Come visto nei due precedenti articoli, l’Oriolo installato sul campanile del Duomo di Barga nei primi cento anni di vita dette il suo daffare alla Comunità per il suo mantenimento e le cose non cambieranno molto nel corso del sec. XVII, restando una costante anche per i tempi successivi.
Infatti, dalle delibere del Comune, alla data 21 settembre 1637, si apprende che l’Oriolo è stato nuovamente racconciato da maestro Santino Pedretti e nel frattempo si ordinò di proteggerlo con una cassa fatta di tavole perché: “… ogni giorno non fusse guasto, con sua chiave et altro”.
L’ordinanza della cassa di legno però non ebbe seguito, perché ritorna la sua utilità in un’altra delibera del 26 febbraio 1639, in cui si parla ancora di riassettare l’Oriolo.
La delibera, che riportiamo integralmente, è interessante per due aspetti, uno perché si ricorda che l’Oriolo va continuamente male e per l’affascinante nota di colore legata alla sua difesa, essendosi rilevato e denunciato in Consiglio come sia soggetto all’incauta mano dei ragazzi:
“ … espose Alessandro del Capitano Alessandro Pancratici … il disordine in che si trova l’oriolo della Comunità et come il più delle volte va male e sta stemperato, ciò causato perché vorrebbono quelli ordigni stare serrati in una cassa o stanzino di legno per difenderli meglio dall’acque, venti e polvere, et dai ragazzi che andando continuamente in campanile a suonare, non cessano infastidire detti ordigni col toccarli e muoverli e perciò propose vincersi scudi dieci da spendersi nei risarcimenti et accomodamenti necessari e opportuni di detto oriolo per la detta cassa et altro che vi occorra per assicurarlo al giusto e redurlo ad un buon segno”.
Se nel 1639, oltre agli agenti atmosferici, concorsero anche i ragazzi a far guasti all’Oriolo, nel 1658 ci pensò un fulmine a fare danni ben più consistenti e principalmente al campanile:
“… considerato … il danno cagionato all’oriolo nel campanile per la diroccazione fatta di detto campanile dal fulmine et la spesa fatta nel trasportarlo nell’altra stanza sino a che si accomodi il campanile e la spesa perché intendere meglio che si può soni … sentita la relazione fatta da Messer Francesco Bartolini, uno dei signori Consoli, et operaio (n.d.r. dell’Opera di San Cristofano) … fu pertanto stanziato scudi sei per lo speso et da spendere in redurre et accomodare l’oriolo della Comunità …”.
Per il campanile furono spesi scudi 45 da pagarsi dal Camerlengo dell’Opera.
Resta enigmatica la ricordata posizione dell’Oriolo nell’altra stanza, ma pensando il campanile fatto di singole stanze una sull’altra, forse fu portato a basso, nella stanza attuale dell’orologio. Oppure in un’eventuale e possibile stanza intermedia tra questa e quella delle campane, perché la distanza in altezza che le divide rende pensabile, possibile e inevitabile che nel sec. XVII ci fosse un altro palco divisorio, poi soppresso in corrispondenza dei finestroni del penultimo piano.
Nel corso del sec. XVIII si è ancora alle prese con l’Oriolo, infatti, nel 1735 fu danneggiato da uno dei soliti fulmini. Pertanto il Consiglio decise di rifarlo nuovo spendendo per il momento 15 scudi per la compra del ferro necessario.
Gli anni 1735-36 furono drammatici anche per le campane. Infatti, si apprende dalle delibere del Consiglio che l’Operaio di San Cristofano, Capitano Antonio Mordini, intervenendo su invito al Consiglio del 22 gennaio 1735, dichiarò che il battaglio della campana grossa si era staccato, mentre nell’agosto 1736, sempre in Consiglio, dichiarò che la campana piccola era talmente assottigliata da non potersi più suonare e difatti si ruppe.
Nel 1737 la piccola rotta fu rifusa e con l’aggiunta di metallo divenne l’attuale grossa. Mentre la vecchia campana grossa, riattivata, divenne la mezzana, e l’allora mezzana passò al posto della piccola. Questa è la disposizione attuale delle campane.
Resta interessante sapere che l’Oriolo, prima del cambiamento delle campane, era collegato alla mezzana e lì batteva le ore. Quella campana mezzana era l’attuale piccola, alla quale, oltre alla nobiltà di essere la più vecchia, si aggiunge l’onore di aver suonato, almeno per più di un secolo, l’ora di Barga, mentre oggi rintocca i quarti. Nel 1812 fu rifusa la campana mezzana che rimase tale.
Tornando ai lavori all’Oriolo guasto dal fulmine, apprendiamo dalle delibere comunali che il 15 luglio 1735 il Consiglio fu impegnato nell’elezione del temperatore, il quale avrebbe dovuto mettere mano anche al ripristino del suono delle ore.
Due furono i concorrenti all’incarico: maestro Marco di Marco Coletti a Vaccola e maestro Antonio Mazzei, figlio di maestro Jacopo Mazzei che per 40 anni aveva temperato l’Oriolo. Ambedue scrissero in una lettera la loro proposta e questa fu letta in Consiglio.
Marco Coletti offriva di ridurre a pendolo e a proprie spese l’Oriolo, oltre a fare tutti i lavori necessari. Mentre Antonio Mazzei temperatore in carica, stando sulle generiche, offrì di fare tutto quello che altri avrebbero promesso, oltre che restaurarlo e mantenerlo andante.
A favore del Mazzei andò il Console messer Gaetano Verzani, il quale dichiarò che avendo visitato l’Oriolo aveva riscontrato che non vi era grande spesa da fare, così, rispettando anche l’indirizzo economico dei Signori Nove di Firenze, il Consiglio elesse Antonio Mazzei con voti favorevoli 18 e 10 contrari. Il Coletti raccolse voti 17 favorevoli e 11 contrari.
Il Consiglio per seguire i patti promessi dal Mazzei (tra l’altro dovette promettere di ridurre l’Oriolo a pendolo) elesse messer Antonio Pieracchi e messer Michele Antonio Gianetti.
Maestro Mazzei si avvalse per i lavori di un valente orologiaio, in seguito contattato anche dalla Repubblica di Lucca per rifare l’orologio della Torre delle Ore, cioè il professore di orioli “Monsieur Antonio Fontana Turinese, abitante in C. Novo alla Garfagnana” al quale furono accordati dal Comune scudi 10 più le spese.
Così il Consiglio del 20 settembre 1736:
“Lo rifece quasi tutto nuovo, eccetto due rote, e vi lavorò per 20 giorni continui, e veduto i rappresentanti l’opera perfetta, giacché altra volta detto Maestro per farlo nuovo richiese ottanta scudi, gli fecero pagare da me Cancelliere scudi 10 in più”.
I benefici dell’impresa toccarono anche a maestro Antonio Mazzei:
“ … per aver fatto si notevole vantagio e benefizio alla Comunità, che per altre strade non trovava modo di rifare detto oriolo, che era tutto rovinato, né dava mai giuste le ore”.
Al Mazzei, infatti, che da tre anni era temperatore dell’Oriolo “ … stante l’impotenza di suo padre …” gli fu rinnovata l’elezione a temperatore.
Quella famiglia Mazzei veramente è degna di menzione al pari di quella Cola che nel corso del sec. XVI prestò la sua opera per l’Oriolo. Infatti, nel 1769 troviamo ancora Filippo Mazzei, forse figlio di Antonio, quale temperatore dell’Oriolo.
Nel 1740, come se le potenti scosse di terremoto che scrollarono Barga non avessero procurato sufficienti danni, un fulmine mise nuovamente fuori uso l’orologio pubblico, ma prontamente il Comune intervenne per ripristinarlo.
L’orologio del Fontana durò fino al 1802. Infatti, a quella data lo ritroviamo fuori uso in maniera, si dice, irrimediabile. Pertanto fu sostituito da un orologio nuovo ad ancora, costruito dall’orologiaio Pietro Bertoncini di Castelnuovo.
Così il Consiglio trattò l’argomento nella seduta del 20 dicembre 1802:
“Informati da Pietro Bertoncini orologiaio in Castelnuovo Garfagnana, e personalmente da esso, che il castello del pubblico orologio non è in grado di essere resarcito in maniera stabile, e capace di renderlo possibilmente esatto all’uso cui è destinato, e veduta la perizia fatta dal detto Bertoncini in questo stesso dì, sostanzialmente rispondente, che vi abbisogna la somma di scudi settanta per la nuova costruzione di un orologio”.
Senz’altro il nuovo orologio fu montato sul campanile nel 1803. Suonava come l’attuale “alla romana” cioè di sei ore in sei ore, con i quarti e la replica dell’ora prima. Mentre il precedente orologio del Fontana suonava solo le ore forse “alla romana”.
Per quanto riguarda la storia dell’orologio del Fontana, Antonio Nardini, nel già ricordato articolo: “L’oriolo del Duomo”, riportando la voce del popolo, dice che da Barga finisse sul campanile della chiesa di S. Frediano a Sommocolonia.
L’orologio del Bertoncini durò sino agli anni trenta del passato sec. XIX e non fu immune, come gli altri, da periodici interventi.
Una singolare testimonianza si trova sul periodico barghigiano “L’Eco del Serchio” di Pietro Groppi:
“13 novembre 1881 – Cronaca locale “L’orologio comunale” – “È già qualche tempo che nella torre delle ore l’orologio si è cambiato in segretario, ma di quei segretari da manicomio. Quando batte un’ora per un’altra, quando erra i quarti, e quando tace, cosicché non si sa mai che ore sieno. Il pubblico generalmente si lamenta, e ne ha tutti i diritti. Vi è pure un impiegato od accollatario che deve vigilare al buon andamento dell’orologio? Si chiami all’adempimento del suo dovere, e se la cagione proviene da altre cause, pure ci si provveda, a non ci lascino più a lungo nell’inconveniente di non sapere mai le ore”.
Ripristinato il buon funzionamento, fu la sua ora, cadenzata su tre campane, a suggerire al Poeta di Castelvecchio la sublime poesia “L’Ora di Barga”.
Nel 1931 anche quest’orologio andò in pensione e, nonostante tanta nobiltà, come carcerato, oggi giace a basso di Palazzo Pretorio, polveroso e dimenticato.
Fu sostituito da un orologio industriale della ditta Miroglio di Torino, il quale fu donato all’Opera di San Cristofano dall’emigrante in Argentina Cav. Ferruccio Togneri.
Suona nell’identico modo del precedente, cioè “alla romana” e su tre campane. Tuttora funzionante a carica manuale è preciso e tenuto in buono stato di conservazione grazie all’opera del presente “moderatore” Riccardo Bertini al quale, più di cinquanta anni fa, passò la mano Raffaello Da Prato, detto “il Chiodo”.
(La ricerca apparve sul libro “Barga al suono delle campane” stampato nel 2001 e nel frattempo alcune cose sono cambiate. Per esempio ci sono stati diversi restauri dell’orologio e sono cambiati due “moderatori”: dopo Riccardo Bertini è stata la volta di Giampiero Gonnella, mentre a quest’ultimo è subentrato Cristian Tognarelli.)
Oggi ognuno ha il suo orologio al polso, uno in macchina, altri fanno capolino qua e là ovunque. In casa l’ora è presente in tutte le stanze, alla televisione e su ogni apparato elettronico, però quando sentiamo quei tocchi delle campane discendere dal campanile, il cuore si riempie d’energia e segretamente auguriamo lunga vita a quel suono antico sempre nuovo.
(Da “Barga al suono delle campane” –Maria Vittoria Stefani, Barga 2001- in cui Pier Giuliano Cecchi, tra l’altro, ha trattato della storia dell’Oriolo del Duomo di Barga e dei campanili delle ore del Comune di Barga)
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