Si è tenuto sabato presso la fondazione Ricci il secondo del ciclo di incontri dedicati alla prima guerra mondiale e tenuto dal prof. Umberto Sereni, ordinario di storia contemporanea presso l’Università di Udine. Il prof. Sereni ha tenuto una conferenza sui “poeti in guerra“, partendo da Pascoli per approdare a D’Annunzio e Ungaretti.
Il conflitto fu infatti inaspettatamente un momento in cui i poeti in Italia divennero protagonisti e fautori delle vicende che andavano consumandosi, arrivando a ricoprire un ruolo significativo nel campo degli interventisti. In questo panorama Giovanni Pascoli, che la guerra non la poté vivere direttamente in quanto morì nel 1912, già da diversi anni si era rivelato un precognitore rispetto agli eventi che andavano consumandosi nel panorama europeo. Un primo accenno si può trovare già nel discorso di inaugurazione del busto di Pietro Angelio, tenuto il 27 settembre 1896: Pascoli parla della speranza riposta dall’Angelio in Cosimo de Medici nello “cacciare i barbari dai confini della patria e di portare la guerra civile e giusta nei paesi lontani”; seguirono i toni molto più marcati dell’ideologia mistica e guerriera di Allecto, per passare ai versi di Italy: “Ma d’ogni terra, ove è sudor di schiavi,/ di sottoterra ove è stridor di denti, / dal ponte ingombro delle nere navi, / vi chiamerà l’antica madre, o genti, / in una sfolgorante alba che viene, / con un suo grande ululo ai quattro venti / fatto balzare dalle sue sirene”, al conosciutissimo esempio de “La grande proletaria si è mossa”. La consapevolezza di Pascoli, che viveva appartato in Castelvecchio e da lì riusciva a veder meglio il mondo, era maturata nel complicato panorama delle guerre d’Africa e dei movimenti migratori e vedeva come inevitabile e crescente la conflittualità tra le nazioni, implementata dagli afflati colonialisti e dalla volontà di riscossa dei singoli. Una sottile linea che dunque unisce la storia nazionale a quella di Barga, dove il poeta maturò e mise nero su bianco questi pensieri, e dove li proclamò pubblicamente nelle occasioni dell’Angelio e della Grande Proletaria.
Vero poeta “protagonista” del conflitto per eccellenza fu Gabriele d’Annunzio, impegnatosi in prima persona in una campagna interventista. Egli mise a servizio della causa sia i propri versi che la propria abilità di comunicatore, dandosi alle note azioni proditorie come il volo su Vienna, la creazione dei Mas etc. Ma non fu il solo: il periodo tra l’agosto del ’14 e il maggio del ’15 vide in Italia una vera e propria invasione di coloro che, definendosi “poeti”, animavano e infiammavano i dibattiti sull’entrata in guerra della nazione.
Contraltare all’atteggiamento superomistico di D’Annunzio fu quello umanitario e sincero di Giuseppe Ungaretti, originario della nostra Valle, che coi suoi versi sintetizzò magnificamente le sensazioni e la vita di chi quotidianamente abitava le trincee.
Il prossimo incontro si terrà presso la fondazione Ricci sabato 15 novembre alle 16 e avrà come oggetto l’argomento “L’Italia entra in guerra”.
Tag: fondazione ricci, Umberto Sereni, grande guerra, prima guerra mondiale
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