Dietro il monte Giovo c’è un pezzo dell’alto Appennino modenese. Più precisamente c’è la valle del torrente Tagliole. Questo è il torrente di mezzo fra il Rio Pelago (sinistra orografica) che ha le sorgenti sotto il monte Spiccio; e il “Flumen Album” che è un torrente spumeggiante e biancastro che lambisce il centro storico di Fiumalbo e che poco più a monte è formato da tre rigagnoli chiamati Rio delle Pozze proveniente dalla val di Luce, Rio delle Motte che scende dall’Abetone e il Rio dell’Acquicciola che arriva dal massiccio del Cimone. Questo sistema idrografico a valle di Pievepelago prende il nome di Torrente Scoltenna. Ancora più a valle queste acque vanno a comporre il fiume Panaro. Salendo dalla Toscana la prima cosa di imponente che troviamo sulla valle delle Tagliole è la croce sommitale metallica del monte Giovo. Penso che tanti abitanti del comune di Barga abbiano in qualche loro cassetto una foto cartacea di questa struttra metallica; in versione estiva con foto di gruppo ai suoi piedi oppure in versione invernale decorata dal vento e dal ghiaccio.
Questa struttura pesa circa 180 kg e fu assemblata e innalzata in vetta al monte Giovo il 21 luglio 1963 (domenica) ed è alta circa 4 metri. I diversi pezzi furono realizzati dalla ditta Finelli e Govi di Vignola. L’idea di realizzarla venne alla sezione Scout cattolici di Vignola, A.S.C.I. (Associazione Scout cattolici italiani) in collaborazione con le sezioni di Bologna e Cento.
Quaranta ragazzi portarono a pezzi il manufatto e quanto altro necessitava per il suo muramento; probabilmente partendo dall’attuale parcheggio del lago e seguendo il ripido e scosceso sentiero 525; vale a dire la via più diretta dal lago alla sommità del monte. Considerando che la croce aveva un peso di 180 kg sarebbero toccati a testa circa 5 o 6 kg, ma considerata la spigolosa erta finale e la giovane età dei componenti del gruppo, l’impresa non deve essere stata tanto semplice. I ragazzi erano capitanati dal geometra Emilio Ballestri e incoraggiati dal proprietario e fondatore del rif. Marchetti al Lago Santo, il sig. Tullio Marchetti. Lo scavo di appoggio della croce era stato realizzato dal Comune di Pievepelago un po’ di tempo prima. La croce già assemblata fu appesa davanti la chiesa di Pievepelago domenica 14 luglio. Il giorno seguente proseguì poi il suo viaggio fino ad arrivare alla chiesa di Tagliole dove rimase 2 giorni. Dal 17 luglio (mercoledì) fino al sabato seguente si procedette al trasporto in vetta. Le fonti non ci forniscono però con esattezza come questo manufatto raggiunse il paese di Tagliole da Pievepelago, né tantomeno se è proprio qui che avvenne il suo smontaggio per il raggiungimento della sommità della montagna. Possiamo comunque dirvi che la viabilità carrozzabile (prima sterrata e poi asfaltata) raggiungeva il paese di Tagliole fin dal 1923. Fra il 1962 e il 1963 fu reso assai agibile anche il tratto Tagliole – Lago Santo. In questi 2 anni lo stesso rifugio Marchetti fu ampliato e reso fruibile al turismo di fine settimana in modo più comodo e servizievole, anche per brevi soggiorni estivi. Siamo nel pieno degli anni sessanta e la crescita dell’Italia è al top. La croce del Giovo è quindi figlia legittima del boom economico di quel periodo ed è una cosa tutta emiliano – romagnola, dato che anche la stessa documentazione storica appartiene all’archivio parrocchiale di Tagliole.
Solo un piccolo dettaglio poteva ricordare la vicina Toscana. Inizialmente all’intersezione dei due bracci campeggiava un giglio bianco stilizzato come quello ufficiale della bandiera azzurra dello scoutismo italiano. Quel giglio non fu ripreso dalla città di Firenze (del resto assai diversi) ma dagli affreschi della sala dei gigli del casino municipale dei Bagni di Lucca, il luogo dove iniziò nel lontano 1912 il movimento scout italiano. Per i Barghigiani che frequentano l’Appennino la croce in vetta al Giovo è quel punto dove lo sguardo si può rilassare a 360 gradi, dove ci si incanta a tutto giro e dove (quasi) si possono toccare i duemila metri.
Tag: croce, appennino, monte giovo, Lago Santo
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