Eccoci di nuovo al Cimitero di Barga per quest’ultima visita che vi faremo in attesa della ormai imminente ricorrenza novembrina dei Morti.
Nella quinta visita ci siamo dovuti fermare di fronte a un mare di memorie storiche artistiche sul luogo che il nostro amico ci ha fornito e che oggi riprenderemo, essendo egli ancora con noi.
Oggi desideriamo sapere della possibile storia di alcune opere d’arte, argomento rimasto in sospeso dopo diverse informazioni, poi passeremo alla parte nuova del cimitero che è qui accanto, al lato est, nel quale si entra anche da qui ma che comunque ha un suo cancello esterno d’entrata, per il vero, circa l’estetica, da sistemare in maniera più conveniente.
Allora riprendiamo il nostro discorso e sentiamo cosa ci racconta l’amico.
Bene, osservate le cappelle gentilizie e vedrete che nelle lunette d’ingresso spiccano opere religiose o sculture di vario genere, tutte di un certo pregio artistico e che rendono ammirevole e monumentale il sacro luogo in cui ci troviamo.
Qui accanto alla Cappella dei Caduti c’è questo bel tempietto di marmo finemente scolpito con il suo timpano che poggia sui capitelli di due colonne scanalate. All’interno la porta d’ingresso sempre di marmo che ha il suo timpano spezzato, nel cui centro s’innalza il bel busto di marmo del maggiore appartenente alla famiglia, chi volle l’opera. Dietro l’immagine scolpita sta un bel tondo con vetrata istoriata. Qui hanno sepoltura gli appartenenti a una famiglia Castelvecchi di Barga, che si arricchì emigrando in Scozia.
I bronzi di Alfredo Angeloni presenti nelle cappelle sono tre e due raffigurano affascinanti Madonne con Angeli, mentre la terza è una Madonna che sorregge il deposto Cristo dalla Croce.
Angeloni aveva studiato Belle Arti a Lucca poi a Firenze, dove fu allievo dello scultore Raffaello Romanelli (Firenze 1856 –Firenze 1928). La famiglia Romanelli frequentava Barga e Raffaello fu anche autore del bel monumento al patriota Antonio Mordini (Barga1819 –Montecatini 1902). Senz’altro è da queste evenienze la presenza nel cimitero di Barga di opere dovute alla sua mano. Angeloni ebbe una vita artistica intensa, con esposizioni alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale Romana. Di lui si dice che la gran parte della sua attività fu diretta in opere funerarie (ora è noto che almeno tre sono al cimitero di Barga) e monumenti ai caduti, di cui diversi anche nella provincia di Lucca.
A proposito dei Biagi vi prego di venire con me a vedere una scultura che a suo tempo ebbe anche l’onore di una positiva critica nell’articolo “L’autore di una bella scultura al cimitero di Barga” curato da Alfredo Stefani e pubblicato sul suo giornale periodico locale La Corsonna nel novembre 1920. Prima di passare alla lettura va detto che questa tomba o ricordo marmoreo intenerisce perché ricorda quattro bimbi di un’unica famiglia Biagi che nel giro di soli sette anni da quando nacque il primo volarono in cielo: Endro (1914-1914), Michele (1912-1918), Giuseppe (1918-1918) e Dante (1915-1919). Autore del marmo fu il lucchese Fausto Mancini (Lucca 1893 –Lucca 1951) che influenzato dall’arte Lorenzo Viani, si esprimeva tra futurismo ed espressionismo, realizzando altre e varie lapidi e monumenti funebri in Valle del Serchio; ma passiamo alla lettura dell’articolo.
Lo scultore ha saputo rendere con preciso significato il doloroso destino dei poveri bimbi strappati in brevissimo tempo all’affetto dei genitori.
Un angiolo ad ali spiegate, rivolto verso il cielo, sembra implorare che cessi quello scempio per una disgraziata famiglia, mentre quattro bimbi paffuti e rubicondi mestamente intrecciano corone.
Il concetto è elevato e corrisponde allo scopo della visione tragica: la modellatura dei corpi, specie di alcune figure, rivelano il palpito di una tempra forte d’artista. E questo non è che uno dei primissimi lavori del giovane scultore, che con mano sicura e con anima di poeta si avvia verso la vetta dell’arte.
È una delle più belle promesse, anzi potremo dire che è un’affermazione, per la sensibilità che rivela nei suoi lavori e per la quale li si spetta sicuro avvenire.
Alfredo Stefani”
“Alfredo Caproni
Commendatore della Corona d’Italia.
Medico che seppe unire la scienza alla pietà.
Cittadino che la forza dell’integro carattere
e ogni palpito del nobile cuore
consacrò alla sua Barga ed ai suoi cari.
Spentosi cristianamente di soli anni L
qui riposa in Dio dal XVII marzo MCMXVII”
Altre lapidi, previo permesso d’ingresso, la troverete alla cappella privata dei Salvi, dove c’è anche il ricordo del sindaco di Barga Salvo Salvi (Barga 1844 –Barga 1903).
Anche qui, tra i posti detti distinti, ecco spiccare un’altra opera di Franco Pegonzi di Barga e altri lavori di altri autori in memoria dei cari defunti.
Per chiudere questa visita andiamo ad ammirare l’ultima edicola con forni realizzata dall’Arciconfraternita di Misericordia, che è nell’angolo a nord, dove sul davanti dovrebbero realizzarsi altri posti distinti e di fianco altra edicola del Comune di Barga.
Di fronte a questa nuova realizzazione termino i ricordi e mi raccomando, così come spero, che quando sarete a Barga parliate sempre più spesso di questo cimitero, e più che altro siate di stimolo a chi spetta e dovrebbe rendere più accogliente una visita, perché se è vero che i morti mai si lamentano, e pur vero anche che non si deve mai abusare del loro silenzio, specialmente, appunto, da chi di dovere: sacra la loro memoria e il luogo che li accoglie.
Tag: cimitero
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