Anno 1570: seconda visita al cinquecentesco Palazzo Pretorio. (primo articolo) Come immagine d’apertura per questo tredicesimo articolo sulla storia del Palazzo Pretorio, abbiamo pensato interessante inserire la straordinaria raffigurazione del “Tratto di Corda”, che un anonimo cittadino di Barga, in epoca non precisabile, disegnò graffito su una lastra di marmo all’interno del Duomo di Barga.
Nel nostro “excursus” storico sul Palazzo ci siamo già imbattuti in questa pena o meglio tortura, esattamente nel precedente e dodicesimo articolo, dove si parla dell’inventario dei beni mobili conservati nello stesso Palazzo l’anno 1546, in cui implicitamente si cita nell’esistito e censito “Canapo da dar fune alla girella” che era nella Sala del Consiglio, il cui senso si spiegato con queste parole:
“Questa citazione ci porta a credere che nella sala del Consiglio si praticasse la pena barghigiana del “Tratto di Fune”, consistente nel tirare in alto il condannato legato ai polsi con una corda, però con le mani girate dietro la schiena; questo per convincerlo alla confessione del presunto reato o come pena definitiva. Infatti, sui libri del Comune si può leggere che al tale come pena gli siano dati “due tratti di fune”. In certi casi si minacciava o si attuava il rilascio immediato della fune, con l’indifesa caduta del malcapitato”.
Certamente in molti lettori sarà scattata la curiosità di saperne di più sull’argomento “tratto di corda”, e allora, avendo a disposizione un’immagine che la riproduce, tra l’altro di qualche secolo addietro, l’abbiamo usata per offrire a tutti la possibilità di rendersi conto in cosa realmente consistesse. In pratica, come detto, era una tortura ma anche una delle pene definitive inflitte nella podesteria di Barga e, questo è interessante, svolta all’interno della sala consiliare di Palazzo Pretorio, forse, in certi casi, anche sotto gli occhi dei consiglieri. Resta da osservare che il “tratto di corda” come pena definitiva, forse si attuava anche nelle sottostanti carceri, in qualche stanza particolare, anche se nei due inventari non è censita. Comunque fosse stato, ripetendo il concetto, ci pare molto efficace l’immagine perché, come non mai ogni parola, vedendola ci aiuta a capire come fosse attuata.
Questa pena, che dopo l’inventario 1546 la troviamo ancora in uso in questo del 1570 e con delle precise e inequivocabili parole attuata nella sala del Consiglio: “Canapo et carrucola di legnio appiccata al trave del tetto per la tortura”, dall’immagine possiamo vedere avesse del terribile. Andando a descrivere il graffito vediamo in basso un ometto che tira una fune passante attraverso una carrucola fissata a una trave, finendo a cingere ai polsi il malcapitato, che già vediamo innalzato con le braccia dietro.
Per altro possiamo dire che un simile marchingegno fu messo anche alle travi sotto la scomparsa Loggia di Porta Reale, e lo troviamo in uso l’anno 1656, quando, dopo una notte in carcere, fu fatto solamente vedere, per ordine del podestà Giovanni Maria Sali, a due barghigiani condannati per aver abbandonato la guardia di Porta di Borgo. Entrando nei fatti, il Podestà, ordinando la scarcerazione dei due personaggi, come personale pena educativa, disse agli sbirri di condurli sotto la Loggia di Porta Reale per dargli dei “tratti di fune” e poi lasciarli lì appesi per un po’ di tempo quale insegnamento a tutti i cittadini. Questo lo disse in loro presenza, dei due sciagurati, ma subito dopo, appartatamente, soggiunse agli sbirri che gli facessero vedere solamente la corda, senza legarli e issarli, poi, per questa volta di renderli liberi, così come realmente fu fatto. Per dire quanto fossero temuti i tratti di fune, immaginiamoci la preoccupazione dei nostri due personaggi per quanto stavano andando incontro, e l’euforia al momento che il capo sbirro, senza appenderli, li lasciò liberi. Un insegnamento che con certezza suggerì ai due sciagurati futura prudenza nell’adempimento del loro dovere, e ben li dispose alla richiesta promessa di ben fare la prossima volta, altrimenti quella corda era lì ad aspettarli e, oltre al dolore, con l’aggiunta del pubblico ludibrio.
Ora però è tempo che si parli dell’inventario del Palazzo Pretorio anno 1570, che per la sua lunghezza, dividiamo in due articoli e iniziamo dicendo che questo, dal sopra ricordato anno, durò e almeno fu utilizzato sino al 1574. Il primo a prenderlo in carico, dal 26 marzo sino al 26 settembre 1570, fu il Cavalier Revagnoli in nome del nuovo podestà di Barga Benedetto Capitani. Dopo di lui fu in consegna al Cavaliere del podestà Guglielmo Da Verrazzano sino al 26 marzo 1571, poi, nelle solite forme, del podestà Piero Bencivenni sino al febbraio (1571 s.f.) 1572, seguendo con Bernardo Carnesecchi sino al febbraio (1572 s.f.) 1573 e infine Pandolfo Petrucci sino al febbraio (1573 s.f.) 1574. Nel prossimo articolo avremo l’occasione di leggere le fedi dei sopracitati cavalieri, poste in calce all’inventario. La presa in consegna dell’inventario avveniva tra il Cavaliere del nuovo Podestà e i maggiorenti deputati dal Comune, probabilmente il Cancelliere e qualche Console, insieme verificando che quanto vi era descritto fosse al suo posto e nel suo buono stato o come fosse al momento circa l’integrità.
In questo inventario, rispetto al precedente del 1546, troviamo esservi al piano terra non più otto stanze ma undici tra sale, cucina, camere e camerette, e questo ci porta a credere che si fosse attuato un certo ingrandimento o riadattamento, ma e difficile, se non impossibile disquisire su quest’argomento. Circa il numero, in effetti, troviamo la Sala della cancelleria e Consiglio, la camera dei garzoni o sbirri, saletta della prima entrata al Palazzo con il sopracielo in legname, camera del Cavaliere, Sala del Podestà, Cucina, una cameretta con anticamera, due camere a lato della Sala della Cancelleria e due “camerotti”. Tra le camere una è detta per i forestieri.
Nell’elenco si notano complessivamente per il piano terra quindici porte, descritte nella loro composizione. Inoltre sono elencate nove finestre, due finestrini, sei ferrate e qualche impannata. Sei sono gli armadi, quattordici le cassapanche, nove le casse da letto, circa cinque i tavolini, quattro i camini, sei le credenze, oltre ad altre strutture di legno, come le panche del Consiglio che stavano sollevate sui loro tavolati e poste ai muri della Sala di Cancelleria, qui si parla anche di un soppalco e dell’Arringo dove i consiglieri andavano a svolgere gli interventi. Si trovano ancora nell’inventario due banchi di ragione o sentenze, uno per il Podestà e l’altro per il Cavaliere, composti di scrivania, panca con spalliera, armadi e vari cassetti.
Si continua poi con l’orto, che vedremo nel prossimo articolo che riguarda sempre questo inventario, in cui sono inventariati sei susini e un roseto tutto intorno ai muri, precisando che questo era ben curato. L’orto, che stava tra il Palazzo e andava quasi sino al Duomo, aveva due accessi con porte: uno dal Palazzo e uno esterno, dalla parte che andava a toccare quasi lo stesso Duomo. Si continuerà con il piano seminterrato mostrando che oltre alle prigioni, c’erano un fondo e la stalla, cui si accedeva tramite il prato dell’Arringo. Le prigioni censite avevano già allora le loro doppie porte con finestrelle ferrate.
Senza aggiungere altro si va ora a leggere questa prima parte dell’inventario del Palazzo Pretorio stilato l’anno 1570:
“Inventario del palazzo del Podestà”
“Inventario et notitia delle robbe et masseritie del Comune di Barga esistenti nel palazzo del signor Podestà di Barga:
Et prima nella sala della Cancelleria:
Porta che si entra in detta sala del Consiglio et Cancelleria di tavola doppia imbullettata di due parte. Ciascuna parte spezzata, con 4 cancheri et bandella et con 4 paia di bandelle, con catenaccio, anelli, saliscende et riscontro di ferro di dentro et campanella di ferro di fuora nello sportello, et sopra lo sportello una stanga con 2 riscontri di legno da serrarsi di dentro.
Banco delle sententie et per la Cancelleria di legnio con uno palchetto sotto, con una cassetta scoperta dinanti et una da tirarla fuora et una con l’usciuolo, con banca da sedere con spalliera di legnio et uno armadio et al piano de piedi di legnio, posto infra la porta et una finestra.
Fenestra in 2 pezzi con 4 bandelle et cancri et 4 fodere di legnio, con uno telaio d’impannate in croce.
Fenestra in 2 pezzi, con 4 bandelle et cancri nel legnio, fodrata da tutte le bande et nel mezzo.
Tre cassapanche coperte dove non sono casse coperte di tavole et piedi di tavole intorno a muri di detta sala.
Arringo di legnio con piantito di tavole coperto da 2 bande con 2 regoli di legnio.
Quattro regoli di legnio attaccati al muro con sua chiodi d’appiccarvi le tavolette di legge, con 12 tavolette di leggi varie: se ne guastò n° … .
Uscio che va di sotto nella cella di detta sala, di legnio fodrato, con 2 bandelle et 2 cancri, in uno pianacciuolo, con uno catenaccetto et due anelli.
Lampada di vetro con la sua graticella, dinanti alla Madonna d’incontro alla porta.
Canapo et carrucola di legnio appiccata al trave del tetto per la tortura.
Soppalco a detta sala, salvo nel mezzo che non vi è soppalco.
Fune della campana dei messi che arriva dal campanile della chiesa di Santo Christofano fin a in detta sala, dove sattacca a un chiodo grosso. Fu rubbata, ricompra alle ragioni di Ser Baccio c: 10. Rubbata, ricompra alla altra ragione di Ser Baccio c: 31. Rubata ricomprò Giuseppe (Bartolini) alla sua ragione c: 48.
Una parte di rastrelliera da armi, di legnio.
Campanello dal Consiglio di bronzo, a capo il banco, con sua funicella.
Porticella d’uno pezzo che va di detta sala in una saletta che è nella prima entrata di detto palazzo. Fodrata inbullettata con 2 gangheri et 2 bandelle, con catenaccio, serratura, saliscende et riscontro di ferro.
Camera de garzoni, contigua a detta Sala del Consiglio:
Porta che si va di detta Sala in detta camera, di tavole fodrato et regolato d’uno pezzo, con 2 bandelle et 2 gangheri nel muro, con catenaccio, 2 anelli, toppa, chiave, saliscende et riscontro di ferro et graticola nel mezzo di detta porta di ferro, con sua serratura.
Armadio di tavole con 3 piani, coperto di sopra, con 2 uscetti et uno catenaccio di dentro et 2 campanelle, con 4 paia di pandelle. È in salla del Commissario.
Fenestra in 2 pezzi, fodrata inbullettata, con 4 bandelle et 4 cancri, con nottola di legnio da serrare con l’inferrata, con 4 ferri per l’altezza et 6 ferri per traverso, l’uno nell’altro et dalla bande fitti in pietra: con telaro ………. alle ragioni di Giuseppe Bartolini C: … .
Due panche da letto, con 6 pezzi di tavole, con pagliariccio per li garzoni. S’è guasta per vecchiezza al tempo di Guglielmo Verrazzano* una di dette panche.
*(Guglielmo Da Verrazzano, rispetto a questo inventario, sarà podestà di Barga dall’ottobre 1570, sino al marzo 1571.)
Due casse appiccate con 2 coperchi con 2 chiavi et toppa.
Una panchetta bassa, grossa, forata dalle teste.
Una sedia in chiovola di legnio, bassa e trista.*
*(Sedia con snodo tipo i compassi).
Camino senza fornimenti e et necessari: guasti.
Saletta della prima entrata del palazzo:
Porta spezzata in 2 pezzi, con lo sportello di 2 altri pezzi fodrati et imbullettati, con 4 bandelloni et canchri et 4 par di bandelli allo sportello et 2 campanelle et battiluscio a martello di fuora di ferro, con catenaccio sopra lo sportello, con 4 anelli et catenaccio allo sportello, con 7 anelli, con 2 riscontri di legnio da chiudere a stanga, contruscetto, con 2 paia di bandelle, con sua carrucola da serrarsi d’aprirse dal messo in su, vi è contro l’impannata a uso di stufa.
Armadietto grande largo quanto detta saletta, con 4 uscetti, con 4 paia di bandelle et 4 catenelle, 2 serrature et 3 toppe, tramezzato con (… sic!) palchi. Si è fatto tutto in altra maniera.
Tavoletta di circa 3 braccia* appiccata a trespoli.
*(Il Braccio di Barga era 60 centimetri, quindi la tavoletta era di metri 1, 80.)
Tavoletta dipinta dove si anotono e nomi dei Podestà di Barga che ci vengono.
Sopracielo di legname a detta saletta.
In Cancelleria: Cassone delle borse delli offiti con 5 chiavi et 5 toppe et 5 ferri per serrarla, la quale è nell’armadio dell’archivio del comune, presso al Cancellieri.
Camera del Cavallieri:
Porta da uno pezzo, fodrata et regolata, che va da detta saletta in detta camera, con saliscende et riscontro di ferro, chiave et toppa a stanghetta, con 2 bandelle et 2 cancri.
Un cappellineietto di legnio.
Camino con un paio d’alari et un paio di molli. Uno de detti allari è apresso del Cancegliere.
Banco di ragione con sua banca, soppalco sotto, spalliera coperta sopra, cassetta di messi et del Cavallieri, con sua serratura et chiavi et armadietto scoperto dinanti, con cassetta da polize et per lettere.
Dua cassette appiccate a pierni, tramezzate, con 2 serrature et toppe per torna letto regolati.
Una cassa con serratura et chiave.
Un tavolino attaccato a trespoli: è nella camera de birri.
Due panche da letto, con quattro tavole et spalliera di legno da capo per il letto del Cavallieri.
L’uscio del caminetto.
Una finestra spezzata con 5 paia di bandelle et una impannata traversa tramessa in croce per lungo et per traverso al capo al banco, con i saliscendi con loro riscontri.
Un panno di tela cilestra che copre il banco del Cavallieri, alle Ragioni C: 31. È sul banco del Notaro.
Dua scabelli di legnio. In sala del Podestà.
Una lanterna grande con suo lucernino di stagnio et d’esso alle Ragioni di ser Baccio. In camera dei garzoni.
Un paio d’alari con 4 palle di ferro, ci sono due volte notati però casse. In cucina del Podestà.
Una paletta fatta al tempo di Guglielmo Verrazzano*, alle ragioni di Giuseppe (Bartolini) c: 47.
*(Guglielmo Da Verrazzano, rispetto a questo inventario, sarà podestà di Barga dall’ottobre 1570, sino al marzo 1571.)
Sala del Podestà:
Porta di 2 pezzi, con 4 bandelle et 4 cancri nel muro, fodrata, con chiave, toppa et stanghetta, saliscende, riscontro, catenaccio et 2 campanelle di ferro, la qual porta va di detta saletta in detta sala del podestà.
Credenza con 2 cassetti, tramezzata con uno palcucci, 2 catenelle, 2 toppe a stanghetta, con 4 paia di bandelle et un cassettone coperto da due lati per lo lungo, regolato da 2 chiavi.
Credenza con 2 uscetti, con uno uncino da serrare di dentro et una toppa a stanghetta, con 4 paia di bandelle, 2 campanelle.
Scrittoio o scrigno con chiave, toppa et bucinello, con 3 paia di cappioni gangheri et una predelletta sopra, lunga quanto lo scrittoio. In camera del Podestà.
Un tavolino appiccato a trespoli, con 4 piedi, et 2 traverse di legnio. In camera del Podestà.
Tavola grande lunga circa 4 braccia di noce*, con sua trespoli et 2 piedi, l’uno con una traversa di legnio a 2 di detti piedi, con la sua cassapanca scoperta dinanti, con dieci piedi intorno da due bande, con uno cornicione sopra detta cassapanca d’appiccare la spalliera da due bande del muro. Il cornicione è in camera de’ forestieri.
*(Il Braccio di Barga era 60 centimetri, quindi la tavola di noce era di metri 2, 40.)
Aquaio di pietra con 2 palcucci di legnio.
Brocca di rame pesa Libbre 8 -5. In cucina.
Camino di pietra, con 2 alari, con nodo nel mezzo et palle di ferro in cima, un paio di molle con palla in cima, paletta.
Due sedie di legno in chiovole, d’appoggiare dietro et dal lato.* In cucina.
*(Sedia con snodo tipo i compassi.)
Due seggiole di paglia, con 2 traverse di legno dietro d’appoggiarsi. In cucina.
Due scabelli ordinari di legno coperti da 4 bande dal lato.
Cassone grande, con 2 serrature et due chiavi et 2 anelli, scorniciato intorno, tramezzato di dentro. In camera de forestieri.
Un pezzo di cornicione di legno.
Finestra in 2 parti, foderata et imbullettata, spezzata con lo sportello sopra, con 2 saliscendi et 2 riscontri, 4 bandelle et 4 cancri et 2 paia di bandelle allo sportello, con sua impannata, con 2 uscetti con una croce sopra detti uscetti di legno et tela et una ferrata, con 7 ferri per l’altezza et 8 per traverso: fatta l’impannata alle ragioni di ser Baccio c: 10.
(Pier Giuliano Cecchi –continua)
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