedervi”… “La sera del 6 del successivo giugno un epilettico insulto lo privò repentinamente della vita”.
Il commiato.
Così finì la breve carriera mortale quest’uomo stimabile … un insigne poeta estemporaneo, un medico giudizioso e fortunato, un elegante e dotto scrittore toscano”… “Era egli benefico per acuto e virtuoso sentimento”.
Testo della lapide marmorea in memoria del Dott. Giannetti, posta dagli amici nella chiesa di S. Maria Novella a Firenze
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MICHAELI-ANGELI GIANETTI – BARGEO
IN REGIO S. MARIAE NOVAE NOSOCOMIO FLORENTIAE
PHYSIOLOGIAE PROFESSORI PUBLICO
OMNIGENA ERUDITIONE MIRA DICENDI COPIA
POESEOS EXTEMPORABILIS PRAESERTIM FACULTATE
OPUM CONTEMPTU
ET PHILOSOPHICA SENTIENDI AC IUDICANDI LIBERTADE
NEMINI SECUNDO
QUEM MORS ACERBA LIII AETATIS SUAE ANNO
VI IDUS IUNII A.R.S MDCCXCVI RAPUIT
AMICI MOERENTES IN GRATI ANIMI OBSEQUIUM P.P.
IL PALAZZO GIANNETTI A BARGA
Ex sede della Biblioteca Comunale “Fratelli Rosselli”, ora di uffici comunali.
Per palazzo Giannetti, situato nel centro storico di Barga, oggigiorno, è cosa comune intendere quello che ospitava la Biblioteca Comunale “Fratelli Rosselli” e oggi parte degli uffici comunali. Quanto detto seppur giusto, però, col solito nome, dobbiamo definire anche tutti gli altri edifici di origine medievale che si affacciano per tutto un lato della via intitolata alla nostra famiglia, Giannetti. La via Giannetti è l’ultima traversa che s’incontra salendo via di Borgo dal Giardino di Barga e per la quale, transitando davanti all’ex Biblioteca, si raggiunge la rotabile via Marconi.
L’accumunare tutto quel complesso di tre palazzi nel nome Giannetti, storicamente si giustifica dal sapersi che il dott. Michelangiolo, sul finire del secolo XVIII, comprò un immobile confinante con quello della sua famiglia. Quasi nello stesso periodo la sorella Anna Giannetti, moglie di Francesco Verzani, acquistò l’antico palazzo di Giuseppe Barghigiani, che confinava con il nuovo acquisto del fratello. Quest’ultimo palazzo pervenne a Michele, canonico del Duomo di Barga, figlio di Giorgio di Michelangiolo Giannetti, come tutti gli altri palazzi or ora ricordati. Da quest’ultimo il tutto passerà per acquisto alla famiglia Iacopetti, siamo negli anni ‘60 del sec. XIX e poi, per lascito testamentario di Francesco Iacopetti del sec. XX, ogni cosa entrò a far parte dei beni comunali di Barga.
Il palazzo della famiglia Giannetti ha una sua evidente conformazione e conserva il suo stile cinquecentesco –classicamente si vuole costruito tra il 1549 e il ‘60- non ha particolari pregi architettonici, eccettuato il bell’ingresso composto di scalini disposti a trapezio e da un portale bugnato, entrambi gli elementi realizzati in pietra serena, così come gli stipiti delle finestre in alto. Nel portale spicca il bel portone novecentesco realizzato in essenza di cipresso, nei cui specchi si evidenziano due fiaccole scolpite in bassorilievo.
Il palazzo nel corso del sec. XX ha ospitato le Scuola di Avviamento al Lavoro e in seguito, per un breve periodo, anche le Scuole Elementari di Barga. Oggi, dopo il terremoto 2013, è solo occupato da uffici comunali al piano terra entrando nell’edificio, mentre la Biblioteca, per il presunto pericolo di un crollo del palazzo, causa il peso dei libri, è stata spostata a Villa Gherardi, vicino alle scuole superiori.
La storia ci racconta ancora di un fatto abbastanza curioso attinente il palazzo Giannetti e che ebbe per protagonista il Comune di Barga. Siamo ai primi anni del secolo XIX e il Comune di Barga, deciso ad acquistare una sede propria, vagliando varie opportunità che gli si prospettano, si trovò anche alle prese con l’offerta d’acquisto del palazzo Giannetti, quello di famiglia, formulata nel 1806 dal suo proprietario Giorgio Giannetti, figlio del dott. Michelangiolo. L’offerta fu scartata dal Comune di Barga in favore dell’attuale sede, il palazzo Pancrazi ma ciò che non volle acquistare, quasi che il destino fosse stato segnato da una grande volontà, entrerà comunque nei suoi beni con la donazione Iacopetti.
Pier Giuliano Cecchi
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