Diversi anni fa, in visita a Tiglio Alto di Barga, precisamente alla chiesa della SS. Annunziata e annessi, chiedendo a un paesano chi fosse quella figura con le mani giunte conservata sul fondo del corridoio che porta al campanile, così mi fu risposto. Come chi è? Non lo sai? È Santa Fennina!
Avevo già sentito quel nome, ma che avesse anche un’immagine mi giunse del tutto nuova.
La guardai meglio; gli scattai la presente fotografia, e nel momento mi tornò alla mente la sua storia, che ha del leggendario, e che provo a ricostruire.
Correva l’anno 1352 e il territorio di Barga, perché passato nel 1342 definitivamente da Lucca a Firenze, fu sottoposto alle scorribande degli Antelminelli sospinti dai pisani (con mire sulla fortezza di Tiglio) nella figura di Francesco Castracani, che infine pose l’assedio al Castello di Barga.
Dalle mura di Barga, in attesa degli aiuti fiorentini, si tenevano sott’occhio le mosse del Castracani tenendo ben lontano le sue milizie.
A questa vigile guardia fu impegnata anche la famiglia dei Manfredini, che possedeva il palazzo, ancora esistente, sulle mura nel tratto di strada che sale dai ponti al Fosso.
Infatti, nella piccola vallata sottostante, detta il Fondone, si erano accampate parte delle milizie del Castracani, che certamente non mancarono nei tentativi di salita delle mura.
Eccoci al punto chiave, infatti, nella famiglia Manfredini anche le donne, come in tutto il Castello, partecipavano alle difese della Terra, e in uno di quei tentativi di scalata, all’uso pisano, cioè di notte, ecco che eroicamente perse la vita Fennina dei Manfredini, che accortasi di quanto stava avvenendo e dopo aver dato l’allarme, dette la sua vita pur di tener lontani i nemici pisani-lucchesi.
Certamente il suo gesto dovette essere talmente eroico e tale da convincere i maggiorenti del Comune di Barga a far sì che la sua memoria restasse perpetua tra i barghigiani.
Sconfitta l’impresa degli Antelminelli e secondo gli accordi con la pisana Lucca, Barga fu costretta a dismettere la fortezza di Tiglio, troppo minacciosa nei confronti di Coreglia, e in luogo della Rocca fu edificata dal Comune di Barga la chiesa della SS. Annunziata, luogo sacro più che adatto al mantenimento della memoria di Fennina e perché esposta in una chiesa, forse per la sua devozione in vita a Dio e alle buone azioni, al suo nome il popolo aggiunse l’appellativo di Santa.
Così è ricordato il gesto di Fennina nella vita di Pietro Torrigiani scritta da Francesco della Stufa: “Fennina Manfredini per fralezza delle troppo delicate membra perì in questo combattimento sotto le ruine delle sue mura”. (Pietro Groppi, Guida di Barga)
Nel 1352, secondo quanto riferisce Matteo Villani, “a’petizione de’ Pisani fece furare a’ Fiorentini la rocca di Coriglia, la quale appresso rendè a’ Pisani… rompendo la pace a’ Fiorentini”; perciò, “montato in grande orgoglio e confortato da’ Pisani”, pose lo assedio a Barga, controllata dai Fiorentini, con trecento cavalieri del Visconti. Quattro mesi dopo, tuttavia, fu sconfitto a Borgo a Mozzano dal condottiero Raimondo Lupo di Parma. In seguito a tali azioni, venne compreso nella pace di Sarzana stipulata tra l’arcivescovo Visconti ed i guelfi, ottenendo la conferma del possesso di Coreglia, fuorché il Tiglio e le altre terre dei Fiorentini da lui occupate (aprile 1353). (Francesco Castracani degli Antelminelli, da Treccani.it)
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