Il Marzocco o Leone fiorentino
Il termine Marzocco negli studi su Firenze resta incerto da cosa derivi. Questo è il nome che aveva assunto il Leone seduto che regge sotto una zampa, lo stemma raffigurante il Giglio, opera Quattrocentesca di Donatello entrambi simboli della Città. Alcuni vogliono il Marzocco memoria d’epoca romana, di un Marte fiorentino perduto e poi riedificato nel Leone, appellato nel diminutivo Martocus: piccolo Marte.
Altri vogliono il Marzocco derivante dal Longobardo “marth”cavallo e “zuccon” proteggere, a comporre “Marthzuccon” poi cambiando il cavallo con un leone per due ragioni: una perché il cavallo lo aveva anche Arezzo, l’altra per ricondurre il tutto alla filosofia biblica, cioè alla memoria della tribù da cui discese anche Gesù, quella di Giuda, simboleggiata nel leone.
Comunque sia il vero della storia, quel Marte affascina molto, perché quella divinità pagana ha delle caratteristiche tutte particolari e confacenti al saputo della storia di Firenze. Infatti, Marte si vorrebbe protettore dalle mortali insidie le primaverili vegetazioni e i raccolti, al tempo stesso anche con la forza dai nemici devastatori, passando da un ruolo che lo avvicinava a “Silvano”, dio dei boschi e della campagna, a quello con cui è conosciuto, cioè un dio guerresco. Pare allora di vedere una Firenze che nasce e sceglie a totem Marte che prima difende la creatura novella e poi mira chi vorrebbe farla recedere nei pensati futuri intendimenti espansionistici, in ciò ispirata al divenuto dio guerriero.
Premesse queste cose a ruota libera, il Marzocco in Firenze simboleggiava il potere del popolo e la rappresentò specialmente alla nascita della repubblica fiorentina iniziata con il 1115. Nei tempi successivi l’idealità repubblicana in Firenze ebbe alterne vicende, sino alle pagine fulgide e tristi del suo tramonto avvenuto nel sec. XVI, dalle cui celebrate vicende si può cogliere un altro messaggio proveniente da molto lontano e caro a tutti gli “italiani”. Infatti, Marte era una divinità del tutto italica, un aspetto assolutamente caro e aspirazione propria dell’italiana Repubblica di Firenze, che debellata dagli imperiali di Carlo V nel 1530 con la sconfitta di Francesco Ferrucci a Gavinana, così riportando al potere i Medici, di fatto si decise per Firenze una dominazione straniera, quella spagnola. Comunque anche i Medici, di là da quanto detto, ebbero per il leone fiorentino una particolare dedizione che tutti sanno, tenendo addirittura un serraglio in Città con quegli animali.
Venendo al Marzocco barghigiano, intanto, dall’immagine in apertura si può cogliere che in tutto è diverso rispetto a quello di Donatello, cui la saggistica locale lo riferisce, salvo che l’essere anche questo seduto e reggente uno stemma che non è di Firenze, ma ritenuto familiare, comunque e di là da ciò che mostra, anche questo e similmente raffigura il potere fiorentino a Barga. Semmai l’idea del Marzocco di Barga deriva più che altro da quello esposto alla Loggia dei Lanzi a Firenze, che seppur non regga niente con le zampe, lo richiama sia per la solita seduta, come per avere similmente la bocca semiaperta e per l’arricciolato e folto pelo sulle spalle e petto. Quello di Barga, scolpito nella pietra serena, lo possiamo vedere sul lato sinistro all’ingresso della Loggia dei Mercanti che è sull’antica Piazza di Barga, oggi piazza del Comune o Salvo Salvi ed è posto su di una mensola della solita pietra.
Questo Marzocco però non è l’originale, bensì una copia commissionata dal Comune di Barga tra l’anno 2005 e il 2008, perché l’autentico, minacciante un appariscente degrado, fu tolto in quegli anni per un restauro conservativo e oggi è esposto al Museo Civico di Palazzo Pretorio. La copia si rese necessaria perché l’originale presentava dei cedimenti della pietra serena alla zampa destra con crepe dirette anche verso la sinistra. La maggiore crepa, sulla zampa destra, oltre alla stabilità del Marzocco con il pericolo della caduta, aveva iniziato anche a distruggere lo stemma familiare ivi scolpito, racchiuso in uno stemma a tacca, dove è raffigurato un grifone alato sbarrato da una lancia, un particolare, il grifone, che ci dovrebbe rimandare all’anno della sua esecuzione. Infatti, quel grifone alato è simile a quello raffigurato nello stemma di Fausto Beltramini di Nicolao da Colle Val d’Elsa Cavaliere di Santo Stefano epodestà di Barga l’anno 1585, visibile sotto la Loggia dei Podestà. Questo stemma però, se nel grifone è simile a quello del Marzocco, si differenzia da questo in un particolare: l’assenza della lancia che lo sbarra. Vicendevolmente lo stemma del Marzocco non presenta la croce di Santo Stefano e la corona sul grifone. Comunque se il grifone costituisce un forte richiamo dell’uno all’altro stemma, per le cose dette resta incerta l’attribuzione al cavalier Fausto Beltramini.
Comunque, seppure a fronte di un’assenza di documentazione storica coeva, la saggistica locale non indugia nella datazione del Marzocco, finendo con il dire che questo lo volle il podestà Beltramini, a sua cura e spesa, l’anno della sua presenza a Barga, appunto, il 1585. Niente supporta questa idea, specialmente sul perché il Beltramini avrebbe fatto eseguire, sostituendosi al comune, un’opera che non gli sarebbe spettata. Un’eventuale possibilità, un’ipotesi tutta da indagare, potrebbe essere che durante la sua reggenza avesse contribuito a rinvigorire il mercato di Barga e che quindi si fosse deciso a lasciare altra sua firma in Barga oltre al bello stemma sotto la Loggia dei Podestà, però c’è anche un’altra strada storica molto intrigante e che percorriamo.
Infatti, sappiamo che già un’altra importante figura per Barga ebbe un grifone nel suo stemma uguale a quel Beltramini. Questa persona è il podestà e capitano di Barga Roberto di Martello della famiglia Martelli, il cui nome è legato a un anno molto indicativo per la stessa Barga, il 1360 dello Statuto del Comune, il primo e fondamentale atto sotto le insegne di Firenze. Tra l’altro il suo nome è scritto nell’apertura dello stesso Statuto, cui si aggiunge che in Barga rappresentava il “potentissimo Comune di Firenze”. Allora si potrebbe anche pensare che il Marzocco di Barga rappresenti e indichi un preciso momento, quello dell’effettiva e ora sancita unione a Firenze, che nonostante l’acquisto fiorentino della Terra avvenuto tra il 1341-42, solo quest’atto determinava efficacemente, dopo il duro assedio pisano-lucchese al Castello del 1354, poi ripetuti nel 1363-64, essenzialmente Pisa, intenzionata a riportare nei suoi possessi la sempre agognata e strategicamente importante Terra di Garfagnana. L’occasione dell’esecuzione del Marzocco potrebbe coincidere con un’ignota celebrazione del legame tra Barga e Firenze.
Una cosa simile accadde con l’esecuzione fiorentina del piatto da parata in argento raffigurante la Battaglia di Barga dell’anno 1437, eseguito dal fiorentino Cabriello di Ciullo nel 1587, a centocinquanta anni dall’avvenimento, questo per celebrare il solido rapporto politico ancora esistente tra le due potenze italiane. Entrando nei fatti, nel febbraio 1437, fiorentini e veneziani accorsero alla difesa di Barga fiorentina assediata da Niccolò Piccinino e con la provvidenziale sortita dalle mura dei barghigiani, tutti assieme dettero la rotta al celebre condottiero, con sua gran vergogna lasciando sul campo armamenti e prigioniero un Gonzaga.
L’anno dell’esecuzione del marzocco barghigiano, voluto del 1585 di Beltramini, allora potrebbe tornare a essere ignoto e solo andando a indagare nella storia di Barga, nei particolari momenti di spolvero della fiera e da sempre convinta adesione alle sorti di Firenze, ci potrebbe essere una data.
Per esempio quando a Barga arrivò la notizia della presa di Siena, 1555, organizzando sul momento una “baldoria” incredibile, con enormi fuochi sul sagrato del Duomo, colpi a salve dai cannoni e suono delle campane. Le solite campane che però nel 1528 avevano già suonato con tutti i “pifferi” di Barga per il sotterramento nella Piazza del Castello del simbolo repubblicano, proprio il Marzocco, quando nell’allora lotta tra l’ultima Repubblica Italiana e i Medici, in loco si decise di scegliere la parte meno impegnativa, lo schieramento con il papa mediceo Clemente VII, che comunque appoggiava Carlo V, imperatore che nel 1527 aveva attuato il “Sacco di Roma”.
Altra cosa da dirsi è l’ubicazione del Marzocco sulla Loggia dei Mercanti, senz’altro idonea circa la funzione pubblica di un tal emblema, anche perché la Piazza su cui ancora oggi si mostra era il luogo dei mercati barghigiani, cui concorrevano i popoli circonvicini per approvvigionarsi di cose e generi che la fiscalità fiorentina lasciava libere in Barga da particolari tasse per consentire agli stessi introiti utili alla sua sussistenza. Detto ciò, però va evidenziato che in Barga c’era un luogo che per secoli mantenne il nome: “Al Marzocco”. Questa località era all’interno del Castello è ben messa in evidenza nel “Terrilogio dei Beni stabili della Propositura di Barga”, eseguito l’anno 1728 dal geometra e architetto Domenico Cecchi da Castiglione Lucchese. Infatti, nel descrivere il primo bene posseduto, cioè la “Canonica con più stanze e più appartamenti”, egli ci dice che è posta “In Barga sotto il Duomo, luogo detto al Marzocco”. Ovviamente se il luogo era appellato così, o c’era stato o ancora c’era nel 1728 un Marzocco, un Leone da cui prese il nome. Dove era il Marzocco o Leone?
Innanzi tutto va detto che ancora nel 1728 l’ingresso al palazzo della propositura di Barga non era dove oggi lo vediamo, ossia in piazza Beato Michele ma dalla parte opposta, a sud, sul fianco della rampa che sale al Duomo, dove ancora oggi si può vedere il bel portale cinquecentesco in pietra serena. La rampa che sale al Duomo, che di fronte alla canonica forma una sorta di piazza in salita, inizia con la parte finale della via del Pretorio, che lì arriva iniziando da Porta Reale o Mancianella. La via è così appellata perché conduceva a Palazzo Pretorio, dove si amministrava la giustizia civile e criminale di Barga. Il Marzocco stava in quelle vicinanze e chiariremo quasi esattamente dove.
Intanto Domenico Cecchi ci ha detto che il palazzo della propositura stava, come oggi, sotto il Duomo, all’allora luogo detto al Marzocco. Intanto, perché la via del Pretorio conduceva all’omonimo palazzo, sapendo che in molti luoghi della Toscana fiorentina all’accesso alla giustizia si poneva il simbolo di tale dominazione, nel caso di Barga c’era il Marzocco e da gran tempo. Questo lo induce il luogo così appellato, ma anche, seppur in senso lato, un documento dell’Archivio Comunale di Barga. Per prima cosa diremo che in antico la rampa che sale al Duomo aveva al suo termine una porta che dava accesso alla Rocca di Barga, dove c’erano il Duomo e anche il Palazzo Pretorio. Quella porta aveva un suo nome ben preciso, che chiarisce il tutto dell’arcano, infatti, secondo gli antichi documenti comunali, la porta era detta “del Leone”. Ecco allora chiarito dove il barghigiano aveva messo il Leone Fiorentino, cioè all’ingresso della Rocca o nelle sue immediate vicinanze. Saputo poi che la porta stava in filo del muro che cingeva la rocca da cui si vedeva il sottostante palazzo della propositura, ovviamente il popolo iniziò a chiamare il luogo al Marzocco.
Un tale quesito storico sorse in Barga molti anni fa, quando si pubblicò “Il Memoriale di Jacopo Manni” che abbraccia la fine del sec. XV e gli inizi del XVI. In quelle pagine, infatti, sotto l’anno 1530, si può leggere degli sforzi che fece il Pievano per trovare l’acqua davanti alla sua canonica e annotava che aveva fatto scavare di fronte alla canonica un pozzo “Su la Piazza sotto il Leone”. Quel leone interrogò non poco gli allora storici, perché non sapevano cosa potesse essere, finendo che probabilmente si trattasse di un leone del portale d’ingresso al Duomo, quindi il pozzo scavato sul sagrato del Duomo. Invece ora credo chiarito, che quel leone era il Marzocco che stava alla porta d’accesso alla Rocca di Barga o sue dirette vicinanze e il pozzo, il Manni lo fece scavare lì sotto, cioè davanti all’ingresso alla canonica.
Resta da rilevare che il Marzocco di Piazza è ancora visibile, mentre di quello alla Porta del Leone non abbiamo più tracce, anche se un corroso leone in pietra arenaria e in posizione seduta, che non poco m’incuriosisce, stranamente si può vedere all’ingresso di una casa antica di Barga, luogo al Giardino.
Terminando questa carrellata storica sul Marzocco di Barga va rilevato che quello che è sulla Loggia dei Mercanti in Piazza del Comune, prima della Seconda Guerra Mondiale fu soggetto a copia da parte di un impresario edile di Barga, per poi farne a fini commerciali molte repliche in buonissimo cemento. Oggi chi girasse per Barga può vedere il Marzocco che orna tanti ingressi di vecchie ville e parchi pubblici, ovviamente è inutile dire che ogni copia, perché visiva memoria di un grande passato del paese, o meglio della Città di Barga, è conservata con religiosa cura.
(Pier Giuliano Cecchi –continua)
Tag: palazzo pretetorio, loggia del podestà, misure di barga, marzocco, barga, Duomo, firenze
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