Siamo tornati al cimitero per un’ultima visita. Oggi è il 29 settembre 2014, e all’ingresso ci siamo imbattuti in diverse persone del Comune di Barga: amministratori e impiegati con la presenza del Sindaco, con loro persone che sappiamo impegnate nell’Arciconfraternita di Misericordia, antica associazione che nel cimitero, oltre al suo campo a sterro, ha molte edicole di sepoltura. Sentiamo che stanno discutendo del futuro del sacro luogo, di come renderlo migliore nell’aspetto; forse hanno letto anche i nostri articoli passati e speriamo che sul da farsi decidano per il meglio.
Ora si avvicina a noi una persona che ha fatto visita ai propri cari divisi in cinque distinte sepolture; forse vuole condividere con noi la brutta impressione che fa il luogo o solo chiacchierare. Buona la prima, infatti, inizia a lamentarsi dei trascurati servizi e in generale della manutenzione, così indicandoci i muri di cinta all’ingresso infestati da erbacce e muschi che sconnettono la cortina di mattoni, il cancello non al meglio della sua funzione, le colonne scapezzate, poi quel tavolato che sale alla parte superiore, che coperto da un telone, sotto cela delle trappole per la rottura delle tavole. Già lo sapevamo e l’abbiamo anche scritto nei precedenti articoli e non possiamo che essere con lui d’accordo.
Ora siamo entrati e ancora oggi con la speranza che ci sia il nostro appassionato amico per continuare quel racconto sulla storia del cimitero. Eccolo che ci viene incontro.
Salve, anche oggi siete qui? Bene, e allora vi racconterò altre cose del cimitero.
Vedete qui il luogo è veramente sacro. Qui ci sono i resti dei nostri cari e di tante persone che per Barga hanno speso molto di se stessi e senza riserve: per l’arte, la storia, l’evoluzione sociale nella fede e di tanti altri aspetti, trepidando con cuore buono e sincero. Avete già annotato nei vostri articoli alcune di loro: mons. Lombardi, don Andreotti, il comm. Morando Stefani e altre persone, ma non scordiamoci del prof. Angelo Duilio Arrighi, Alberto Magri, Adolfo Balduini, Gualtiero Pia, il can. Enrico Marcucci, sua sorella Marianna, Lorenzo Salvi, don Piero Giannini, don Francesco Pockaj, il mitico sindaco di Barga Cesare Biondi, Maria Donnini e così dicendo tante altre persone.
Quanto detto per far capire che è luogo che ci induce alla visione della memoria, oltre che personalmente affettiva, anche diretta alla riconsiderazione di certe vite che dal sonno eterno, rivedendo qui la loro immagine o rileggendo l’epitaffio scritto sulla tomba, ancora ci parlano indicandoci la via delle passioni per Barga o in generale da seguire nella vita.
Su questa falsariga ci sentiamo di condividere le parole scolpite sulla targhetta di marmo visibile sul lato destro della chiesina del cimitero, scritte da un giovane barghigiano, morto a diciotto anni, mentre con cuore saldo stava apprestandosi alla Grande Guerra:
“Fior di tasso: se un giorno vieni al campo santo fosco, alla mia triste tomba arresta il passo.”
Allora è chiaro che qui non è solo memoria di cari ma anche di espressioni artistiche che qua e là occhieggiano con dovizia, rendendo ancora più tristemente prezioso il luogo.
Si è già detto di Pascoli e di come questo cimitero possa essere definito pascoliano, per la sua prima sepoltura, ancora esistente nei cunicoli, e le lapidi con le sue parole, ma anche l’arte visiva non difetta in presenza.
Con questo pensiero eccoci giunti alla Cappella dei Caduti, che è del Comune di Barga, dove ci sono delle opere di bronzo artisticamente interessanti, come questa in ricordo di Roberto Bindi morto a seguito della guerra libica, che prima di qui era esposta sulla facciata del Palazzo Comunale. Come possiamo leggere, fu eseguita dall’artista Enrico Cadolini di Roma nel 1913 su commissione degli Ufficiali Granatieri di Sardegna.
Qui possiamo vedere ancora un altro bronzo della famiglia Luchini di Barga, una Deposizione di Cristo dalla Croce, che eseguì Salvatore Coco di Palermo e fusa dalla ditta Bosisio di Milano. Questa invece è una scultura Liberty scolpita nel marmo da un ignoto Autore ma, come si può vedere di pregevole fattura, con quest’angelo centrale che depone dei fiori per queste due colonne su cui sono incisi i nomi dei morti.
Diamo un’ultima occhiata alla lapide che ricorda i combattenti risorgimentali e quelli della Prima Guerra Mondiale, poi usciremo dalla comunale Cappella dei Caduti, perché ci sono altre cose da vedere, altre sculture e piccoli mosaici veramente belli.
Usciti, sulla sinistra inizia la filata delle cappelle gentilizie ed è qui che l’arte non difetta, anche se qua e là comunque la possiamo ammirare.
Prima di dirvi ancora qualcosa però desidero leggervi questa vecchia cronaca legata alla chiesina del cimitero, che come sapete fu rifatta dove la vedete dopo che la prima cadde a seguito del terremoto del 1920. La cronaca è del 1928 e l’ho ritrovata sul giornale La Corsonna di Alfredo e Italo Stefani, il periodico di Barga che si stampò dal 1903 sino al 1940. Anche allora si era alle prese con la trascuratezza del cimitero e nella cronaca si fece pure un appunto alla poca attenzione per gli interni della nuova chiesina, da parte di chi andava a vegliare i morti prima della loro inumazione. L’ho copiata alla Biblioteca di Barga e ve la leggo:
“La Corsonna -16 novembre 1928, n°23
Al cimitero – Nel dì dei morti, come sempre, siamo andati a offrire il nostro tributo di preci ai trapassati. Abbiamo notato con piacere che si è compiuto un certo sforzo per riordinare un poco il nostro cimitero, che era in uno stato di trasando straordinario. Le croci sono state alla meglio allineate e si è tentato di costruire dei piccoli sentieri. Anche la pulizia è stata maggiormente curata ad iniziativa del Podestà e coi denari raccolti mediante pubblica sottoscrizione.
Dobbiamo però dichiarare che l’impressione favorevole riportata nel campo di inumazione, è stata alquanto attenuata nell’osservare le condizioni della Cappella Martuaria nel suo interno. Oltre non rispondere ai dettami del Regolamento di Polizia Mortuaria, abbiamo notato l’altare sprovvisto di tovaglia, di candelieri e perfino di un crocifisso. In un canto, sulle pareti della Cappella, le tracce di una fiammata dimostrano che qualche vegliatore di morti in qualche fredda nottata ha dovuto ricorrere, in mancanza di meglio, a questo primitivo mezzo di riscaldamento.”
Avete capito che la chiesina in quel tempo era spoglia e solo dopo qualche anno vi fu portato dal Duomo, dov’era ospitato alla Cappella del SS. Sacramento, l’artistico altare di marmo con il suo bel tabernacolo del solito materiale, quest’ultimo donato nel 1906 dalla barghigiana Maria Donnini in memoria del fratello vescovo Donnino Donnini (Barga 1832-Arezzo 1904). Con l’altare giunse anche il quadro che ivi era esposto: “Cristo che dà le chiavi a San Pietro” del celebrato pittore barghigiano Baccio Ciarpi (Barga 1574-Roma 1654). Sapete che il Duomo in quei tempi era soggetto a restauri “Ab imis fundamentis”, con l’idea di riportarlo nei suoi interni al primitivo stato, cosicché diversi altari furono soggetti alla soppressione, prendendo la via di altre chiese, tra cui questa.
Ovvio rilevare che la chiesina, perché dal tetto è soggetta a infiltrazioni d’acqua piovana, proprio perché ospita quest’opera di sicuro valore artistico e storico, dovrebbe essere maggiormente curata dal Comune di Barga.
Si era detto in apertura d’articolo che questa sarebbe stata l’ultima nostra visita al cimitero ma perché ogni volta, il tempo passa veloce e quanto ci racconta il nostro amico è troppo interessante, per ora qui facciamo punto, dandoci appuntamento al prossimo articolo. (fine quinta parte–continua)
Tag: cimitero
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