Negli archivi del Giornale di Barga del 1997 abbiamo ripescato la traduzione di un interessante resoconto di viaggio della giornalista e scrittrice americana Mary Heaton Vorse. L’articolo apparve nell’ottobre del 1909 sull’imporrante rivista statunitense «Harper’s Monthly» con il titolo: “Barga” e fu scoperto negli anni ‘90, negli archivi di stato di Firenze, dal prof. Umberto Sereni..
Era, ed è ancora oggi, una interessantissima relazione della visita che la scrittrice aveva compiuto nella nostra cittadina, accompagnata dall’artista B.J.O. Nordfeldt.
Per entrambi fu una scoperta affascinante e lo si capisce bene dalla bella ed arguta descrizione di quei giorni trascorsi a Barga ed anche dalle immagini realizzate per accompagnare il resoconto. Incisioni che rendono in tutta la loro bellezza artistica il fascino di quella Barga di inizio del secolo scorso. Un documento insomma prezioso, ma anche importante per ricostruire l’immagine e l’atmosfera di quella Barga di inizio ‘900 e di quanto la sua gente colpisse l’attenzione di un visitatore straniero attento e colto come la Vorse ed i suoi compagni di viaggio.
Quell’articolo fu tradotto con particolare efficacia nel 1997 dal carissimo ed indimenticabile Mario Moscardini, di cui Il Giornale di Barga non potrà mai dimenticare l’amicizia ed il sostegno fornito a questo foglio mensile ai tempi in cui era il direttore amministrativo prima della BEA e poi della British Airways in Italia. Gli articoli che dedicheremo a questa vera e propria “chicca” sulla storia recente di Barga sono un modo per ricordare anche lui.
Oggi dunque, grazie alla disponibilità della rivista Harper’s Magazine, proprietaria di questa affascinante testimonianza di altri tempi su Barga e la sua gente e che arricchisce non poco la bibliografia barghigiana, lo presentiamo ai lettori di giornaledibarga.it accompagnando lo scritto di Mary Heaton Vorse con le stesse xilografie che apparvero sul numero di ottobre della rivista Harper Montly Magazine.
Ringraziamo Harper’s Magazine per averci concesso l’utilizzo di questo materiale che, ne siamo certi, affascinerà anche tutti voi lettori.
Quando torno col pensiero a Barga, la rivedo come una serie di graziose cartoline illustrate, ma ricordo anche alcune scenette isolate delle quali noi ed i nostri amici barghigiani fummo allo stesso tempo protagonisti e spettatori.
E siccome queste non hanno una sequenza logica, le racconterò una dopo l’altra, con la speranza che vi si presentino in un disegno armonioso, così come appaiono a me.
Due ore di diligenza
Per come funzionano in Italia le ferrovie, Barga si trova a grande e faticosissima distanza d qualsiasi altro luogo. Per arrivarci bisogna sottoporsi a frequenti cambi di carrozza e lunghe soste in piccole stazioni periferiche, dove i treni sembrano viaggiare più o meno quando fa comodo a loro. Alla fine, una linea secondaria si addentra negli Appennini e vi deposita in una località di villeggiatura frequentata dagli italiani durante la stagione estiva; dopo di che vi attende un viaggio in diligenza, di due ore, tutto in salita.
Adagiata sul colle
Adagiata sulla cima di un colle e ancora parzialmente circondata dalle vecchie mura, con le case che si inerpicano sempre più su fino a raggiungere il punto più in alto dove c’è il Duomo, Barga, orgogliosamente arroccata sul suo cocuzzolo, sembra far marameo ai nemici della piana e sfidarli a venirla a prendere – cosa del resto che ogni tanto facevano –.
C’è un’unica strada abbastanza larga da permettere il passaggio ad un carro con cavallo, e si deve comunque saper scegliere il momento giusto per percorrerla.
Questa via principale, chiama “Via XXII Settembre», è larga appena nove piedi e se il traffico dovesse congestionarsi al punto di avere allo stesso tempo un barroccio che attraversa il paese in una direzione e uno che procede nell’altra, non so dirvi cosa succederebbe, poiché tutte le altre stradine sono talmente ripide che osservandole dal basso in alto ci si rende conto che solo un camoscio potrebbe arrampicarvisi, e dall’alto in basso, che sarebbe più semplice tuffarsi, piuttosto che avventurarsi per una discesa così pericolosa.
Tutte le strade portano al Duomo
Capirete quindi che nessun carrettiere con un minimo di senso si sognerebbe mai di abbandonare la via maestra, e anche volendo non potrebbe farlo, visto che in quasi tutto il paese le strade sono large appena quanto basta ad un veicolo delle dimensioni di una carrozzina per neonati.
Normalmente, nei paesi che si sviluppano in modo coordinato, le strade affrontano le salite gradualmente, avendo cura di non rimanere a corto di fiato durante il tragitto; ma quando fu costruita Barga, le vie che si trovarono a dover superare una pendenza di quarantacinque gradi corsero dritte senza fermarsi fino a raggiungere – le più fortunate – il punto più alto, dove si trova, appunto, il Duomo.
Alcune, però, non avendo preso una rincorsa adeguata, scivolarono indietro, formando strane curve prima di arrivare alla destinazione finale o di scontrarsi con quelle più resistenti che meglio sapevano come destreggiarsi.
Del resto, oltre al lato pittoresco del paese, ciò che più desta meraviglia e colpisce l’immaginazione è l’audacia delle angolazioni con cui sono state progettate carraie e case. Non fate in tempo ad abituarvici e a darla quasi per scontata che qualche nuovo dettaglio emerge a vi riporta rapidamente alla realtà. Per esempio, il fatto di accedere ad un giardino dalla finestra del terzo piano, oppure di doverlo raggiungere passando per lo scantinato, come si è obbligati a fare secondo se la casa è costruita in salita o in discesa.
Il panorama di Barga
Tutto intorno a Barga il terreno precipita verso il basso, per risalire in una successione di colline ripide e brulle fino alle montagne innevate, dove si scatenano spesso dei temporali che tingono le vette di ombre violacee che si rincorrono in continuazione come giocando a nascondino. Ovunque si volga lo sguardo si vedono sulle colline piccoli paesini, molti dei quali innalzano ancora al cielo le loro torri guerresche. Per quanto lontani si cammini ci si imbatte sempre in qualche sperduto casolare con la sua vigna intorno, e così come lo sono i giardini e i davanzali delle finestre di Barga, anche questo aspro paesaggio è adornato da una moltitudine di fiori. Accidentato e scabro nel suo insieme, è tuttavia incantevole e vario nei dettagli.
Chi ebbe l’idea di costruire un paese proprio nel punto in cui sorge Barga, era senz’altro dotato di una grande audacia e fantasia, caratteristiche proprie dei suoi abitanti anche ai giorni d’oggi, sia nelle piccole cose della vita sia nelle più importanti. Ma è più semplice spiegare che cosa intendo dire con qualche esempio, piuttosto che con varie ampollose generalizzazioni. A questo scopo, e per meglio descrivere il temperamento temerario dei barghigiani, vi racconterò l’episodio dello shampoo. Naturalmente, soltanto una pazza d’americana avrebbe potuto decidere di farsi fare uno shampoo in un piccolo paese di montagna in Italia, a due ore di diligenza dalla ferrovia; ma noi anglosassoni, nel nostro orgoglio, siamo portati a pensare che le abitudini di tutte le razze siano simili alle nostre, e cosi una di noi chiese, con tono del tutto normale, che a questo scopo di mandasse a chiamare un parrucchiere. Con tono altrettanto normale e casuale, il bravo proprietario del «Libano» rispose che se ne sarebbe occupata immediatamente Estera.
(Continua)
Biografia di Mary Heaton Vorse(da wikipedia)Mary Heaton Vorse O’Brien (1874-1966) giornalista statunitense, sindacalista, e romanziere. Pacifista impegnata e sostenitrice della giustizia sociale. Ha sostenuto in particolare le cause del suffragio femminile, i diritti civili, il pacifismo (tra cui in particolare l’opposizione alla prima guerra mondiale), il socialismo, la lotta al lavoro minorile, alla mortalità infantile; ha seguito diverse vertenze del mondo del lavoro.Fin da giovane è stata profondamente influenzata dalle idee del femminismo che avevano cominciato a emergere alla fine del diciannovesimo secolo. La Vorse apparteneva alla classe agiata e come molte appartenenti alla sua classe è stata in prima linea nel movimento per i diritti delle donne alla indipendenza economica, l’istruzione, i diritti di voto e il controllo delle nascite.Il primo marito di Mary Heaton è stato il giornalista Albert White “Bert” Vorse. Il marito fu assegnato a Parigi come corrispondente della Philadelphia Ledger. E ‘stato in Francia che Maria Heaton Vorse, incoraggiata ed istruita dal marito, a cominciato la sua carriera professionale nel mondo della scrittura, iniziata con la pubblicazione in riviste femminili di romanzi di stampo romantico. In Italia Mery Heaton Vorse arriva con il marito nel 1904, a Venezia, dove la scrittrice viene introdotta alla conoscenza del mondo della classe operaia ed alle lotte sindacali.Dopo la morte del marito avvenuta nel 1910 la Vorse sposò nel 1912 il giornalista Joe O’Brien, un socialista della Virginia conosciuto in occasione dello sciopero della Lawrence Textile. E’ stata attiva in quegli anni nella lotta contro il militarismo e l’ingresso degli Stati Uniti nella Prima Guerra Mondiale ed è stata uno dei membri fondatori del Woman’s Peace Party nel gennaio del 1915.Diversi ed importanti i giornali e le riviste dove ha scritto: New York Post, New York World, McCall, Harper Weekly, Atlantic Monthly, The Masses, New Masses, New Republic, e Magazine McClure,.Ha partecipato e scritto in quegli anni di importanti scioperi avvenuti in America: lo sciopero di acciaio del 1919, lo sciopero dei lavoratori tessili del 1934, e gli scioperi di carbone in Harlan County, Kentucky.Diversi anche i riconoscimenti ricevuti per il suo impegno sociale e letterario tra i quali il primo UAW Social Justice Award, in compagnia tra gli altri dell’ex first lady Eleanor Roosevel.E’ stata inoltre celebrata come una delle più importanti giornaliste esperte del mondo del lavoro degli anni 1920 e 1930.Mary Heaton Vorse muore a 92 anni il 14 giugno del 1966.
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