Al cimitero di Barga ieri e oggi (terza parte)

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Con il precedente articolo ci siamo lasciati che si era sul piano rialzato del cimitero ad ammirare tristi opere d’arte; siamo ancora qui, ma adesso c’è preso il desiderio di sapere la storia del sacro luogo.
Intanto, ripreso il cammino, ora volgiamo gli occhi ai quattro grandi quadri con tombe in cui è divisa questa parte più vecchia del cimitero, contornata a sinistra da un muro cui si appoggiano altre sepolture, al centro, la chiesa che ha hai suoi lati tutta una serie di cappelle dette edicole, cui si accede tramite grandi volte, mentre alla destra chiudono quest’ampio spazio le più vecchie cappelle gentilizie già rammentate, costruite da privati con licenza del Comune di Barga. Uno dei quattro grandi quadri con sepolture, quello a ovest, è gestito dall’Arciconfraternita di Misericordia di Barga con l’antica denominazione “campo della Misericordia e dei poveri”, gli altri tre quadri sono gestiti dal Comune di Barga. Nel mezzo ai quadri di sepoltura passa la strada che al centro si apre a croce, così girandoli tutti intorno.
Ora qualcosa ci attrae laggiù alla Cappella dei Caduti, che sta all’angolo a Nord. Infatti, vediamo un signore che si è soffermato e sta guardando e scattando delle foto. Visto quel suo non comune interesse, ci avviciniamo e gli chiederemo se tante volte potesse aiutarci nella nostra visita, cioè se fosse in grado di darci altri lumi sulla storia del sacro luogo:

– Buongiorno, scusi, siamo venuti anche noi in visita al cimitero per renderci conto del suo stato e ora ci è sorta la curiosità di saperne di più sulla sua storia: lei ci potrebbe aiutare?

– Be’, conosco qualcosa e se proprio volete, vi dirò alcune cose.

– Siamo tutti orecchie.

Scusatemi se partirò un poco da lontano per dirvi, ma senz’altro già lo saprete, che l’idea dei camposanti a sterro prese campo nella Toscana granducale, cui Barga apparteneva con il suo vicariato, al tempo dell’illuminato granduca Pietro Leopoldo, reggente dal 1765 al 1790. Esattamente correva l’anno 1769 quando iniziò ad affrontarne il problema, però decidendo in tal senso solo nel 1783 un’importante legge di stato che prevedeva l’interramento indistinto di tutti i morti nei campisanti. A questa legge i suoi successori attuarono delle modifiche, come nell’anno 1793, permettendo le cappelle private e nel 1803, tempo del napoleonico Regno d’Etruria, concedendo la possibilità che certi morti potessero essere tumulati in cappelle gentilizie, chiese e oratori. Va comunque rilevato che il principale motivo dell’interessamento leopoldino non fu la mera riforma delle sepolture con fini ideologici, bensì la constatazione dei numerosi problemi igienici che causavano.
Per Barga sappiamo che sino alle riforme leopoldine, ma anche per anni dopo, le sepolture avvenivano nel campo degli Avelli accanto al Duomo, con non poche lamentele per l’igiene perché in chiesa arrivavano odorosi miasmi per la cattiva attenzione alle sepolture, che non sappiamo come si eseguissero, se in luoghi comuni o similari. I tre conventi esistenti allora in Barga: monache di Santa Elisabetta, agostiniani e francescani, avevano i loro modi di sepoltura, con luoghi adattati per l’evenienza nelle chiese o nei chiostri, ma con la riforma leopoldina dovettero seppellire a sterro in luoghi di loro pertinenza. Comunque si continuava a seppellire anche nelle chiese, infatti, dell’anno 1777 il permesso granducale concesso alla Compagnia dei Cappotti che operava presso la chiesa di San Felice a Barga, di poter tumulare i fratelli nella stessa chiesa, precisamente sotto la sacrestia, dove c’era un sepolcreto. Nelle altre chiese di Barga c’erano i sepolcreti gentilizi di fronte agli altari di patronato e attuati nei secoli precedenti, che dovettero essere abbandonati.
Si ricorda che negli avelli del Duomo, con Sovrano Rescritto di cui non sappiamo la data, era stata concessa alla Misericordia di Barga la possibilità di potervi seppellire i propri confratelli, privilegio riconfermato nell’agosto 1835. Con probabilità la concessione risaliva al 1817, quando la Misericordia di Barga, rifondata in quell’anno dalle sue ceneri, si distinse nel soccorso alla popolazione colpita dal tifo petecchiale, fondando con il Comune di Barga un lazzaretto nel soppresso convento di San Francesco, che passata l’epidemia avrebbe voluto mantenere come nucleo di un ospedale, realizzato solo nel 1849, grazie anche al contributo della stessa Misericordia. Per il generoso e fondamentale aiuto dato alla popolazione nel 1817, la rinnovata Misericordia di Barga ricevette dal Granduca il privilegio di essere equiparata a quella di Firenze e di potersi fregiare dell’appellativo Arciconfraternita.
Quando gli avelli furono dismessi, il permesso di sepoltura concesso all’Arciconfraternita di Misericordia fu trasferito dopo qualche tempo al presente cimitero comunale nei modi che vi dirò più avanti. Il fatto che nel 1835 si rinnovasse alla Misericordia il permesso di sepoltura negli avelli del Duomo ci fa capire che gli stessi avelli ebbero vita anche dopo la realizzazione del camposanto a sterro in cui ci troviamo e che anche in questo caso non mancherò di spiegarvi quando e come avvenne.

– Senta, ma tutte queste edicole che vediamo con la targhetta Arciconfraternita di Misericordia, sono da ricondursi a quel permesso granducale?

In un certo senso sì, però, come vi ho già detto, cercherò di spiegarvelo più avanti. Per ora posso dirvi che quel vecchio permesso di sepolture agli avelli costituì quel decisivo precedente che sta alla base della presente facoltà di poter eseguire sepolture nel camposanto al quadro della Misericordia, da molto tempo ampliata alla concessione comunale di aree per la costruzione di colombari, dette edicole. Un modus operandi che sollevò e solleva non poco il Comune di Barga dall’impegnativa costruzione di loculi per le sepolture.
Tornando indietro con la storia vediamo che l’anno 1786 arriva a Barga l’ordinanza dal Buon Governo Granducale di provvedere alle sepolture a sterro, con l’invito al comune di attuare un nuovo camposanto, che però non fu fatto. Tale necessità riaffiorerà con forza quando la Toscana sarà annessa alla Francia, esattamente nel 1811, infatti, vedremo il Consiglio di Barga deliberare un cimitero a sterro da farsi in un prato del soppresso convento di San Francesco stilandone anche un progetto di massima. Il tutto però rimase nei cassetti perché bocciato, così sembrerebbe, per ragioni igieniche, però, vedendo cosa avvenne dopo la Restaurazione del potere dei granduchi in Toscana, cioè nel 1819, sorgono dei dubbi. Infatti, con delibera comunale, in quell’anno 1819, fu approvato il nuovo camposanto di Barga, questo in cui siamo, in un luogo che stava a mezza strada tra Barga e San Pietro in Campo. In effetti, questo camposanto è al servizio dei due luoghi, quindi e senz’altro già nel 1811 insorse il problema se farne uno distinto per Barga e per San Piero in Campo, oppure se si sarebbe potuto trovare una soluzione mediana che consentisse un risparmio, così come l’ubicazione suggerisce.
Comunque fosse stato ed io non sapendo cosa avvenne di preciso, eccoci arrivati con l’anno 1819 alla fondazione del presente cimitero che fu a totale carico del comune, naturalmente era più piccolo di ciò che oggi vediamo.
Intanto gli avelli del Duomo erano ancora in essere, come la concessione di sepolture ai confratelli dell’Arciconfraternita di Misericordia, e ciò rimase sino al 1865, quando per ragioni igieniche, come già detto dovute ai miasmi, e per altre evenienze, il Regio Governo d’Italia li soppresse.
Eccoci al punto rimasto in sospeso circa l’Arciconfraternita di Misericordia e ai suoi diritti trasferiti al cimitero urbano di Barga: cosa avvenne? In pratica con la soppressione degli avelli la Misericordia perse le sue sepolture, così arrivando nel suo seno a pensare di costruirsi un proprio cimitero. Tale idea un poco alla volta mosse le acque barghigiane e dato che in quegli anni si andava pensando da parte dell’Amministrazione Comunale a un ingrandimento di questo cimitero urbano, fu ritenuto consono decidere in seno al Consiglio di concedere uno spazio all’Arciconfraternita di Misericordia, quasi un soccorso per aver già avuto uno speciale permesso granducale ai soppressi avelli del Duomo.
Infatti, eccoci al 1881, quando l’Amministrazione Comunale fece stampare un avviso in manifesto che dice:

AVVISO
La Rappresentanza Comunale di Barga rendendosi interprete di un vivo desiderio del paese decise di ampliare e migliorare il camposanto Comunale che da tutti si deplora essere soverchiamente ristretto e negletto, ed inoltre stabilì di concedere in esso uno speciale riparto alla Confraternita di Misericordia.
Non avendo per altro questa i mezzi pecuniari occorrenti per sistemare convenientemente la parte del camposanto che le verrà così destinata con deliberato del dì 30 gennaio 1881.
Costituì una commissione composta dei sottoscritti con incarico di promuovere e raccogliere offerte allo scopo suindicato. In adempimento di tale incarico i sottoscritti avrebbero divisato di organizzare una fiera di beneficenza la quale dovrebbe aver luogo nel prossimo luglio.
Fu sempre bisogno e sentito dovere di ogni popolazione civile quello di onorare la memoria dei defunti rendendo meno triste e lugubre il luogo ove le loro ossa riposano, così i sottoscritti si augurano che il paese vorrà rispondere all’iniziativa della Confraternita di Misericordia, e quindi fanno appello alla intera cittadinanza perché voglia concorrere all’impianto della suddivisata Fiera con oblazioni di oggetti o di denaro, significando che le note di sottoscrizione trovasi già aperte presso i sottoscritti e presso i collettori che dai medesimi verranno opportunamente e regolarmente autorizzati.
Barga lì 12 Aprile 1881.
Avv. Salvo Salvi, presidente
Dott. Pietro Tallinucci
Corrieri Fabio
Colognori Edoardo
Gherardo Gherardi
Bonaccorsi Valentino

Dopo questo inizio, che senz’altro andò a buon fine, nel 1892 il Comune di Barga concederà un’area del camposanto all’Arciconfraternita di Misericordia affinché vi realizzasse un’edicola in muratura con sepolture. Anche questa fu realizzata e in seguito tale pratica fu continuata e come potete vedere, oggi sono diverse, assieme ai colombari della parte nuova del cimitero.
Va detto ancora che il primo cimitero costruito nel 1819 non era disposto come lo vediamo ora: chiesa a nord e uscita a sud, bensì l’ingresso era nella parte del muro a ovest e una chiesina a est. A testimoniare la direzione del cimitero resta anche una pittura che lo raffigura realizzata nel 1912 da Alberto Magri (1880-1939), in cui vediamo l’ingresso che ha in alto a sinistra il castello di Sommocolonia, mentre adesso, entrando nel cimitero, quel castello ci resta a destra. Probabilmente il cambio di direzione si ebbe dopo il terremoto del 1920, quando la vecchia chiesina posta a est, perché completamente crollata, nel 1927 fu deciso dal Comune di Barga di ricostruirla, però in una differente area del cimitero, cioè, dove è ora a nord. L’area della vecchia chiesina oggi è incorporata tra le attuali cappelle gentilizie, le prime costruite, quelle della parte più a nord.
La disposizione del primo cimitero si può vedere anche in una rara carta mappale redatta nel 1845, dove chiaramente la chiesina e a est.

– La ringraziamo vivamente per l’interessante descrizione storica che finalmente ha sciolto tanti interrogativi che ci erano sorti circa la storia del cimitero.
Se non disturbiamo oltre, vorremmo chiedergli altre notizie, specialmente sulla storia di questa Cappella dei Caduti che sta alle sue spalle.
Sappiamo che fu fatta per onorare il sacrificio dei 149 Caduti di tutto il Comune nella Grande Guerra e ci piacerebbe conoscere come si mosse il ricordo?

– Certamente, però non ora, perché devo andare. Se domani tornate io sarò qui ad attendervi e continueremo con la storia ma anche con l’arte che ci occhieggia intorno. So che ne avete già parlato però ci sono altre cose da dire.

(… continua)

Pier Giuliano Cecchi

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