Recentemente, il 18 marzo 2014, l’arcivescovo di Pisa mons. Giovanni Paolo Benotto ha voluto nuovamente nominare tre canonici onorari del Duomo di Barga, così rinverdendo una tradizione istituita nel passato sec. XX da uno dei suoi predecessori, il cardinal Pietro Maffi, Arcivescovo di Pisa dal 1903 sino alla morte, il 1931.
In quel tempo, nel 1904, era deceduto a Barga il canonico Pietro Magri, uno degli ultimi eletti prima della soppressione del capitolo che nato nel 1673 fu soppresso nel 1864 per le nuove leggi del Regno d’Italia, quindi il Maffi, almeno ecclesiasticamente, desiderò continuasse questa efficace tradizione locale che rendeva il giusto lustro al millenario monumento.
Abbiamo accennato che nel 1673 nacque il Capitolo dei Canonici del Duomo di Barga e allora vediamo quella storia e a chi sorse l’idea che traeva linfa da radici che affondavano nel profondo della storia di Barga, per la viva memoria locale di una più antica Collegiata di Canonici; radici duecentesche che vedremo più avanti.
Intanto vediamo che l’idea seicentesca nacque al rettore e maestro delle scuole di Sommocolonia, il barghigiano Leonardo di Niccolao Sarti, dettandola nel suo testamento del 14 agosto 1672, così lasciando per tale fine molti dei suoi beni. Dispose ancora che il numero dei canonici dovesse essere di dodici, indicando in quel testo giuridico tre nomi di preti per l’incarico, poi, con due lettere successive completanti il testamento, aggiungendo gli altri sino al numero di undici e tutti di Barga, eccetto uno, che per sempre dovesse essere di Sommocolonia. Tra l’altro riservò un posto anche per se stesso, e che a capo del Capitolo vi fosse il pievano di Barga, che ricevé il titolo di proposto, così come spettava alla prima dignità di una Collegiata.
Il Sarti, avendo riservato per se stesso uno dei canonicati è chiaro indice che il suo testamento avesse dovuto avere effetto prima della sua morte, però non fece a tempo a vedersi vestito della mozzetta di color porpora calzando in testa la bugia, perché ai primi di settembre dello stesso anno 1672, a neanche un mese dal suo testamento, avvenne la sua morte.
L’ufficiale Istrumento dell’erezione del Capitolo Canonicale, stilato dal notaro barghigiano ser Piero Simoni, fu pronto solo al 28 ottobre 1673, data effettiva dell’innalzamento del Duomo di Barga (unica chiesa in tutta la Valle del Serchio) da Pieve a chiesa Collegiata e come tale restò, seppur con un numero minore di canonici, sino al 15 agosto 1864, anno in cui fu soppresso il capitolo per le leggi del nascente Regno d’Italia.
Prima di passare a elencare i nomi dei primi canonici voluti da don Leonardo Sarti, corre l’obbligo di chiarire quelle radici profonde cui si è fatto cenno in apertura circa la più antica memoria dei canonici del Duomo di Barga. Infatti, nella memoria collettiva di Barga, già in quei 1672-73, era vivo il ricordo di un’antica Collegiata di Canonici al servizio del Duomo di Barga, precisamente documentata nel sec. XIII, con probabilità fosse già in essere in precedenza al ricordato secolo, per poi sparire nella successiva documentazione riguardante la chiesa, cioè agli inizi del sec. XIV.
Quest’ultimo dato, l’esistenza dei canonici nei primi secoli dopo il Mille, è una storia molto affascinante, infatti, si entra in un campo in cui si potrebbero vedere agire due figure ecclesiastiche: canonici e cappellani, ruoli che cercheremo di spiegarci più avanti. Di questi ultimi è certa la presenza sin dalla Bolla di traslazione della pieve di Loppia a Barga, anno 1390, dove si trova citata la parola “cappellani” e non c’è alcun riferimento all’esistenza di un capitolo di canonici, ormai scomparso. Si ricorda che i cappellani del Duomo ebbero un loro capitolo sin dal sec. XVI, di cui ci resta ignota l’origine con importanti tracce al 1390 e 1422, gestito dall’Opera di San Cristofano, ente che sovrintendeva al tutto della chiesa di Barga.
Ora vediamo quei documenti che ci ricordano nel sec. XIII l’esistenza di un capitolo canonicale al servizio del Duomo di Barga e retto da un priore. Canonici che personalmente non tengo disgiunti dall’idea che assommassero in se anche quelle funzioni proprie dei cappellani, la cui genesi del nome ci riporta a coloro cui era affidata la cura di una cappella, anche lontana dalla sede di residenza. Si tenga presente che il sec. XIII per Barga fu molto importante e particolarmente affascinante per la sempre più convinta idea che qui si fosse insediata l’idea Templare. (vedi il libro: Il Duomo di Barga, Storia, Arte e Spiritualità nei primi tre secoli dopo il Mille, Pontedera 2010, Polisportiva Valdilago Barga).
Iniziamo il nostro excursus trecentesco rilevando che il primo documento che ci ricorda l’esistenza di un capitolo di canonici funzionanti nel Duomo di Barga è del 1256, anno della concessione del fonte battesimale a Barga, nella cui Bolla datata 1 maggio si può leggere: “priori et capitulo ecclesie s. Cristofori de Barga”, il cui numero dei membri resta ignoto.
I Documenti di cui parliamo sono raccolti nel libro “Lucca Archivistica Storica ed Economica”, del 1973, in cui Giulio Prunai trattò “Le Pergamene di Barga nel Diplomatico Fiorentino”, pubblicate in tre distinte categorie: Comunità di Barga, Propositura di Barga (quelle cui ci riferiamo) e Monastero di S. Elisabetta di Barga.
Andando avanti nella lettura di quei testi vediamo che in un’altra pergamena del 1293 si trova citato “presbiter Bonninis canonicus de Barga”, come più espressamente nel 1310, un atto di donazione, in cui compare prete Gugliemo, il quale agisce come priore della chiesa di San Cristoforo di Barga con il consenso dei canonici. Mentre lo stesso Guglielmo si ritrova ancora in un atto del 1323, nella sua qualità di priore, accettante con l’operaio del Duomo di Barga, che Massaria q. Benelati sia conversa, però agisce senza il consenso dei canonici, lasciando capire che il capitolo fosse ormai estinto.
Abbiamo detto della possibile e particolare natura dei canonici del Duomo di Barga, accennando al fatto che avessero potuto avere una natura di cappellani. A questa idea facciamo seguire un inciso, premettendo che a seguito delle guerre di Barga con Lucca del sec. XIII, la Pieve di Loppia era stata devastata, con il trasferimento del fonte battesimale alla stessa Barga, unico luogo rimasto sicuro e funzionante.
Dal punto di vista del danneggiamento della pieve di Loppia crediamo sia da prendere in considerazione quale potesse essere il vero significato del Capitolo dei Canonici del Duomo di Barga. Infatti, in quell’epoca la parola “canonico” aveva diverse sfaccettature, tra cui quella di sacerdoti vicari officianti per incarico del pievano le chiese minori, chiamati appunto canonici, da canon, elenco dei ministri di una chiesa. Questi poi si stabilirono presso le chiese succursali che si erano dotate di un fonte battesimale e di un cimitero e dettero inizio alle parrocchie. Con questa trasformazione la pieve perse la specificità di luogo centrale del culto. (Wikepedia – Pieve)
Vista l’accennata difficoltà, si potrebbe pensare che per officiare le varie chiese e oratori di Barga e del suo circondario, la Pieve di Loppia, il suo pievano, avesse deciso di far risiedere a Barga dei preti poi codificati in canonici. Attaccata al Duomo, esisteva in quel tempo la casa dei preti (da non confondersi con la successiva canonica attaccata alla facciata del Duomo e visibile nelle foto d’inizio sec. XX). Questi sono da presumersi dediti in compagnia del priore non solo a officiare il Duomo, ma anche tutte quelle cappelle e oratori sparsi sia nel Castello, come quelle chiese nel territorio della pieve di Loppia già appoggiate alla chiesa di Barga. Di questo Capitolo dei Canonici del Duomo se ne ha notizia sino al 1333, così narra e vorrebbe lo storico barghigiano Francesco Bertacchi in una lettera del 25 aprile 1780, diretta al carmelitano Cesare Giannelli di Barga interessato a notizie istoriche della chiesa matrice di Barga. (G. Arrighi – Note di storia ecclesiastica barghigiana – 1965) Qui però insorge un dubbio sulla data 1333, che riporta anche Pietro Magri nel suo libro sul Duomo di Barga del 1896, dove cita parte della relativa pergamena, il cui testo a ben vedere è lo stesso che pubblicò Giulio Prunai nel libro Lucca Archivistica, nel capitolo dedicato alle Pergamene di Barga nel Diplomatico Fiorentino, da cui si evince che la data è il 29 gennaio 1323 e non il 29 gennaio 1333.
In soccorso all’ipotesi della funzione svolta dai canonici di Barga, ci viene incontro la conoscenza di come sorsero i Cappellani della pieve dei SS. Jacopo e Cristoforo di Barga nel 1422. Questi, infatti, furono istituiti quando le chiese di S. Michele di Albiano, S. Quirico di Castelvecchio e S. Giusto di Tiglio, per la desolazione dei tempi, furono aggregate alla chiesa di Barga e per essere officiate si crearono delle cappellanie. (P. Magri- Il Territorio di Barga- 1881). (Nel 1411 il Comune di Barga aveva nominato per le tre chiese un solo cappellano che doveva curare anche l’altare dell’Annunziata del Duomo). Questi cappellani col tempo a seguire li troviamo codificati in “Capitolo dei Cappellani dell’Opera di S. Cristofano” (di antica memoria con riferimento ai canonici?), che da un primo e incerto numero con i secoli arrivarono a dieci o dodici e nel sec. XVII, se ne contavano ben quarantacinque sempre al servizio dell’Opera del Duomo, con un ristretto di quindici con incarichi deliberanti; (furono soppressi con le riforme proprie dell’Unità d’Italia); si è detto di antica memoria perché già nella Bolla del 1390, cioè prima del ricordato 1422, con la quale si trasferì il titolo e il tutto della pieve di Loppia a Barga, si parla di cappellani e con parole che ci inducono alla riflessione, come se esistesse un capitolo o un preciso gruppo “stabilendo che tutti quanti e i singoli cappellani”.
A loro si fa riferimento in questi termini: “volendo, decretando e stabilendo che tutti quanti e i singoli cappellani e coloro che ricevono il beneficio di qualunque chiesa e degli ospizi e dei luoghi ecclesiastici della predetta pievania di Loppia, siano sottoposti e soggetti alla stessa Pieve e Pievania”, cioè alla nuova Pieve di Barga. (P.Magri- Il Territorio di Barga – ristampa 1981 – Dalla traduzione dei testi latini, tra cui la Bolla del 1390, eseguiti dall’ottimo latinista prof. Renzo Lucchesi).
La scomparsa dei presunti Canonici alla data 1333, ora corretta in 1323, se vera fa riflettere tre cose.
PRIMA: che quegli anni furono tremendi per Barga, infatti, si stava preparando a quel 1329 in cui, con patto segreto si darà a Firenze nonostante fosse capoluogo di una vicaria lucchese e soggetta per lo spirituale alla diocesi di Lucca. Si ricordi che le guerre lucchesi alla Garfagnana le muoveva il Vescovo di Lucca. Seguì l’assedio di Lucca del 1331 che riportò momentaneamente la terra ancora sotto le insegne lucchesi. Barga però si ribellò ancora nel 1332 e ricondotta all’ubbidienza dopo di altro e più cruento assedio lucchese. (Nel 1341-42 Barga passerà a Firenze per acquisto). Potrebbe essere che in previsione di tali frangenti si fosse spento il Capitolo dei Canonici nell’idea che segue con la
SECONDA: cioè, che queste ribellioni di Barga parrebbero nascere e coincidere con un avvenimento di portata storica, la dichiarata “avversione” del Papa di pochi anni prima ai Templari, che nella Barga “ospitaliera” – protetta dagli stessi Papi – avevano trovato un’alleata, quindi canonici di un certo tipo e che il rettore di Barga avesse pur sempre mantenuto il titolo di priore sino alla sua morte.
TERZA: oppure che il Capitolo, diretto a officiare il Duomo di Barga e le chiese o oratori del territorio, si fosse sciolto con l’insediamento dei membri quali rettori nelle edificate parrocchie, la cui cura nel 1422 tornò totalmente alla chiesa di Barga, ora pieve, così costringendola a rifondare i canonicati (se canonici) con delle cappellanie sottoposte al Vescovo di Lucca ma principalmente all’Opera del Duomo sottoposta al Comune di Barga.
Terminando, resta incerto se quei canonici dei secoli XIII e XIV fossero simili a quelli istituiti nell’anno 1673, chiaramente distinti dai cappellani dell’Opera di S. Cristofano di Barga. Da questo sec. XVII i due capitoli entreranno in forte contrasto tra loro per l’ufficiatura del Duomo perché uguali erano gli interessi, uno stato di cose che dette luogo a molti ricorsi inoltrati presso la magistratura locale e del granducato, che perdureranno sino alla loro soppressione. Comunque l’incertezza ci fa propendere verso l’idea che tutte le prerogative dei canonici e cappellani dei sec. XVII fossero già state in quegli antichi canonici e priore, questi ultimi, più che alla guida spirituale del vescovo, tenevano in grandissima considerazione l’autorità del Papa e quella locale, insieme, certamente intenzionati a spendersi per l’accrescimento del Duomo, simbolo della fede e dell’allora potenza di Barga.
Veniamo ora ai nomi dei primi canonici del Duomo di Barga dell’anno 1673, istituiti per testamento del rettore di Sommocolonia Leonardo di Niccolao Sarti di Barga, estratti da una carta del cancelliere del Comune di Barga Claudio Antonio Rimbotti.
“Nota di tutte le persone nominate per li dodici canonicati fondati dal prete Leonardo di Niccolao Sarti, come per suo Testamento fatto lì 14 agosto 1672 e per altre sue lettere che appresso la chiesa di S. Christoforo di detto luogo, e dell’investiti di essi doppo l’Istrumento dell’erezzione di quelli lì 23 ottobre 1673.
Li nominati sono:
1)Prete Giuliano Sarti –fratello di detto prete Leonardo.
2)Prete Giovanni Francesco di Marco Malculi –Suo nipote.
3)Prete Giovanni Niccolao di Bartolomeo Sarti –suo nipote.
4)Prete Giuliano di Jacopo Bonanni.
5)Prete Jacopo del Sergente Cristofano Pieracchi.
6)Prete Cristofano del Caporale Giulio Coletti
7)Il Testatore suddetto.
8)Prete Jacopo Antonio del Tenente Giovanni Bonanni.
9)Prete Francesco di Ser Simone Simoni.
10)Il Chierico Domenico di Messer Teodoro Mazzolini.
11)Prete Matteo del Tenente Andrea Mazzolini di Sommocologna”.
Qui terminano le nomine testamentarie, alle quali il Sarti aggiunse cinque sostituti in caso di morte o rinuncia, che per ordine di eventuale subentro sarebbero dovuti essere i preti: Antonio di Francesco Fantozzini –Giovanni Battista di Francesco Palladi –Giovanni del Sergente della Bona –Carlantonio di Messer Placido Mazzolini e Antonio del Caporale Cristofano Manfredini. Il primo a entrare, per la morte del settimo, cioè il Testatore, alias Leonardo Sarti e secondo questa lista di sostituti, fu proprio Antonio di Francesco Fantozzini.
Forse per il testamento la nomina del dodicesimo canonico era stata lasciata ai Cappellani dell’Opera del Duomo unitamente al Consiglio della Terra di Barga, così come, in effetti, avvenne e che vedremo subito a seguire:
“Atteso che non furno nominate dal Fondatore che sopra, compresa la bolla di Jacopo Antonio Bonanni, altro che undici persone: dalli Cappellani Anziani in n° di 15 e dalli 15 del Consiglio dell’Uffizi Maggiori, in ordine al detto Testamento, si viene all’elezione del Canonico per compirsi il numero suddetto di 12, e ciò di commissione dell’Ill.mi Signori Nove e per loro lettera delli 6 ottobre 1674 e concorsero sotto lì 17 dicembre 1674 gli infrascritti, cioè:
Prete Niccolao di Giuseppe Coletti e Michelangelo di Giuliano Barghigiani”.
Dalla votazione avvenuta nella sede del Consiglio o all’interno del Duomo, con voti pari per entrambi, restò eletto per rinunzia all’incarico di Niccolao Coletti:
12) Michelangelo Barghigiani.
La nota termina con un appunto molto interessante del cancelliere del Comune Rimbotti e che chiarisce la natura del Capitolo dei Canonici del Duomo di Barga. Infatti, secondo le volontà di prete Leonardo Sarti, terminate le sostituzioni da lui designate, la nomina dei successivi canonici sarebbe spettata ai Cappellani Anziani del Duomo di Barga e Consiglio della Terra di Barga. Una volontà che figura un non interessamento della Diocesi di Lucca sulla questione nomine. (Allora il vicariato di Barga era nella Diocesi di Lucca). Ancora più interessante sapere, così come si dice espressamente, che il Capitolo dei Canonici avevano come Compatroni i Cappellani e il Consiglio di Barga, ma vediamo la scritta del cancelliere Rimbotti:
“Essendo qui terminate le sostituzioni, seguono li eletti nelle vacanze di detti canonicati in canonici, dalli cappellani e consiglieri suddetti Compatroni delli medesimi canonicati, et per detto Testamento”.
In effetti, nei libri comunali del periodo, spesso appaiono delibere per la nomina di un nuovo canonico con la convocazione dei quindici cappellani e quindici consiglieri nel Duomo di Barga. Interessante sapere che i candidati alla nuova elezione dovevano presentarsi con un discorso che avrebbero dovuto compiere dall’alto del pulpito del Duomo di Barga.
Tag: canonici, cardinal maffi, Duomo
Giampiero Della Nina
6 Maggio 2014 alle 8:24
Canonici
Caro Pier GiulianoHo trovato molto interessante il tuo articolo sui canonici. Vivissimi complimenti! Perché non ne fai un breve riassunto anche per i Cultori?A presto