Il teatro: una grande scommessa per il futuro

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Come può il teatro continuare ad avere ampio respiro? Seguendo il filo di questa domanda Alessandro Marchetti Guasparini, del liceo Classico Machiavelli di Lucca, ha sviluppato un piacevole articolo inviato alla giuria del premio giornalistico Arrigo Benedettti 2014 (sezione scuole) che l’ha poi scelto come migliore elaborato per la categoria “licei”.

Ecco di seguito il testo integrale:
Il Maggio Musicale Fiorentino entra nella sua nuova casa. Con un Gran Galà, a cui ha partecipato il Premier Matteo Renzi, è stato, infatti, inaugurato il nuovo Teatro dell’Opera di Firenze, un autentico capolavoro di architettura e ingegneria acustica. Un miracolo, l’ha definito Zubin Mehta, dal 1985 direttore dell’orchestra e anima dell’evento.

Se non un miracolo, perlomeno una scommessa. Una scommessa sulla cultura e sul teatro, fortemente sostenuta dal sindaco Matteo Renzi. Adesso si dovrà dimostrare che la scommessa è stata vincente. Perché, oltre ai numerosi commenti entusiastici, qualcuno avrà storto il naso di fronte ad un investimento così ingente, circa 200 milioni, fatto in un momento in cui gli interessi delle masse sono rivolti ad altre forme d’intrattenimento, quali il cinema e la televisione.

Questi sono, infatti, più economici, più accessibili e più diretti nel loro linguaggio. Interrogarsi sulla necessità di un nuovo teatro per il Maggio Musicale Fiorentino, peraltro quando il vecchio Comunale è ancora perfettamente funzionante, è lecito. In tal caso è però necessario prima risolvere la questione principale: il teatro può continuare a riscuotere il successo che ha caratterizzato la sua storia millenaria, iniziata nell’Antica Grecia, oppure è destinato a soccombere agli odierni mezzi d’intrattenimento? La risposta a questa domanda è tutt’altro che scontata.

Per prima cosa, anche i telespettatori e i cinefili devono riconoscere che sia la televisione sia il cinema derivano, a loro modo, dal teatro. È stata questa, infatti, la prima forma di arte recitativa, cioè un’arte destinata a rappresentare storie reali o inverosimili, divertenti o educative. Televisione e cinema sono diversi e più moderni modi di fare teatro. Così, se riusciamo a inserisci in questa ottica di pensiero, l’apertura di un nuovo Teatro dell’Opera a Firenze non risulta poi così anacronistica.

Al riguardo, Annamaria Cascetta, docente di Storia del teatro all’Università Cattolica del Sacro Cuore, analizza che “cresce il numero degli spettatori, aumentano gli spazi teatrali, si moltiplicano le attività performative non necessariamente legate al professionismo.” In queste parole è “nascosto” uno dei veri punti di forza del teatro, la possibilità di essere praticato senza alcuna difficoltà a livello dilettantistico. E la prof.ssa Cascetta prosegue proprio in questa direzione: “All’espressione teatrale è riconosciuta una forte efficacia pedagogica, nell’istruzione universitaria i giovani manifestano un crescente interesse alla cultura e alle professioni del teatro”. Perfetto. Il teatro non è cosa per vecchi.

E allora ben vengano gli investimenti. Tanto più se a riconoscere il suo valore universale ed educativo sono i giovani, il motore del futuro, gli effettivi destinatari di questi investimenti. Ma com’è possibile ciò? Come può una generazione troppo spesso bollata con definizioni quali “grezza” e “ignorante” appassionarsi al teatro? Come può il teatro continuare ad avere ampio respiro? Per rispondere a tali quesiti, ci viene in soccorso Anne Ubersfeld, autrice di numerosi saggi sul teatro. “Si può capire un’opera teatrale anche senza conoscere la lingua o senza comprendere le allusioni nazionali o locali” afferma, infatti, mettendo in risalto una delle grandi qualità del teatro: l’utilizzo di un linguaggio universale, fatto non solo di parole, ma di gesti, di situazioni buffe o drammatiche che mette in condizione anche il più ignorante o sprovveduto degli spettatori di capire un’opera. E infine, come non riconoscere la più grande peculiarità del teatro, quella caratteristica che l’ha sempre contraddistinto, in particolar modo dopo la riforma apportata dal commediografo Goldoni nel 1700: la capacità di rappresentare situazioni incredibilmente “umane”, la drammaticità con cui vengono portate in scena emozioni, comportamenti e sensazioni, il tentativo riuscito di ricostruire il mondo su un palcoscenico.

Lo stesso innovatore Goldoni affermò che “I due libri su’ quali ho più meditato, e di cui non mi pentirò mai d’essermi servito, furono il Mondo e il Teatro”. Dal tempo di Goldoni fino ad oggi, il teatro, forte di queste sue caratteristiche, ha vissuto fasi alterne ma non ha mai imboccato il viale del declino. Sono i fatti a dimostrarlo. Anche i giovani ci credono. Allora probabilmente, alla fine, la scommessa fatta da Matteo Renzi e da tutta la città di Firenze è destinata a rivelarsi vincente.

Alessandro Marchetti Guasparini
ISI “N. Machiavelli” di Lucca. Classe II Liceo Classico

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