Tra la nostra gente è drammaticamente vivo il ricordo dello scoppio della polveriera S.I.P.E. di Gallicano che avvenne la mattina del 27 febbraio 1953. Io ero ancora nel mondo dei beati, scalpitante ma ancora da nascere, ma in seguito, dai miei genitori ho imparato cosa volle dire quell’enorme tragedia che segnò di un tratto indelebile la vita della Valle del Serchio.
L’anno passato, nel 60° dalla sciagura, c’è stata a Gallicano la commemorazione delle vittime, in tutto dieci, ma forse in pochi sanno che una tragedia simile accadde anche nella dirimpettaia Barga, a Ponte all’Ania, esattamente il 4 novembre 1830, con altri otto morti, forse rimasti ignoti. Se così fosse, solo ricercando nei registri dei defunti della parrocchia di Loppia, come in altre sedi, si potrebbero sapere i loro nomi, così togliendoli dall’anonimato per aggiungerli a quell’interminabile lista dei martiri del lavoro.
Nella nostra valle la fabbricazione della polvere da sparo aveva una storia che affondava le radici in epoche lontane, volendo un tal maestro Giovanni Zappetta da Barga, abitante a Gallicano, tra i primi a essere impegnato in tal campo. Questi era soprattutto un fabbricatore di bombarde in quel di Gallicano, il cui nome lo ritroviamo nei libri del Camarlingo Generale di Lucca alla data 16 giugno 1395, dove si apprende che fu pagato con 100 fiorini per aver venduto alla Città, appunto, dodici bombarde. (Arte e Pittura nel Medioevo Lucchese. Concioni, Ferri, Ghilarducci. Matteoni 1994).
Nel territorio di Barga si ha memoria dell’esistenza polveriere, in particolare nella zona di Ponte all’Ania, vicino all’omonimo torrente, naturale confine di stato tra la lucchese Coreglia e la fiorentina Barga. Nel libro “Il Territorio di Barga” del canonico Pietro Magri, edito nel 1881, al capitolo VI, in cui si parla di arti e industrie, si può apprendere che in quel tempo sull’Ania c’erano ben quattro polveriere. Magri ci fa conoscere anche la quantità del loro prodotto: “Nel 1878 hanno esitato trenta sette mila seicento settanta quattro chilogrammi di polvere, e nel 1880 sessanta quattro mila cento sessanta chilogrammi”. Strano che parlando di polveriere, Magri non abbia annotato i nomi dei proprietari, così tramandandoli, come e soprattutto la notizia che andremo vedendo.
Infatti, cinquant’anni prima della statistica di Magri, si ebbe la rammentata sciagura alla polveriera sull’Ania gestita da Camillo Carrara; un’esplosione che vide otto vittime e gravi danni a tutto il circondario.
Nell’immagine possiamo vedere una polveriera gestita da Camillo Carrara sull’Ania, un disegno effettuato dal perito Gaetano Giannotti di Barga, datato 25 aprile 1831, proveniente dall’archivio privato di Cristian Tognarelli. Non siamo in grado di stabilire se sia un disegno effettuato per riedificare la polveriera esplosa il 4 novembre 1830, anche se, andando a vedere i nomi ivi scritti si potrebbe anche ipotizzare.
Questo ci viene dal conoscere una lite insorta quattro anni prima tra Camillo Carrara, che parrebbe gerente, e i proprietari di una polveriera o del sito su cui era edificata: Giovanni e Teresa Zannoni. Causa pendente presso il Tribunale di Barga per motivi di una domandata “reintegrazione al possesso”. Teresa Zannoni era sposata con un Cristofano Grigò dei nostri luoghi. La causa fu risolta nel 1828 dalla Ruota di Pisa e resa pubblica nel 1829, con la condanna del Carrara alle spese e in seguito, probabilmente, insorse un accordo tra le parti per la gestione della polveriera. Tra l’altro una copia della carta, questa nell’immagine, in data 11 giugno 1831, fu sottoposta al bollo di stato presso il cancelliere Carlini del Comune di Barga. Ricordiamo che l’esplosione della polveriera di Ponte all’Ania era avvenuta nel 1830.
Di là da quanto detto resta la tragedia dell’esplosione, la cui eco raggiunse anche giornali nazionali come la Gazzetta Piemontese e la Gazzetta Privilegiata di Milano. La fonte della notizia, partita da Barga, è la stessa, quindi diamo spazio a quella più precisa nei suoi contenuti, ossia la seconda testata ricordata, che nei modi di esporre pare abbia stralciato il contenuto da una testata dello Stato Pontificio:
Sabato 20 novembre 1830.Stato Pontificio – Roma 13 novembre.
Scrivono da Barga (Toscana) in data 6 di novembre quanto segue:
Un deplorabilissimo avvenimento occorse il 4 del corrente sulle ore 4 pomeridiane in questo distretto. La polveriera del Sig. C. Carrara posta in vicinanza dell’Ania, saltò in aria con orribile scoppio. Otto persone che vi lavoravano furono disgraziatamente trasportate, unitamente ai frantumi del locale e con indicibile veemenza, alla distanza di più di 400 passi, a talché alcune parti del corpo di quegli infelici sono state trovate sparse sul suolo lucchese, non che sul toscano.
Nella polveriera si trovavano circa 7.000 libbre di polvere. Si ignora quale sia stata precisamente la cagione di sì terribile disastro.
L’esplosione fu si grande, che le case del ponte all’Ania e di Pedona (Stato Toscano) come pure la Dogana del Piano di Coreglia e le case del piano stesso (Stato Lucchese) hanno molto sofferto.
Da una ricerca di Cristian Tognarelli a seguito della lettura dell’articolo sono stati ritrovati i nomi delle vittime: di seguito, tratti dal registro dei morti di Loppia, la pubblicazione dei loro nomi.
1) Bosi Luigi del fu Angelo e di Cristofani Maddalena oriundo di Coreglia d’anni 51 capo polveriera
2) Giuntini Rosa del fu Luigi Andrea e di Maria Lucia Merrighi d’anni 42 sua moglieE i figli:
3) Ferdinando Leopoldo d’anni 194) Maria Isabella d’anni 11
5) Maria Domenica … d’anni 76) Giuliani Pietro del fu Caporale Pellegrino di Francesco e di Guidi … di Antonio d’anni 34
7) Luchini Francesco di Cristofano e di Baldi Francesca d’anni 27
8) Michelini Pier Giuliano Andrea di Marco Andrea e Bonaccorsi Lucia d’anni 31 sposato con Merrighi Annunziata di Pier Francesco.I corpi furono ritrovati per la maggior parte nelle macerie della polveriera, uno nel torrente e due oltre il torrente dalla parte di Pian di Coreglia. I miseri resti furono ricomposti dalla Venerabile Compagnia della Misericordia del Santissimo Crocifisso e dalla medesima trasportati e associati al Campo Santo di Barga. Alcuni frammenti ritrovati successivamente furono sepolti nel Campo Santo della Pieve di Loppia a perenne memoria.La citazione dei danni alla Dogana del Piano di Coreglia, per la sua posizione rispetto al paese di Ponte all’Ania, ci porta a credere che la polveriera dovesse essere stata nei pressi dello sbocco dell’Ania nel Serchio.
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