Degli organi della SS. Annunziata e organari di Barga

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Leggendo l’interessante articolo di Renzo Giorgetti “La Chiesa della SS. Annunziata e il suo organo” mi sono sentito sospinto al presente articolo, che alla bella descrizione dello stesso Giorgetti, esperto della storia degli organi toscani, apporterà dei dati locali e altro.

Intanto, va detto che Renzo Giorgetti con i suoi articoli sugli organi di Barga, pubblicati su questo sito: Duomo, S. Agostino, S. Francesco, S. Rocco, SS. Crocifisso e poi SS. Annunziata, ci ha offerto uno spaccato storico barghigiano di sicuro interesse e fascino.

Venendo all’argomento del presente articolo vediamo, così come narra Giorgetti, che la Compagnia della SS. Annunziata l’anno 1673, decide di dotare la chiesa di un organo, decidendo di collocarlo sopra una cantoria di pietra da costruirsi e che poi realizzò Jacopo Vannucci.

Quel nome Jacopo Vannucci non mi suonava nuovo per Barga, infatti, andando a rivedere la pubblicazione dello Stato delle Anime di Barga dell’anno 1702, che realizzai nel 2009 con Cristian Tognarelli, ecco apparire nel nostro Castello, precisamente del quartiere di Porta Reale, una famiglia al nome di Bartolomeo di Jacopo Vannucci di anni 45, che viveva con la madre di 85, Caterina, ceca (sic!) di 35 e Baldassarre 31. Il padre di Bartolomeo, Jacopo, dal modo di annotarlo parrebbe vivo ma comunque non compare nell’elenco. Allora, tornando all’articolo di Giorgetti e alla citazione del suo nome (se è lui), potremmo dire che era morto circa il 1680, anno in cui gli eredi reclamano il dovuto da parte della Compagnia per l’opera di Jacopo a fare la cantoria in pietra, che si vuole dell’anno 1676.

Giorgetti continua dicendoci che l’organo commissionato al maestro di Coreglia Lorenzo Pellegrini, pronto nel 1675, dopo quasi ottanta’anni dalla messa in opera, nel 1753 ebbe bisogno di un importante restauro che fu curato da un certo Francesco Bertolini, come nel 1768-69 si eseguisse la cassa lignea dell’organo per mano di Giovanni Ghiloni con stucchi di Niccolò Castelvecchi, che l’autore dell’articolo arguisce sia quella ora visibile sulla cantoria della chiesa.

Anche qui si può aggiungere che i due artigiani Francesco Bertolini e Giovanni Ghiloni, probabilmente erano di Barga, come lo dà a sospettare lo stesso Niccolò Castelvecchi, l’autore degli stucchi alla cassa e quell’Antonio Equi dipintore dell’ornamento dell’organo, per la semplice ragione che erano cognomi comuni nella stessa Barga.

Comunque, per capire almeno chi fossero i primi due, ci viene incontro la corposa e documentata opera di Maria Pia Baroncelli “Maestri del Legno a Barga”, edito nel 2013 dalla Fondazione Ricci di Barga. Infatti, a pag. 250, tra i maestri del legno operanti a Barga troviamo maestro Francesco Bertolini intagliatore, mentre a pag. 251-52 compare Giovanni Ghiloni legnaiolo. Entrambi li troviamo impegnati in diverse commissioni per altre chiese di Barga. Quanto riferito per far capire ai lettori che nel Vicariato di Barga erano attivi dei rispettabili artigiani.

Dopo queste prime date settecentesche arriviamo al fatidico 1786 dell’attuazione in loco delle Riforme Leopoldine che già stavano investendo da anni Barga e il mondo religioso-laicale, con la soppressione di chiese e relative compagnie e altro.
Tra queste la chiesa e compagnia della SS. Annunziata, oltre alla quasi totalità di tutte le altre, salvo il Duomo e le chiese dei conventi, eccetto il Convento e chiesa di S. Agostino che dal 1782 era caduto nella totale soppressione. Molto fu il risentimento e con gli anni a seguire si poté riattivare il funzionamento di varie di queste: SS. Crocifisso, S. Rocco e anche la SS. Annunziata, ecc.

In questi frangenti, dando atto alla Riforma, le Autorità locali eseguirono la requisizione dei beni delle chiese soppresse, inventariandole in attesa delle disposizioni granducali, che avevano previsto il collocamento degli stessi beni nelle parrocchie e chiese più povere del Vicariato di Barga.
La momentanea soppressione della SS. Annunziata fece decidere anche dell’organo costruito e ultimato nel 1675 dall’organaro Pellegrini di Coreglia. Infatti, fu stabilito, con ordinanza dello stesso Granduca, che sarebbe andato ad arricchire la chiesa di S. Pietro in Campo. Su questo dato la pubblicistica storica locale, povera di dati, propende per l’incertezza sullo spostamento dell’organo, che per il vero avvenne e in “Pompa Magna”, senza se e ma, così come illustreremo.
Su questo particolare spostamento dell’organo, perché deciso dal Granduca, ne fu interessata anche la “Gazzetta Toscana”, n° 25, anno 1786, che dell’avvenimento pubblicò un dettagliato ed encomiastico articolo che riportiamo a seguire:

“Barga 16 giugno – Essendosi degnato S.A.S. di donare l’organo della soppressa Compagnia della SS. Annunziata alla chiesa parrocchiale di S. Pietro in Campo, fu colà il medesimo trasferito, e decentemente collocato a forma delle Sovrane determinazioni.
Nel dì 4 dello scorso pertanto fu fatto dal prete Sig. Anton Gaetano Mangheci (n.d.r. Menghessi) Rettore della nominata chiesa un copioso invito di sacerdoti, ed alcune pie persone si unirono a convocarne altri all’effetto di fare ai medesimi celebrare il Divin Sacrifizio per la conservazione del R.A.S. e R. Famiglia.
In seguito il prelodato Rettore cantò la Messa accompagnata con una Cappella a due voci, e col solo organo, e diretta dal Reverendo Sig. D’Alessandro Tallinucci, essendo intervenuto alla Sacra Funzione un numeroso concorso di popolo.
Ognuno applaudì, e si mostrò contento, nel vedere il buon gusto con cui è stata formata la Cantoria, sulla quale posa il detto strumento, essendo essa di Braccia 15 di lunghezza (n.d.r. circa 9 metri) e larga Braccia 30 in circa (n.d.r. circa 18 metri), costruita sopra varie colonne che imitano un vago marmo, eseguite con ottimo disegno dal Professor Sig. Clemente Ciarpi ( n.d.r di Barga) a spese del detto Sig. Menghegi (Menghessi), il quale procura dal canto suo di por tutto in opra per rimettere in buona forma la chiesa della sua Cura, e procurare alla medesima una conveniente polizia, negletta ne’ passati tempi, senza eccedere in superflue pompe, ed inutili.”

Certamente questo spostamento dell’organo non poteva essere disatteso, anche perché si era sparsa la voce in loco che il Granduca in persona sarebbe venuto in visita a Barga da lì a poco, forse proprio per la festa del patrono S. Cristoforo di quei 1786, che allora come oggi, cadeva il 25 luglio. Ovviamente le sue volontà, per non cadere in severissime e drammatiche reprimende, andavano prontamente eseguite.

In effetti, il Granduca Leopoldo la mattina del 24 luglio 1786, alle ore 7, proveniente dai Bagni di Pisa, fece il suo arrivo a Barga per la via della Giovicchia, fermandosi in prossimità della Porta Reale o Mancianella, cioè di fronte al Convento di San Francesco, distante circa 200 metri.
Lì ad attenderlo c’erano le Autorità locali con a capo il Vicario Luigi Gardini, i preti con a capo il Vicario Foraneo e Proposto Giovanni Menchi, e con loro la nobiltà e le principali famiglie di Barga, certamente anche qualcuno o tanti del popolo. A tutto faceva da sfondo sonoro il tripudiante e solenne doppio delle campane del Duomo, da sempre, come ancora oggi, concepito quale anima parlante di Barga. Per il vero si dice che suonassero anche tutte le altre e non erano poche, quasi a invocare la clemenza sovrana al preventivato loro silenzio.

Il Granduca fu accompagnato a Palazzo Pretorio, sede del Vicario di Barga, dove dette udienza ai barghigiani, poi si recò nella vicina Collegiata di San Cristofano (Cristoforo) dove ad attenderlo per l’Inno Ambrosiano in musica e la Messa, c’erano i Canonici, i Cappellani dell’Opera di San Cristofano, il Vicario Foraneo e Proposto e ovviamente l’Operaio della stessa Opera che era di nomina comunale con funzioni di sovrintendente al monumento e molto di più.

Dopo la Messa fece visita alle monache del convento di San Domenico che in quel tempo era stato designato come sede locale della scuola, cioè Conservatorio, (In tale funzione concorreva anche il monastero di S. Elisabetta), certamente per capire e meglio discernere sulla questione. Seguì la visita alle chiese delle soppresse compagnie e giunto alla SS. Annunziata, certamente alzando gli occhi alla cantoria, vedendo il vuoto dell’organo, realizzò che il suo intendimento era stato attuato.

Il pomeriggio a Palazzo Pretorio ricevette su convocazione i parroci delle chiese del vicariato di Barga ordinando al Vicario, che secondo gli inventari stilati dal cancelliere della comunità, le cose delle soppresse compagnie, in base ai bisogni, fossero distribuite tra le chiese più povere dello stesso vicariato.

La mattina del 25 luglio fu ancora nella Collegiata per la festa del patrono S. Cristoforo, con musiche del violinista genovese Giuseppe Remaggi proveniente da Lucca con altri professori. Seguì la visita al monastero di S. Elisabetta e poi ancora al convento di S. Domenico; un’ultima occhiata alle due strutture che poi, in diniego alla già enunciata decisione di istituire il Conservatorio allo stesso S. Domenico, lo portò a scegliere quale sede lo spazioso S. Elisabetta.

Infine, con grande seguito si portò alla Porta Reale o Mancianella per prendere la via dell’Alpe di Sommocolonia e da lì condursi a S. Pellegrino in Alpe, nello stesso tempo attuando un gesto munifico, consistito in una generosa elemosina per i poveri del vicariato. La sera ci fu un banchetto in Piazza, oggi piazza del Comune, dove furono invitati anche tutti i poveri con elargizione di vitto, vino e denari, a seguire ci furono i fuochi artificiali che per l’occasione furono rinforzati, dovendo rendere omaggio a S. Cristoforo e al Granduca. (Gazzetta Toscana n° 32, 1786)

Dopo questa visita sappiamo che nell’agosto 1786 arrivò a Barga una lettera che riguardava la chiesa della SS. Annunziata, dove si apprende che fu salvata dalla soppressione. Senz’altro il Granduca si era reso edotto di persona che si stava attuando a Barga uno scempio, in quanto, come si dice nella lettera, era stata ravvisata l’utilità della stessa chiesa per il servizio religioso, come fu per il SS. Crocifisso. Certo, ormai l’organo dell’Annunziata aveva preso la via di S. Pietro in Campo.

Comunque fosse stato, dato che alla SS. Annunziata, si venerava il simulacro di una Madonna annunciata dall’Arcangelo Gabriele, che nel 1746, epoca del lungo periodo di terremoti, che investirono Barga con danni e tantissima paura, era stata portata in processione ed esposta sul Bastione del Fosso fuori dalle mura, arrivando al cinquantesimo dell’evento, il ricordo non poteva essere disatteso. Allora, una non precisabile Compagnia della chiesa, in previsione dei festeggiamenti cadenti nel 1796, pensò di dotare la chiesa di un nuovo organo, che fu commissionato nel 1795 a Benedetto Tronci (1756-1851) e fu pronto per il 1796. Il costo totale fu di £ 2.114, mentre al Tronci andarono £ 1.642 e fu per la Compagnia un bell’impegno economico che si protrasse assai nel tempo.

Concludo queste note con rilevare che c’era in Barga un certo gusto per gli organi, infatti, nella Guida di Barga di Pietro Groppi del 1901, appare tra i personaggi locali:

“Colognori Giovan Battista da Barga Sacerdote religioso Agostiniano nel convento di S. Spirito in Firenze, nel 1824 assieme con Filippo Tronci di Pistoia, di lui intimo amico, costrusse nel magnifico tempio di S. Spirito un Organo con 45 Registri e ne abbellì la cassa di ornati e pregevoli intagli”.

Altra notizia è più antica e risale al sec. XVI. Ricorda l’opera di un prete Pieroni di Barga, organaro nella chiesa del Carmine di Pisa:

“Il prete garfagnino Piero di Giovanni Pieroni da Barga, invece, è il primo organaro rintracciato nei documenti. A lui sono affidati due considerevoli interventi, nel 1538 e nel 1540: il primo riguarda la riduzione «alla moderna» dell’organo vecchio; il secondo un ampliamento, per rendere lo strumento simile a quello della chiesa cittadina di S. Francesco, costruito dallo stesso Piero tra il 1533 e il 1538. Il medesimo organaro, nel 1549, lo restaura di nuovo e diminuisce il numero dei registri, da sei a cinque.”

Dell’opera del Pieroni di Barga resta nella suddetta chiesa una canna d’organo di piombo.
(http://pisainformaflash.it/notizie/dettaglio.html?nId=13980)

Ci sono comunque altre notizie riguardanti l’opera organaria di Piero di Giovanni Pieroni di Barga e queste si ritrovano per quanto riguarda la chiesa di Santa Maria della Spina di Pisa, quando l’operaio della chiesa Chelini allogò “a prete Piero di Giovanni Pieroni da Barga”, la costruzione di un organo l’anno 1556, da consegnarsi entro sei mesi. Purtroppo, durante i lavori, quando mancavano gli ultimi due registri, sopraggiunse la morte del Pieroni e il compimento dell’opera fu affidato a Francesco dell’Incisa, cappellano del Duomo di Pisa, senza che anche questi giungesse al termine, perché altre mani vi posero la loro attenzione. Nel 1565 ebbe bisogno di risarcimenti che furono eseguiti da un altro esperto di Barga, prete Jacopo di Giovanni Tallinucci
Nella chiesa c’era anche un altro organo a un solo registro comprato nel 1540 per 126 lire. Il Pieroni ebbe l’incarico di portarlo a due registri e vi aggiunse 37 nuove canne. (Della chiesa di Santa Maria del Pontenovo, detta della Spina …, Leopoldo Tanfani Centofanti, Pisa -Nistri 1871). Di questi due valenti preti-organari di Barga ne parla anche Renzo Giorgetti nell’articolo pubblicato su questa testata trattando degli organi del Duomo di Barga.

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